06/09/2019, 14.16
FILIPPINE
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Speranza di pace a Mindanao: 12mila ribelli islamici depongono le armi

Dagli anni ’70, il conflitto tra Moro Islamic Liberation Front (Milf) e forze governative ha causato circa 150mila morti e 2 milioni di sfollati. Lo scioglimento del gruppo è il risultato di accordi di pace con Manila. Gli ex ribelli guidano la nuova Regione autonoma di Bangsamoro. Missionario Pime: “La popolazione ora attende progresso e sviluppo”.

Manila (AsiaNews) – Per la popolazione di Mindanao, domani sarà un giorno storico che offrirà una nuova speranza di pace alla tormentata isola meridionale: a Sultan Kudarat, nella provincia di Maguindanao, avrà luogo un’attesa cerimonia presieduta dal presidente filippino Rodrigo Duterte. Essa darà il via al processo di disarmo per 12mila combattenti del Moro Islamic Liberation Front (Milf). Il gruppo ha combattuto una lunga e sanguinosa battaglia per l’autodeterminazione. Dagli anni ’70, il conflitto tra ribelli e forze governative ha causato circa 150mila morti e 2 milioni di sfollati.

I miliziani che a partire da domani torneranno alla vita civile rappresentano circa il 30% dei circa 40mila uomini tra le fila del Bangsamoro Islamic Armed Forces (Biaf), braccio armato del Milf. Lo scioglimento del gruppo è il risultato di accordi di pace con Manila, che ha consegnato agli ex ribelli le redini della nuova Regione autonoma di Bangsamoro nel Mindanao musulmano (Barmm). Il territorio è nato nel gennaio scorso, dopo la ratifica della Bangsamoro organic law (Bol). Al Hajj Murad Ebrahim, leader del Milf, è il chief minister ad interim della Barmm e guida l’organismo che governerà la regione fino all'elezione di un parlamento, nel 2022.

L’utima fase del “processo di normalizzazione del Milf” è iniziato lo scorso 26 agosto con il disarmo di 30 combattenti molto anziani. A sovrintendere le operazioni, l’Independent Decommissioning Body (Idb) – a guida straniera – e l'Ufficio del consigliere presidenziale per pace, riconciliazione e unità (Opapru). I miliziani deporranno le armi in modo graduale. Domani sarà il turno dei primi 1.060; quota 12mila sarà raggiunta entro il 2020. Le autorità contano di smantellare l’intera milizia entro il 2022.

Il Milf ha preparato un elenco di tutti i combattenti che deporranno le armi e prenderanno parte al programma governativo di reinserimento nella società. Tra le forme di aiuto previste, ogni ex ribelle riceverà 100mila pesos (1.750 euro) in contanti. Manila verserà alle famiglie dei miliziani tra 500mila ed 1 milione di pesos (8.740-17.500 euro) in alloggi, borse di studio, assistenza medica.

A Mindanao, non tutti i gruppi ribelli musulmani approvano il processo avviato dal governo filippino con il Milf. Lo dichiara ad AsiaNews p. Pietro Geremia, 80enne sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). “Alcuni cittadini – afferma il sacerdote – temono che i miliziani possano unirsi ad altre formazioni estremiste, che invece non intendono porre fine alla lotta armata. In fin dei conti, molti ribelli hanno combattuto per tutta la vita e in molti casi non sanno fare altro all’infuori della guerra. Per questo, esiste anche il rischio che possano darsi alla vita criminale”.

Ma più che sullo scioglimento della milizia ribelle, la popolazione musulmana di Mindanao concentra le proprie aspettative sui progetti di sviluppo del territorio promessi da Manila. “Vi è grande speranza – prosegue il missionario – che il processo di pace consenta finalmente alla comunità islamica di liberarsi della povertà. La prospettiva di progresso ed investimenti ha favorito la vittoria del ‘Si’ nel referendum per la nascita della regione autonoma. Ora la popolazione è ansiosa e vuole che ai proclami seguano i fatti”.

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