27/02/2017, 16.25
CINA
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Terra bruciata: la nuova politica di Pechino contro gli Uiguri

di Willy Lam

Stretta sulle libertà potenziando polizia e spionaggio. Chen vuole ridurre le moschee e rafforzare il controllo sui giovani. Sviluppo economico per risolvere il conflitto fra etnie. Potenziamento dell’agricoltura e del settore tessile. Le autorità intensificano gli sforzi per contrastare il terrorismo, ma gli attacchi continuano senza sosta. Per gentile concessione della Jamestown Foundation (Traduzione dall’inglese di AsiaNews).

Hong Kong (AsiaNews) - Con il pretesto di prendere parte alla guerra al terrorismo, l’amministrazione di Xi Jinping ha imposto restrizioni dure e senza precedenti alle libertà e ai diritti civili dei 10 milioni di uiguri che vivono nella Regione autonoma uigura dello Xinjiang (Xuar). A marcare il cambiamento nella politica del presidente Xi sullo Xinjiang è stata la sostituzione del Segretario di Partito della Regione Zhang Chunxian (张春贤) - un elemento moderato conosciuto per i suoi “metodi morbidi e flessibili nel guidare lo Xinjiang” – con Chen Quanguo (陈全国) (Dwnews.com [Pechino], 29 agosto, 2016; Ming Pao [Hong Kong], 28 agosto, 2016).

La persistenza della violenza nella Xuar, fa comunque, emergere il dubbio che la strategia draconiana di Pechino si possa dimostrare efficace nella realizzazione del changzhi jiu’an (长治久安; “Ordine perenne e Stabilità”).

Chen, 61 anni, già Segretario di Partito nella vicina Regione Autonoma del Tibet fra il 2011 e 2016, durante il suo primo incontro con i gruppi locali ha annunciato un pacchetto di dieci regole restrittive e comprensive per tenere a freno le attività anti-Pechino nello Xinjiang. Queste includono il sostegno nella raccolta di informazioni [spionaggio]; il rafforzamento del controllo sui media e sullo “spazio internet”; colpire alcune sacche di resistenza uigura seguendo la legge; il potenziamento del “lavoro religioso”, promuovendo l’applicazione della legge in città e campagna; l’aumento del controllo dei confine dello Xinjiang; e il miglioramento della “gestione dell’ordine pubblico” (People’s Daily, 18 settembre, 2016).

Quella che i critici chiamano la politica della terra bruciata ha spinto i confini dello stato di polizia orwelliano ai suoi limiti estremi. In novembre tutti i residenti della Xuar hanno dovuto consegnare i loro passaporti alla polizia, per custodia. In particolare, gli uiguri che desiderino viaggiare all’estero devono affrontare un elaborato controllo della polizia prima di poter riottenere i loro documenti di viaggio (Hong Kong Free Press, 25 novembre, 2016; Human Rights Watch, 21 novembre, 2016).

La polizia sta anche prendendo di mira le armi utilizzate negli attacchi. Le armi da fuoco sono regolate attentamente in Cina, dove i crimini più violenti, compreso lo Xinjiang, avvengono con coltelli e mannaie.

Al momento, le autorità richiedono a chi acquista coltelli di far incidere su di essi i loro nomi e il numero della loro carta d’identità. In base alle circolari della polizia affisse sui muri dei venditori di coltelli, questa restrizione si applica sui coltelli da cucina, da macellaio, sulle mannaie per uccidere gli animali, sui coltelli da taglio utilizzati nella produzione di stoffe, sulle spade usate durante le lezioni di arti marziali, le falci da fattoria, le asce e altri strumenti di metallo affilati. (Radio French International, 10 gennaio; Oriental Express [Hong Kong] 10 gennaio). Queste misure spesso vengono completate con perquisizioni corporali di uiguri “dall’apparenza sospetta” da parte della polizia e del gruppo paramilitare Polizia armata del popolo (PAP) nelle stazioni di metropolitana, dei bus, negli aeroporti e nei posti di blocco lungo le autostrade.

