06/10/2011, 00.00
CINA
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Un anno dopo il Nobel a Liu Xiaobo, Pechino attacca il salmone norvegese

La Cina sceglie di colpire il prodotto simbolo della Norvegia, “colpevole” di aver premiato il dissidente con il Nobel per la Pace . Un anno dopo la premiazione, Liu è ancora in prigione in una località nel nord-est del Paese. Un appello per la sua liberazione.
Hong Kong (AsiaNews) - Furiose dopo l’assegnazione del Nobel per la Pace al dissidente Liu Xiaobo avvenuta un anno fa, le autorità cinesi hanno risposto attaccando un simbolo della Norvegia: il salmone, le cui esportazioni sono in caduta libera. Deplorando il fatto che il premio Nobel sia stato assegnato a un “criminale” e annunciando che avrebbe arrecato “danno” alle relazioni bilaterali, la Cina ha espresso il proprio disappunto attuando controlli veterinari rafforzati sul salmone norvegese.

Analisi così meticolose da fare in modo che il pesce fresco marcisca nei magazzini, secondo fonti professionali. “Ci aspettavamo un aumento del 30 al 40% delle nostre esportazioni verso la Cina quest’anno. Questo non è accaduto” ha detto Christian Chramer, portavoce del Centro dei prodotti ittici della Norvegia. Le vendite di salmone fresco norvegese alla Cina sono diminuite di oltre la metà dei primi otto mesi dell’anno.

Il crollo delle importazioni è stato particolarmente pesante dopo la cerimonia del Nobel. Suo segno inequivocabile:  da poco più di 1.000 tonnellate nel dicembre 2010, le esportazioni sono diminuite a 315 tonnellate a gennaio e a 75 tonnellate a febbraio. Il governo norvegese ha detto che potrebbe portare il caso davanti all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto).

Nel frattempo, però, si sono perse di nuovo le tracce del dissidente. L’autore di Charta ’08 – manifesto a favore di una riforma democratica e della libertà religiosa in Cina – è stato condannato nel 2009 a 11 anni di prigione. Nei giorni scorsi si è saputo che è stato liberato per un brevissimo periodo in settembre: le autorità gli hanno permesso di tornare a casa dopo la morte del padre, e qui ha incontrato i suoi fratelli. Nessuna notizia della moglie, Liu Xia, segregata di fatto nella loro casa di Pechino senza alcuna accusa contro di lei.

Il Chinese Human Rights Defender, organizzazione che vigila sulla situazione dei diritti umani in Cina, pubblica oggi un appello per la liberazione di Liu Xiaobo e per quella – del tutto illegale – della moglie. Ma aggiunge che “dati gli sforzi di Pechino per rendere legali le sparizioni forzate, sarà difficile vedere un cambiamento”. Il Chrd chiede a “tutti i Nobel per la pace di impegnarsi per la sua liberazione, che deve avvenire il più presto possibile”.
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