16/01/2021, 08.00
CINA
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Xi Jinping rafforza il controllo del Partito e la sua stessa autorità

di Willy Lam

I membri del Pcc e i media devono allinearsi ancor di più ai dettami del presidente cinese. I giganti hi-tech sono un pericolo e devono essere messi sotto controllo. Le strategie per prevenire il contenimento internazionale orchestrato dagli Usa. Tutto dipenderà dai risultati economici.

Hong Kong (AsiaNews) – Il Partito comunista cinese vuole usare le celebrazioni in luglio per il proprio centenario e il suo 20° congresso nel 2022 per rinsaldare il potere. Esso ha accresciuto la censura interna, quella nei confronti dei media online e di gruppi tecnologici come Alibaba, il gigante dell’e-commerce fondato da Jack Ma. Xi Jinping ricorre a grandi accordi commerciali per scongiurare la creazione di un fronte anti-Pechino da parte degli Usa. I piani del regime sono minacciati però dagli alti livelli di disoccupazione e dalla crescita del debito nazionale. L’analisi del giornalista e politologo Willy Lam. Per gentile concessione della Jamestown Foundation (traduzione a cura di AsiaNews).

Introduzione

Sotto la guida di Xi Jinping la leadership della Cina ha avviato misure su più fronti per garantire il successo delle celebrazioni per il centenario della fondazione del Partito comunista cinese (Pcc), che cade in luglio, e la pianificazione del 20° congresso del Partito, previsto per la seconda metà del 2022. L'accento è posto sul mantenimento della stabilità politica e sull’ulteriore consolidamento dell’autorità in apparenza inattaccabile del presidente cinese, che è anche segretario generale del Pcc e presidente della Commissione militare centrale.

“Diffidare dei pericoli in mezzo alla stabilità” è stato il tema centrale di una riunione del Comitato permanente del Politburo convocata il 7 gennaio. La Xinhua ha osservato che, essendo quest'anno il centenario della fondazione del Partito, i quadri e i membri del Pcc devono innalzare i loro livelli di “giudizio, consapevolezza ed efficacia politica”. Secondo il comunicato del Politburo, i membri del Partito devono “mantenere un alto grado di unità con Xi, il ‘nucleo’ del Pcc, in termini di ideologia, politica e azione”. Il testo cita anche le parole con cui Xi ha esortato i sottoposti a “ottenere risultati superiori per celebrare il centenario del Pcc”, in particolare per quanto riguarda “l'amministrazione del Partito, la costruzione di un governo pulito e il mantenimento di un buon atteggiamento spirituale e di lavoro” (Quotidiano del popolo, 8 gennaio; Xinhua, 8 gennaio).

Censura dei membri del Partito e dei media

All'inizio di gennaio, il Pcc ha approvato un “Regolamento sulla salvaguardia dei diritti dei membri del Partito”. Esso dovrebbe contribuire alla “democrazia interna”, assicurando che il centro del Partito, guidato da Xi, rispetti i diritti individuali dei suoi membri, compresa la loro libertà di criticare le politiche e lo stile di lavoro della leadership. Tuttavia il regolamento avverte anche che le critiche ai leader devono essere fatte attraverso canali designati. Gli appartenenti che esercitano la loro funzione di supervisione dovrebbero farlo “attraverso i canali dell’organizzazione [dipartimenti]”. Il documento aggiunge che ai membri del Partito è vietato “esprimere apertamente opinioni e suggerimenti che vanno contro le teorie, le linee, gli obiettivi e le misure del Pcc o l'attuazione delle sue politiche principali” (Xinhua, 5 gennaio).

Allo stesso tempo, l'Amministrazione del cyberspazio ha reso noto una versione aggiornata del suo “Regolamento sul servizio di informazione su Internet”, pubblicato per la prima volta nel 2000. Il testo in questione definisce in modo chiaro il corretto funzionamento di una serie di prodotti come i motori di ricerca, la messaggistica istantanea, i siti web, i pagamenti online, il commercio elettronico e il download di software. Sono state aggiunte nuove clausole per contrastare le forme di frode dilaganti su internet, tra cui il furto di identità e le notizie false (CAC.gov.cn, 8 gennaio; SCMP, 8 gennaio).