Combattere il terrore con la Guerra del popolo e le politiche comunitarie

Chen ha promosso il concetto di “guerra del popolo” contro le forze destabilizzatrici; tale concetto è stato utilizzato per la prima volta da Pechino nel 2008, durante la fase preparatoria delle Olimpiadi estive nella capitale. Il ministero della Pubblica sicurezza aveva assunto intorno ai 850 mila volontari vigilanti per controllare le “personalità sospette” fra i loro immediati vicini (vedi China Brief, 17 luglio, 2008). Sin dalla terribile sommossa anti-Pechino in Urumqi nel luglio del 2009, che ha provocato la morte di quasi 200 Han cinesi, le autorità dello Xinjiang hanno destinato generosi fondi per tramutare ordinari residenti Han cinesi in spie part-time. Nell’agosto 2014, le autorità della Xuar hanno infranto ogni record stabilendo ricompense per 400 milioni di yuan per i cittadini che avrebbero fornito informazioni e altri tipi di assistenza per smascherare una cellula “terroristica” nella contea di Maiyu, distretto di Hotan. Con l’assistenza di 30mila residenti, per lo più Han cinesi, la polizia è stata in grado di rintracciare una gang di 10 uiguri. Nella battaglia che è seguita, nove uiguri sono morti e uno è stato catturato. Non un solo poliziotto o volontario Han cinese è rimasto ferito. (People’s Daily, 4 agosto, 2014; Wen Wei Po [Hong Kong], 4 agosto, 2014).

Sin dai primi anni di questo decennio, lo Xinjiang è stato pioniere nello lo stabilire la cunjing (村警), o polizia di villaggio il cui obiettivo è di assicurare la stabilità politica nella relativamente remota area sud e ovest della Xuar, dove il numero degli uiguri supera di gran lunga quello degli Han cinesi. A differenza della polizia o della Pap, gli ufficiali cunjing, facendo riferimento a villaggi specifici, partecipano alla vita di fattoria di giorno e pattugliano i territori loro designati di notte. L’esperienza dello Xinjiang si è dimostrata così efficace che altre province e regioni con ampie minoranze etniche hanno adottato il sistema della cunjing (China News Service, 6 maggio, 2016; Tianshan Net, 11 aprile, 2014). Chen ha inoltre nutrito l’apparato di sorveglianza con l’introduzione di una rete labirintica di “stazioni di polizia di comodo” sia nelle aree urbane che rurali. Questi apparati di ordine pubblico sono da un lato dei centri di interfaccia con i cittadini, dove la polizia e altri ufficiali aiutano i residenti a ottenere benefici statali quali l’assicurazione medica e i sussidi per i portatori di disabilità gravi. Dall’altro lato, le “stazioni di polizia di comodo” funzionano anche come luogo di raccolta e filtro di dati, in cui la polizia si mescola fra i cittadini ordinari che potrebbero riportare succulente notizie sui loro vicini uiguri. Per la sola capitale Urumqi sono previste 950 stazioni di questo genere (Foreign Affairs, 23 dicembre, 2016; South China Morning Post, 12 dicembre, 2016).

Chen ha inoltre alzato la posta nel controllo della vita religiosa, culturale e scolastica degli uiguri. Un gran numero di poliziotti, sia in uniforme che in borghese, e ufficiali Pap sono impiegati in attività di monitoraggio delle moschee della Xuar, viste dalle autorità cinesi Han come focolai per la radicalizzazione dei giovani uiguri. Nonostante la sua reputazione come leader tollerante, il precedente capo del partito Zhang aveva posto in essere una politica che vietava agli uomini di farsi crescere barbe lunghe e agli studenti di osservare il Ramadan. Sembra che il Segretario di Partito Chen si stia orientando verso l’idea di ridurre gradualmente il numero delle moschee in particolare nello Xinjiang meridionale e occidentale. Al 2015, nella regione autonoma si contavano 20mila moschee, 10 volte di più di quelle registrate 30 anni prima (Xinhua, 2 marzo, 2015). In ogni caso, molti esperti Han (cinesi) di cultura uigura sono convinti che le moschee siano il primo luogo di formazione al fondamentalismo islamico e ai sentimenti anti-cinesi. Per questa ragione, il numero dei luoghi di culto potrebbe essere ridotto nonostante l’anticipata opposizione degli uiguri (China Review Net, 28 novembre, 2013; Club.China.com, 1 luglio, 2013).

