06/02/2016, 12.34
VATICANO
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Papa: la preghiera fa miracoli, è una chiave che apre il cuore di Dio che “non è blindato”

Ai Gruppi di preghiera di Padre Pio Francesco dice che la preghiera "non è una buona pratica per mettersi un po’ di pace nel cuore; e nemmeno un mezzo devoto per ottenere da Dio quel che ci serve. Se fosse così, sarebbe mossa da un sottile egoismo: io prego per star bene, come se prendessi un’aspirina. No, non è così. Io prego per ottenere questa cosa. Ma questo è fare un affare. Non è così. La preghiera è un’altra cosa, è un’altra cosa. La preghiera, invece, è un’opera di misericordia spirituale“. "In una parola, significa affidare: affidare la Chiesa, le persone, le situazioni al Padre, perché se ne prenda cura”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La preghiera “fa miracoli”, è “una chiave che apre il cuore di Dio. E’ una chiave facile, il cuore di Dio non è blindato da tante porte di sicurezza”. La preghiera è stata al centro dell’incontro che il Papa ha avuto stamattina  in piazza san Pietro 60mila persone appartenenti ai Gruppi di preghiera di Padre Pio, i dipendenti della Casa sollievo della sofferenza e i fedeli dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, venuti a Roma in occasione della traslazione del corpo di san Pio da Pietrelcina per il Giubileo della Misericordia.

“Possiamo proprio dire – ha detto loro Francesco - che Padre Pio è stato un servitore della misericordia. Lo è stato a tempo pieno, praticando, talvolta fino allo sfinimento, ‘l’apostolato dell’ascolto’. E’ diventato, attraverso il ministero della Confessione, una carezza vivente del Padre, che guarisce le ferite del peccato e rinfranca il cuore con la pace. San Pio non si è mai stancato di accogliere le persone e di ascoltarle, di spendere tempo e forze per diffondere il profumo del perdono del Signore. Poteva farlo perché era sempre attaccato alla fonte: si dissetava continuamente da Gesù Crocifisso, e così diventava un canale di misericordia. Ha portato nel cuore tante persone e tante sofferenze, unendo tutto all’amore di Cristo che si è donato «fino alla fine» (Gv 13,1). Ha vissuto il grande mistero del dolore offerto per amore. In questo modo la sua piccola goccia è diventata un grande fiume di misericordia, che ha irrigato tanti cuori deserti e ha creato oasi di vita in molte parti del mondo.

Penso ai gruppi di preghiera, che san Pio ha definito «vivai di fede, focolai d’amore»; non solo dei centri di ritrovo per stare bene con gli amici e consolarsi un po’, ma dei focolai di amore divino. E questi sono i gruppi di preghiera. La preghiera, infatti, è una vera e propria missione, che porta il fuoco dell’amore all’intera umanità. Padre Pio disse che la preghiera è una «forza che muove il mondo»; la preghiera è una forza che muove il mondo. Ma noi crediamo a questo? Ma è così, fate la prova. Essa – aggiunse – «spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza» (2° Convegno internazionale dei gruppi di preghiera, 5 maggio 1966).

"La preghiera, allora, non è una buona pratica per mettersi un po’ di pace nel cuore; e nemmeno un mezzo devoto per ottenere da Dio quel che ci serve. Se fosse così, sarebbe mossa da un sottile egoismo: io prego per star bene, come se prendessi un’aspirina. No, non è così. Io prego per ottenere questa cosa. Ma questo è fare un affare. Non è così. La preghiera è un’altra cosa, è un’altra cosa. La preghiera, invece, è un’opera di misericordia spirituale, che vuole portare tutto al cuore di Dio”. “È un dono di fede e di amore, un’intercessione di cui c’è bisogno come del pane. In una parola, significa affidare: affidare la Chiesa, le persone, le situazioni al Padre, perché se ne prenda cura. Per questo la preghiera, come amava dire Padre Pio, è «la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il cuore di Dio». Una chiave che apre il cuore di Dio. E’ una chiave facile, il cuore di Dio non è blindato da tante porte di sicurezza. È la più grande forza della Chiesa, che non dobbiamo mai lasciare, perché la Chiesa porta frutto se fa come la Madonna e gli Apostoli, che erano «perseveranti e concordi nella preghiera» (At 1,14) quando aspettavano lo Spirito Santo,. Altrimenti si rischia di appoggiarsi altrove: sui mezzi, sui soldi, sul potere; poi l’evangelizzazione svanisce e la gioia si spegne e il cuore diventa noioso. Voi volete avere un cuore gioioso? Pregate, questa è la ricetta”.

“Mentre vi ringrazio per il vostro impegno, vi incoraggio, perché i gruppi di preghiera siano delle ‘centrali di misericordia’: centrali sempre aperte e attive, che con la potenza umile della preghiera provvedano la luce di Dio al mondo e l’energia dell’amore alla Chiesa. Padre Pio, che si definiva solo «un povero frate che prega», scrisse che la preghiera è «il più alto apostolato che un’anima possa esercitare nella Chiesa di Dio» (Epistolario II, 70). Siate sempre apostoli gioiosi della preghiera! La preghiera fa dei miracoli, l’apostolato della preghiera fa miracoli!”.

“Accanto all’opera di misericordia spirituale dei gruppi di preghiera, san Pio ha voluto una straordinaria opera di misericordia corporale: la ‘Casa Sollievo della Sofferenza’, inaugurata sessanta anni fa. Egli desiderò che non fosse soltanto un eccellente ospedale, ma un «tempio di scienza e di preghiera». Infatti, «gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell’attenzione del cuore» (Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 31). È tanto importante questo: curare la malattia, ma soprattutto prendersi cura del malato. Sono due cose diverse, tutte e due importanti, curare la malattia e prendersi cura del malato. Può succedere che, mentre si medicano le ferite del corpo, si aggravino le ferite dell’anima, che sono più lente e spesso difficili da sanare. Solo la prossimità e la preghiera possono aiutare a guarirle. Anche i moribondi, a volte apparentemente incoscienti, partecipano alla preghiera fatta con fede vicino a loro, e si affidano a Dio, alla sua misericordia”, “hanno bisogno di aiutare ad affidarsi nel Signore”. “Sono tanto grato a voi e a quanti servono gli ammalati con competenza, amore e fede viva. Chiediamo la grazia di riconoscere la presenza di Cristo nelle persone inferme e in coloro che soffrono; come ripeteva Padre Pio, «il malato è Gesù». Il malato è Gesù, è la carne di Cristo.

“Che chiunque venga nella vostra bella terra – ha concluso Francesco -  e io ho voglia di andarci, possa trovare anche in voi un riflesso della luce del Cielo! Vi ringrazio, e vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me”.

 

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