26/07/2004, 00.00
filippine
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Sacerdote e madri di condannati sfilano contro la pena di morte

di Sonny Evangelista

Manila (AsiaNews) – Padre Robert Reyes, impegnato nella lotta per il rispetto della vita e contro la pena di morte, ha sfilato insieme alle madri di alcuni condannati a morte: essi chiedono al Governo maggiore rispetto della vita umana e lo sforzo di "portare su di sé la croce della popolazione filippina". A simboleggiare la richiesta, nel corteo, sbarrato da squadre di polizia antisommossa, spiccava una grande croce di bambù.

L'iniziativa avviene in concomitanza con il discorso del Presidente Arroyo per l'apertura del tredicesimo Congresso e l'invio di truppe speciali americane e 200 soldati filippini per addestramenti a Carmen, nell'isola di Mindanao. Il punto di raccolta della marcia è stata la sede dell'ambasciata americana a Manila.

 "Oggi stiamo dimostrando con gli angeli della Vita e della Pace. Ringraziamo il Presidente per aver salvato la vita dell'ostaggio Angelo de la Cruz ma l'avvicinarsi di alcune esecuzioni capitali, previste tra il 7 e il 20 agosto prossimo, e l'addestramento di militari a Mindanao, sono realtà che minacciano la garanzia del rispetto di ogni vita umana", spiega p. Reyes ad AsiaNews.

"Fame, ignoranza e malattie, rimangono gravi problemi che ogni giorno affliggono i poveri, sfiduciati ormai dalla vuota retorica del Governo. Oggi, ascolteremo con attenzione il discorso del Presidente in Parlamento per vedere se veramente conosce e sente il peso della Croce della gente del suo Paese e ancora di più se si dimostrerà disposta a farsene carico".

Proprio per sottolineare l'importanza di porre la tutela della vita umana davanti a qualsiasi altra istanza, è stata scelta l'ambasciata americana come sede della manifestazione. Gli Stati Uniti, infatti, hanno duramente criticato la decisione del Governo di  ritirare il suo contingente dall'Iraq in cambio della salvezza dell'ostaggio, "dimostrandosi, così, poco sensibili al problema della garanzia della vita umana", ha concluso il sacerdote.

L'anno scorso la Arroyo ha cancellato la moratoria sulla pena di morte, dopo che la cronaca è stata invasa da notizie di rapimenti a causa di estorsione. Le Filippine sono definite "la capitale asiatica del rapimento", con una media di uno ogni 3 giorni. Nel 2003 si sono registrati 158 casi.

La Chiesa si è subito dichiarata contraria al provvedimento assestandosi  su una "posizione di collaborazione critica con il governo", come aveva dichiarato a dicembre mons.Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e Presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine.

Attualmente i detenuti nel braccio della morte sono circa 1.005: 17 sono stranieri (molti dei quali condannati per spaccio di sostanze stupefacenti) e 29 donne, di cui 9, oltre i 60 anni di età, condannate per reati legati alla droga. (SE)

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