La carota economica

La leadership di Chen è ottimista che gli investimenti del governo centrale e delle imprese statali nella Xuar miglioreranno la qualità di vita degli uiguri – stemperando le tensioni etniche. Dal suo ingresso in ufficio, Chen ha applicato un “approccio a doppio pugno”, combinando dura repressione a incentivi economici. “Lo sviluppo [economico] è la chiave per risolvere tutti i problemi,” ha affermato Chen a gennaio (Xinjiang Daily, 10 gennaio). Il Pil dello Xinjiang previsto per il 2016 era di 955 miliardi di yuan, un aumento di del 7,6% su quello del 2015. Sebbene l’espansione economica sia più alta di un punto percentuale rispetto alla media nazionale, il valore è una delusione poiché lo Xinjiang occidentale dovrebbe rappresentare un importante trampolino di lancio per l’ambizioso piano d’azione di infrastruttura globale del presidente Xi  “Una Cintura e una Via (One Belt One Road)” (Finance.china.com, 12 gennaio; Xinjiang Daily, 20 agosto, 2016). In più, è un fatto consolidato da tempo che gli Han cinesi vivono in condizioni economiche molto migliori dei vicini uiguri. Statisticamente, il livello di istruzione degli Han cinesi è di gran lunga superiore e conduce a più grandi opportunità economiche. A livello personale gli Han cinesi hanno spesso le necessarie guanxi (“connessioni”) di amicizie e favori per trovare lavoro e ntrodurre investimenti da diverse parti della Cina.

A onore di Chen va detto che, oltre ad attrarre progetti di mega-infrastrutture, egli sta prestando attenzione alla modernizzazione dell’agricoltura, un’area di cui gli uiguri potrebbero beneficiare. Urumqi promuove agricoltura ecologica e organica oltre a turismo agricolo (Xinjiang Daily, 11 gennaio; Xinjiang Economic Daily, 21 dicembre, 2016). Inoltre, il governo ha posto l’enfasi sulla rinascita dell’industria tessile dello Xinjiang – il settore che ha potenzialità di impiegare grandi numeri di uiguri e cinesi han. In base al 13mo Piano Quinquennale del governo regionale (2016–2020), lo Xinjiang diventerà un centro chiave della produzione tessile. Ed espanderà la catena industriale dalla filatura del cotone fino alla produzione degli indumenti. Entro il 2020, si prevede che lo Xinjiang produrrà intorno ai 500 milioni di indumenti all’anno e creerà più di 600mila posti di lavoro (China Daily, 15 febbraio, 2016).

Avrà successo il nuovo stratagemma di Chen? Pochi osservatori dello Xinjiang dubitano dello zelo e delle lunghe ore che il capo di partito impegna nel suo lavoro. Sin dal tempo del precedente segretario di partito Wang Lequan—il cosiddetto “Imperatore dello Xinjiang” che guidò la Xuar dal 2002 al 2010 — la posizione del segretario di partito dello Xinjiang ha portato con sé l’accesso al Politburo. Se dovesse ottenere la fiducia del presidente Xi, è probabile che Chen venga introdotto nel Politburo durante il 19mo Congresso del Partito in programma per quest’autunno. Ciò nonostante il fatto che, come affiliazione, Chen sia molto più vicino al Premier Li Keqiang, che è il più alto rappresentante della notevolmente ridotta fazione della Lega della gioventù comunista. Chen rappresentava uno dei vice di Li quando quest’ultimo ha svolto la funzione di governatore in carica, governatore e quindi segretario di partito per la provincia dell’Henan dal 1998 a 2004 (BBC Chinese, 27 settembre, 2016; Ming Pao [Hong Kong] 30 agosto, 2016).

