20/04/2007, 00.00
CINA
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Tensioni con il Canada per la condanna di un uighur canadese

Huseyin è fuggito dalla Cina anni fa. Quale rifugiato ha vissuto in Canada e ne ha preso la cittadinanza. Ma Pechino non riconosce la nuova cittadinanza e lo ha condannato all’ergastolo per terrorismo e secessionismo. Ministro canadese degli Esteri: gravi conseguenze nei rapporti tra i due Stati.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Ieri un tribunale di Urumqi (Xinjiang) ha condannato all’ergastolo Huseyin Celil, uighur sino-canadese, per avere partecipato “ad azioni terroristiche ed a trame per dividere il Paese” e creare un Turkestan orientale indipendente. Dura condanna delle autorità canadesi, che denunciano l’iniquità del processo e minacciano gravi conseguenze diplomatiche.

Huseyin Celil (o Husein Dzhelil) è fuggito dalla Cina a metà degli anni ’90 ottenendo asilo in Turchia dall’Alto Commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite. Ottenuto lo status di rifugiato, è vissuto dal 2001 in Canada e nel novembre 2005 ne ha ottenuto la cittadinanza. Nel marzo 2006 è stato arrestato in Uzbekistan, dove era andato per visitare parenti. Pechino non ne ha mai riconosciuto la nuova cittadinanza e nel giugno Tashkent lo ha “rimpatriato” in Cina.

L’accusa dice che è un “membro importante” dell’Organizzazione per la liberazione del Turkestan orientale, in Kirghizistan, e che ha reclutato persone per il campo di addestramento terrorista sull’altopiano del Pamir in Pakistan, nonché raccolto 80mila yuan (10.256 dollari) per finanziare un nuovo gruppo terrorista nel Guangdong.

Il portavoce dell’ambasciata canadese a Pechino lamenta che al Canada è stato impedito di incontrare Huseyin, di nominargli un avvocato e di assistere al processo. Dice che “il governo canadese sta esaminando la sentenza e di certo farà qualcosa”. “Profonda contrarietà” è stata esperta dal ministro canadese degli Esteri Peter MacKay, che ha manifestato la “profonda preoccupazione della Nazione” per le voci che parlano di torture subite in cella. MacKay dice che ciò “ha danneggiato” i rapporti tra i due Stati. Tra dieci giorni è prevista una sua visita in Cina.

Ma oggi Liu Jianchao, portavoce del ministro cinese degli Esteri, ha detto che si tratta di “un affare interno e il Canada non ha diritto di interferire”.

Nello Xinjiang, regione ricca di petrolio, vivono 8 milioni di uighuri, islamici di etnia diversa dai dominanti cinesi han. Da decenni Pechino vi favorisce l’immigrazione degli han, privilegiati nei posti di potere e nei commerci. Con l’accusa di terrorismo e secessionismo ha imprigionato o condannato a morte numerosi uighuri. La stessa corte tre giorni fa ha condannato per secessionismo Ablikim Abdiriyim, figlio della nota dissidente uighuri Rebiya Kadeer.

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