06/08/2009, 00.00
CINA
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Rebiya Kadeer: Pechino fa tortura psicologica sui miei figli

Due figli e un fratello della leader uiguri sono apparsi alla televisione cinese recitando le critiche che la Cina fa contro di lei: fomentatrice delle rivolte a Urumqi; separatista dello Xinjiang. Pechino ha criticato tutti i Paesi che simpatizzano con lei: Stati Uniti, Giappone, Australia, Turchia. “Pechino vuole imporre il suo autoritarismo su tutto il mondo”.

 

Melbourne (AsiaNews/Agenzie) – La leader uiguri Rebiya Kadeer ha accusato il governo cinese di praticare “tortura psicologica” sui figli, che hanno scritto lettere aperte criticando al madre e sono apparsi perfino alla televisione nazionale per accusare la loro madre di aver istigato la rivolta degli uiguri di Urumqi lo scorso luglio.

 

Parlando coi giornalisti, la leader uiguri ha detto che sua figlia Roxingul e suo figlio Alim sono stati forzati ad accusare lei,  seguendo in tutto il volere di Pechino: “Quella operata dal governo cinese è forse il peggiori tipo di violenza contro i miei figli, per forzarli a parlare contro di me… Io penso che questa sia una forma di dittatura imposta su di loro”.

Due giorni fa, in prima serata i figli e il fratello della Kadeer sono apparsi al telegiornale nazionale. “La strada scelta da mia madre porta a un pozzo senza fondo” ha detto il figlio Alim, 33 anni, in prigione per evasione delle tasse. “Con una nazione così forte [la Cina], ella non avrà successo nel suo progetto di separatismo”.

Un giorno prima i media cinesi hanno dato ampio spazio a una lettera aperta dei figli in cui essi ripetono le stesse accuse che Pechino fa alla Kadeer: di essere lei la causa delle rivolte degli uiguri a Urumqi e di volere dividere la nazione.

L’inizio delle rivolte è stato il 5 luglio, degenerate poi in scontri etnici fra musulmani uiguri e cinesi Han, che hanno portato alla morte di almeno 197 persone. La Cina ha arrestato migliaia di uiguri, ma secondo la Kadeer “in una notte” sono scomparse almeno 10 mila persone.

“È difficile per me immaginare che tipo di tortura psicologica essi stanno attraversando in questo momento”, ha detto la leader uiguri. “Quando ero in prigione, sono stata anch’io forzata dal governo cinese a dire cose contro la mia volontà, in un video poi messo su un sito internet”.

Rebiya Kadeer, 62 anni, una volta imprenditrice di successo e membro del Partito, è caduta in disgrazia quando ha cominciato a chiedere più diritti e autonomia per gli uiguri criticando al politica di colonizzazione del governo. Per questo è stata in prigione per 5 anni. Liberata nel 2005 grazie alle pressioni internazionali, vive ora esule negli Stati Uniti ed è membro del World Uygur Congress.

Dopo una visita in Giappone, in questi giorni è a Melbourne per partecipare al Festival internazionale del cinema, dove sarà proiettato per la prima volta un documentario sulla sua vita.

La Cina ha cercato dapprima di far togliere dal programma il film, poi, davanti al no degli organizzatori, ha fato ritirare tutti i film cinesi in esposizione. Nelle settimane precedenti ha anche criticato il Giappone per aver dato il visto di entrata alla Kadeer e ha rimbrottato la Turchia per aver difeso gli uiguri. “La Cina – ha commentato la leader uiguri - ha messo sotto pressione anche gli Stati Uniti per frenare le mie attività. Credo che a causa mia il governo cinese stia cercando in pratica di imporre il suo autoritarismo su tutto il mondo”.

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