04/12/2014, 00.00
CINA
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Per l'ennesima volta, Pechino annuncia la fine degli espianti di organi dai detenuti

Secondo il direttore della Commissione per la donazione e il trapianto di organi "entro il 2015" la Cina metterà al bando la pratica, da tempo nel mirino della comunità internazionale. Ma i proclami sulla questione vanno avanti da anni, senza mai produrre risultati concreti. Il popolo cinese "non vuole donare organi anche perché non sa che fine faranno. Serve un mercato giusto e trasparente".

Pechino (AsiaNews) - La Cina "metterà del tutto al bando l'espianto di organi dai detenuti giustiziati entro il 2015". Lo ha dichiarato Huang Jiefu, direttore della Commissione per la donazione e il trapianto di organi ed ex vice direttore del Ministero della Salute. Il Dragone è da almeno due decenni nel mirino della comunità internazionale, che chiede l'immediata sospensione della pratica.

Secondo Huang, che ha parlato al Southern Metropolis News, "i maggiori centri di trapianto hanno già smesso di usare organi di questa provenienza". Tuttavia rimane lo sterminato mercato dei sanatori e dei centri para-medici che si trovano in tutto il Paese. Secondo i dati ufficiali, ogni anno in Cina si effettuano 10mila trapianti: la lista d'attesa aggiornata conta 300mila pazienti.

Ma i numeri sulla donazione volontaria degli organi sono irrisori. Al momento, su un milione di persone solo 0,6 persone scelgono di donare: "Questo lento si sviluppo si spiega con due fattori. Da una parte c'è una tradizionale mancanza di entusiasmo per il concetto in sé [comune a tutti i Paesi dell'Asia orientale ndr], ma dall'altra c'è il timore di vedere i propri organi finire in mercati sbagliati. La gente vorrebbe vedere la donazione gestita in maniera corretta, aperta e giusta".

Da qui la necessità di espiantare organi dai giustiziati. Come per tanti altri argomenti delicati, il governo centrale gioca a rimpallo sulla questione. In modo alterno, ha prima negato la pratica; poi ha ammesso di praticarli ma solo in casi eccezionali; infine ha dichiarato "guerra" al fenomeno "immorale e insostenibile".

Nel 2006 ha varato un nuovo regolamento - tuttora in vigore - per "eliminare il commercio d'organi"; nel marzo del 2012 ha ammesso di prelevare organi dai detenuti defunti, e ha annunciato che il fenomeno sarebbe stato sradicato "entro cinque anni"; nel novembre dello stesso anno, dopo nuove proteste internazionali, ha fissato il termine ultimo "entro e non oltre il 2013"

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