20/03/2009, 00.00
VIETNAM
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Protestano gli studenti vietnamiti per il continuo aumento delle tasse universitarie

Il rettore dell’università di Hong Bang dice che l’ateneo deve far fronte ad aumenti di spese per materiali e docenti, ma gli studenti pensano di essere considerati solo delle fonti di guadagno. La vita difficile dei professori “invitati”.
Ho Chi Minh City ( AsiaNews ) – Il 18 marzo, più di cento studenti della Hong Bang University (nella foto) hanno manifestato contro l’aumento delle tasse universitarie. Il continuo aumento del costo delle università negli ultimi due anni ha reso irrequieti gli studenti vietnamiti: tra il 2008 e il 2009 il costo della frequenza è passato da 4 milioni e 800mila a 5 milioni 800mila VND (circa da 285 a 342 dollari). “ I responsabili degli studi a Hong Bang – dice ad AsiaNews una studentessa – non si rendono conto della realtà dei giovani, che studiano, lavorano e debbono vivere. Non capiscono i loro studenti. Pensano che siamo “doi tuong” (soggetti) per raccogliere denaro. Così dobbiamo pagare tasse sempre più alte per studiare. E intanto si abbassa la qualità della formazione e l’educazione è scarsa e retrocede”.
 
Per rispondere alle aspettative degli studenti, il rettore dell’università dice che “la principale ragine dell’aumento delle tasse è dovuta al pagamento degli stipendi dei docenti associati e del personale. Contemporaneamente dobbiamo migliorare le strutture material, la qualità dell’insegnamento e far partecipare professori competenti”.
 
“Il mio stipendio – dice MS, un docente di inglese a contratto – non è alto. Alcuni mei collegi, laureati, lo hanno simile. Inoltre, dal momento che noi siamo ‘professori ospiti’ significa che a volte siamo invitati, perché hanno bisogno di oi, altre non gli serviamo e non ci chiamano. Dopo aver avuto un incarico di tre unità, che equivale a 45 ore, per avere la retribuzione dobbiamo aspettare a lungo. Quando sono andato nella stanza della cassiera, lei mi ha posto una domanda normale: ‘Giay chung minh anh dau?’. Anh significa che io sono ‘una persona’, non un professore. E poi altre domande: ‘cosa insegna? dove insegna?’. Dopo aver risposto mi sono sentito preso dal panico. Non capivo dove mi trovavo”.
 
Molti tudenti dicono di non credere alle spiegazioni del rettore. “Non sappiamo come andranno i nostri studi, dal momento che dobbiamo confrontarci con tante difficolltà”,
 
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