20/09/2016, 10.48
VATICANO
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Papa: la guerra è opera del maligno, non c’è un “dio di guerra”

Nella messa celebrata prima di partire per Assisi, Francesco dice che le religioni, superate le loro divisioni, debbono pregare per la pace, nella comune convinzione che “Dio è pace”. ”. “Ci spaventiamo” per “qualche atto di terrorismo” ma “questo non ha niente a che fare con quello che succede in quei Paesi, in quelle terre dove giorno e notte le bombe cadono e cadono” e “uccidono bambini, anziani, uomini, donne…”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La guerra è opera del maligno, “non esiste un dio di guerra” e per questo le religioni, superate le loro divisioni, debbono pregare per la pace, nella comune convinzione che “Dio è pace”. E’ lo spirito col quel papa Francesco si reca oggi ad Assisi, che egli stesso ha illustrato nell’omelia della messa celebrata stamattina a Casa santa Marta, prima di partire per la città umbra. Per pregare fino a sentire la “vergogna” della guerra e senza “chiudere l’orecchio” al grido di dolore di uomini, donne e bambini che soffrono, mentre si gettano bombe che fermano gli aiuti umanitari.

“Oggi – ha detto - uomini e donne di tutte le religioni, ci recheremo ad Assisi. Non per fare uno spettacolo: semplicemente per pregare e pregare per la pace”, sono le prime parole del Papa all’omelia. E ovunque, ricorda Francesco – come da lui chiesto in una lettera “a tutti i vescovi del mondo – oggi sono organizzati “raduni di preghiera” che invitano “i cattolici, i cristiani, i credenti e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, di qualsiasi religione, a pregare per la pace”, giacché “il mondo è in guerra! Il mondo soffre!”.

“Oggi la Prima Lettura finisce così: ‘Chi chiude l’orecchio al grido del povero, invocherà a sua volta e non otterrà risposta’. Se noi oggi chiudiamo l’orecchio al grido di questa gente che soffre sotto le bombe, che soffre lo sfruttamento dei trafficanti di armi, può darsi che quando toccherà a noi non otterremo risposte. Non possiamo chiudere l’orecchio al grido di dolore di questi fratelli e sorelle nostri che soffrono per la guerra”.

Noi la guerra “non la vediamo”. “Ci spaventiamo” per “qualche atto di terrorismo” ma “questo non ha niente a che fare con quello che succede in quei Paesi, in quelle terre dove giorno e notte le bombe cadono e cadono” e “uccidono bambini, anziani, uomini, donne…”. “La guerra è lontana?”. “No! E’ vicinissima”, perché “la guerra tocca tutti”, “la guerra incomincia nel cuore”. “Che il Signore ci dia pace nel cuore, ci tolga ogni voglia di avidità, di cupidigia, di lotta. No! Pace, pace! Che il nostro cuore sia un cuore di uomo o di donna di pace. E oltre le divisioni delle religioni: tutti, tutti, tutti! Perché tutti siamo figli di Dio. E Dio è Dio di pace. Non esiste un dio di guerra: quello che fa la guerra è il maligno, è il diavolo, che vuole uccidere tutti”.

Di fronte a questo non possono esserci divisioni di fede, ribadisce Francesco. Non basta ringraziare Dio perché magari la guerra “non ci tocca”. “Sì, ringraziamo per questo – dice – ma pensiamo anche agli altri”. Pensiamo oggi non solo alle bombe, ai morti, ai feriti; ma anche alla gente – bambini e anziani – alla quale non può arrivare l’aiuto umanitario per mangiare. Non possono arrivare le medicine. Sono affamati, ammalati! Perché le bombe impediscono questo. E, mentre noi oggi preghiamo, sarebbe bello che ognuno di noi senta vergogna. Vergogna di questo: che gli umani, i nostri fratelli, siano capaci di fare questo. Oggi giornata di preghiera, di penitenza, di pianto per la pace; giornata per sentire il grido del povero. Questo grido che ci apre il cuore alla misericordia, all’amore e ci salva dall’egoismo.

 

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