01/02/2006, 00.00
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Sopravvivere negli "angoli dimenticati" di Pechino

Nei villaggi della periferia della capitale ancora non abbattuti dalle ruspe sopravvivono a stento i lavoratori migranti che costituiscono la maggioranza degli abitanti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Sono per lo più vecchie case ampliate con pezzi di lamiera e ci vivono, magari in 10 metri quadrati, soprattutto lavoratori venuti dalle campagne per guadagnarsi da vivere. Sono 171 villaggi, angoli dimenticati della periferia di Pechino, dei quali ci si è ricordati per demolirli: serve spazio per le Olimpiadi del 2008. Dei problemi di coloro che in quelle "case" ci vivono, nessuno si preoccupa.

I villaggi da demolire sono quasi tutti sul quarto raccordo anulare o vicino agli impianti sportivi in costruzione per le Olimpiadi del 2008.

Sono più di 300 i villaggi che continuano a subire la rapida espansione di Pechino: ignorando i diritti della gente comune il governo continua a distruggere interi quartieri e villaggi nati nella prima periferia di Pechino da ex distretti rurali, come Chaoyang e Haidian.

Gli abitanti degli edifici demoliti sono costretti a spostarsi forzatamente in grattacieli, dove la distribuzione della famiglia in piccoli appartamenti separati contribuisce a sgretolare quello che da sempre è stato il collante della civiltà cinese: l'unità familiare.

Spesso però gli abitanti dei villaggi non vivono in condizioni migliori rispetto alle persone spostate con forza nei grattacieli. Sono per lo più lavoratori migranti, stipati in pochi metri quadrati con la famiglia a seguito, venuti nella capitale nella speranza di racimolare un po' di soldi per sopravvivere.

Viene dallo Henan Li Min: abita in una baracca di 10 metri quadrati a Taiyanggong, villaggio vicino al terzo anello settentrionale della città. In questo "angolo dimenticato" pochi si avventurano. "Nessuno si cura di noi. Nessuno ci vede" dice Li Min, in affitto con il marito e il figlio di 10 anni per 100 yuan (10 euro) al mese. Fuori le temperature sotto zero e dentro la baracca come unica fonte di calore un piccolo fornello. Ma Li Min dice "non è freddo, è bello vivere qui, anche se la casa non è proprio come quella del mio paese. Però non abbiamo soldi, e siamo venuti fin qui  per guadagnare qualcosa".

Secondo stime ufficiali 1,5 milioni di persone abitano in questi villaggi, ancora non abbattuti dalle ruspe demolitrici di Pechino. Chen Mengping, capo dell'istituto delle scienze sociali ed economiche dell'Accademia di Pechino dice che molti villaggi sono rimasti ancora integri perchè vari esperti sostengono che non sia conveniente costruirci sopra. "Il governo dovrebbe prendersi cura dei quartieri che per gli esperti non portano profitti" continua Cheng per il quale nei villaggi, dipinti come quartieri popolari, vivono persone che non sono sempre povere. Lavoratori migranti appena arrivati e neodiplomati abitano in questi "angoli dimenticati" in attesa di fare un po' di soldi e spostarsi. Per i proprietari delle abitazioni i soldi che entrano grazie agli affitti spesso sono l'unica fonte di guadagno. Zhang Gengdi, 64 anni del villaggio di Xiju vicino al terzo raccordo anulare occidentale, possiede una casa spaziosa, l'affitto del cortile interno le rende 800 yuan al mese. Zhang però si lamenta :"E' sempre sporco qui, i bagni pubblici sono sporchi e d'estate emanano un gran fetore". Inoltre Zhang non si sente sicura per le continue scorrerie di ladri e dice che "se mi spostassi in un moderno edificio a più piani, forse non dovrei più uscire di casa per andare al bagno".

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