16/07/2018, 11.09
RUSSIA
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Russia e Francia, vincitori dei mondiali di calcio

di Vladimir Rozanskij

Dopo la sconfitta di Napoleone, i francesi conquistano Mosca. Ma la gloria è soprattutto degli africani delle ex colonie: in finale, su 14 scesi in campo, i francesi di pelle bianca erano solo 3. La Fifa felice per un attivo di 6 miliardi di dollari. Lo svolgimento della manifestazione ha messo da parte lo “scandalo” dell’annessione della Crimea. Spesi oltre 50 miliardi di dollari per stadi e infrastrutture.

Mosca (AsiaNews) – Alla fine, i francesi hanno conquistato Mosca: l’esultanza di Emmanuel Macron, in piedi sul tavolo della tribuna davanti allo zar Putin dopo i gol della sua nazionale, ripaga dopo 200 anni il terribile fiasco di Napoleone, che dalle mura del Cremlino vide l’incendio della capitale. L’imperatore corso fu costretto a tornare in patria con la coda tra le gambe, e di lì a poco fu lo zar Alessandro a sfilare con i suoi ussari sotto l’Arco di Trionfo, dove invece la nazionale francese può ora radunare le folle di connazionali in festa.

Stavolta l’epopea di Guerra e Pace si è limitata alle emozioni sportive, e la Russia con la tattica della resistenza eroica è riuscita comunque a raggiungere un onorevole quarto di finale, cedendo solo ai rigori ai “cugini” slavi occidentali della Croazia, poi distrutti dai francesi. A vincere in realtà sono stati un po’ tutti gli europei, orientali e occidentali, dopo essersi sbarazzati dei presuntuosi latino-americani. A ben vedere, la gloria è andata soprattutto agli africani, rivestiti della maglia bleu dei loro ex padroni coloniali: in finale, su 14 scesi in campo, i francesi di pelle bianca erano solo 3.

Oltre ai risultati del campo, i campionati hanno sorriso a molti per il loro successo economico e organizzativo. Alla conferenza stampa prima della finale, il capo della sezione amministrativa della Fifa, Thomas Peyer, ha gongolato per il bilancio del triennio 2015-2018, in attivo di oltre 6 miliardi di dollari, la maggior parte guadagnati proprio in Russia. Dopo il repulisti seguito alla cacciata dell’eterno presidente Sepp Blatter, la federazione calcistica mondiale, guidata dall’italo-svizzero Gianni Infantino, ha stretto con Putin un patto di assoluta lealtà (la sede russa era stata scelta già nel 2011), che ha permesso di attraversare questi anni di turbolenze russo-ucraine mettendo al riparo lo svolgimento della massima manifestazione.

Putin ha fatto tesoro dell’esperienza delle Olimpiadi invernali di Sochi, quando nel febbraio 2014 si vide rovinare la passerella dalla rivolta ucraina del Majdan; il mese dopo, con il referendum di annessione della Crimea, la Russia precipitò nella guerra delle sanzioni con l’Occidente. Quattro anni dopo, quella ferita non è ancora sanata, ma i campionati hanno permesso allo zar russo di avviare una distensione che si spera possa trovare il suo coronamento nell’incontro a Helsinki con il presidente americano Trump, guarda caso fissato proprio il giorno dopo la fine dei mondiali di calcio. Se non sarà la fine delle sanzioni, la speranza è che gli Usa accettino almeno lo status quo della Crimea e favoriscano la soluzione del conflitto con l’Ucraina di Poroshenko.

Per ottenere la riabilitazione internazionale, e mostrare a tutti l’orgoglio di una Russia “ospitale, pacifica e attraente”, i russi si sono accollati quasi tutte le spese organizzative dei campionati, per oltre 14 miliardi di dollari. Il rifacimento degli stadi e delle infrastrutture (a Rostov è stato perfino costruito un nuovo aeroporto) ha divorato oltre 50 miliardi, quanto alle Olimpiadi di Sochi. Sfruttando la “distrazione di massa” delle partite, il governo russo ha cercato di compensare le spese folli introducendo una legge di riforma delle pensioni, che ha comunque suscitato malumori e disordini, subito zittiti da una ferrea macchina repressiva. La massa di tifosi e turisti stranieri è stata infatti accolta in clima di controllo totale, dove anche i pochi tentativi di attentato all’ordine pubblico sono stati derubricati a incidenti stradali.

La manutenzione dei nuovi stadi richiederà solo per l’anno prossimo altri 10 miliardi, e i russi sperano che l’entusiasmo di questo mese possa rilanciare la partecipazione dei russi alle fortune nazionali ed europee delle proprie squadre, aumentando i ricavi. Il segretario generale della Federazione Calcio russa, Anatolij Vorob’ev, ha dichiarato che i russi hanno comunque cercato di contenere al massimo i costi: il Qatar, che ospiterà i mondiali nel 2022, ha già annunciato che intende investire almeno 200 miliardi di dollari, e dopo gli arabi forse solo i cinesi saranno in grado di sostenere tali spese.

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