In ogni modo, da quando Chen è entrato in carica, gli attacchi terroristici sono continuati senza sosta. Lo scorso settembre, un vicecapo all’Ufficio di Pubblica sicurezza, nella contea di Pishan, Distretto Hotan, ha perso la vita e diversi poliziotti sono rimasti feriti mentre cercavano di smascherare una cellula terroristica sotterranea che operava come fabbrica di esplosivi. Ciò è avvenuto nonostante che la polizia sottoponesse Pishan - nota per essere una base di attivisti anti-Pechino - a livelli di sicurezza significativamente più alti (Radio Free Asia, 19 settembre, 2016; Radio French International, 19 settembre, 2016).

Cionondimeno, nel tardo dicembre, attivisti uiguri hanno fatto esplodere una bomba mentre lanciavano un veicolo all’interno dell’edificio del Comitato di partito della contea Maiyu. Cinque persone, incluso un ufficiale cinese Han, un poliziotto, e tre attentatori uiguri sono morti nella successiva sparatoria (Xinhua, 29 dicembre, 2016; Oriental Express, 29 dicembre, 2016).

Altrettanto significativo è il fatto che il crescente numero dei giovani uiguri radicalizzati siano diventati jihadisti. Molti sono riusciti a lasciare la Xuar e si sono uniti a gruppi terroristi internazionali, inclusi talebani e Stato Islamico. La polizia turca ha arrestato diversi giovani uiguri, sospettati di essere coinvolti nell’attentato di Capodanno al nightclub di Istanbul in cui sono morte 39 persone. I media ufficiali cinesi hanno affermato che sarebbero jihadisti uiguri arrivati in Turchia attraverso la Thailandia e la Malaysia (Global Times, 13 gennaio; Deutsche Welle, 6 gennaio; Hurriyet Daily News [Ankara], 4 gennaio).

Conclusioni

L’acuirsi dei meccanismi di stato di polizia avviati da Chen ha evidentemente fallito nel dissuadere la crescita del radicalismo nella regione autonoma. Come affermato da Patrick Poon, ricercatore di Amnesty International per la Cina, “le strategie repressive [in Xinjiang] si ritorceranno solo contro.” “Quando il popolo uiguro non potrà più tollerare le misure discriminatorie, alcuni dei più radicali potrebbero reagire,” ha aggiunto. “Le misure restrittive delle autorità non porteranno mai pace nella regione.” [1] Per molti intellettuali liberali cinesi, il sentiero verso la stabilità perenne in Xinjiang non sta nell’oppressione ma nella ripresa del dialogo fra gli Han e gli uiguri – in particolare con le generazioni più giovani che hanno paura di perdere la loro identità religiosa e culturale. “Come possiamo creare una cultura comune e sfaccettata [in Xinjiang] senza una sfera pubblica per il reciproco [dialogo]?” si domanda Wang Hui, professore dell’Università Tsinghua, uno stimato pubblico intellettuale (Dong Yue Tribune, 18 maggio, 2016).

Anche se per un breve periodo, le autorità dello Xinjiang hanno fatto degli sforzi verso la riconciliazione dei fronti etnici. Nel marzo 2016, il precedente segretario di partito Zhang aveva designato l’anno come “Anno per l’Unità e il Progresso delle Nazionalità.” Seppur sottolineando l’imperativa leadership del PCC, Zhang aveva esortato le “varie nazionalità [in Xinjiang] ad accrescere la loro comunicazione, l’interscambio e il mescolamento.” “Membri di diverse nazionalità dovrebbero rispettarsi reciprocamente, riconciliarsi e apprezzarsi l’un l’altro,” aveva detto Zhang, aggiungendo che dovrebbero “imparare gli uni dagli altri, aiutarsi fra loro a che i sentimenti che li legano continuino a crescere” (People’s Daily, marzo 30, 2016). Sfortunatamente, Zhang ha perso la posizione cinque mesi dopo e l’“Anno per l’Unità e il Progresso delle Nazionalità” è diventato una cosa del passato.

 

Note:

[1] Intervista dell’autore con Patrick Poon, 16 gennaio.

 

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