La pubblicazione della bozza di regolamento aggiornata ha coinciso con il perseguimento di diversi giornalisti indipendenti e cittadini che hanno denunciato l'origine del coronavirus a Wuhan (Hubei) all’inizio del 2020. La più famosa ed efficace di questi giornalisti, Zhang Zhan, è stata condannata di recente a quattro anni di carcere per “aver creato disordini e causato problemi". La condanna, insolitamente pesante, ha suscitato critiche da parte degli Stati Uniti e di diversi altri Paesi (Voachinese.com, 5 gennaio; BBC Chinese, 29 dicembre 2020). I due nuovi regolamenti di censura segnalano che il regime ha rafforzato in modo inequivocabile il proprio controllo sulla società civile.

Lotta alla corruzione e ai grandi “monopoli”

Rispetto al suo primo mandato quinquennale (2012-2017), quando Xi si è affermato come killer di funzionari corrotti (le “tigri”), la recente campagna anti-corruzione è stata relativamente tranquilla. Zhao Leji, il membro del Comitato permanente del Politburo che dirige l’agenzia anticorruzione di più alto livello del Paese (la Commissione centrale per l'ispezione disciplinare), ha assunto un profilo molto più basso del suo predecessore, il vicepresidente Wang Qishan.

Dall'ultimo trimestre del 2020 in poi, tuttavia, diversi funzionari e capi di imprese statali con il rango di vice ministro o anche superiore sono stati incriminati per aver ottenuto guadagni illeciti da soci e amici in cerca di favori. Tra questi, il vice sindaco di Chongqing Deng Huilin; il vice-governatore del Qinghai Wen Guodong; il presidente della China State Shipbuilding Industry Corp Hu Wenming, e il capo della China Oil and Foodstuffs Corp Luo Jiamang. I quattro sono stati cacciati dal Partito all'inizio di quest'anno al termine di un’indagine per crimini economici (China Daily, 5 gennaio; Caixin, 27 ottobre 2020).

Il 5 gennaio la nazione è rimasta scioccata quando Lai Xiaomin, ex presidente del gigante finanziario statale China Huarong Asset Management Corp., è stato condannato a morte per aver intascato tangenti per un totale di 1,8 miliardi di yuan (circa 278 milioni di dollari). Dal varo delle riforme di mercato nel 1978, quello di Lai è uno dei pochissimi casi di condanna a morte per corruzione di un quadro a livello ministeriale (Quotidiano del popolo, 6 gennaio; RTHK, 5 gennaio).

L’Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato ha lanciato inoltre una campagna anti-monopolio, potenzialmente la più grande mai realizzata contro le imprese private, rivolta in particolare a società internet di grande successo come Alibaba (China Brief, 6 dicembre 2020). Il mese scorso, un commento sul Quotidiano del popolo ha evidenziato che “il monopolio ostacola la concorrenza leale, distorce la distribuzione delle risorse, danneggia gli interessi del mercato e dei consumatori e annulla il progresso tecnologico”.

Il giornale legato al Partito ha aggiunto che la Cina, leader mondiale in ambito digitale, ha una particolare necessità di “combattere il monopolio e garantire il sano sviluppo del settore tecnologico, stabilendo regole per favorire il suo sviluppo” (Quotidiano del popolo, 24 dicembre 2020). Yuan Jiajun, segretario del Pcc nello Zhejiang, sede di Alibaba e di una serie di aziende tecnologiche private, ha rivelato che la spinta anti-monopolio viene “da Xi e dal nucleo del Partito”. La provincia è la più sviluppata riguardo alle piattaforme  e alla finanza online, ha detto Yuan, che è visto come un protetto di Xi: “Dobbiamo da un lato dimostrare la nostra capacità innovativa e il nostro vigore in questi settori e allo stesso tempo essere al primo posto nella loro supervisione e amministrazione” (Zhejiang Daily, 29 dicembre 2020; Apple Daily, 29 dicembre 2020).

Esiste un’intensa speculazione sul fatto che la leadership di Xi favorisca una qualche forma di integrazione tra le aziende di Stato e le imprese private. Un’eco al modello di “cogestione pubblico-privata” praticata da Mao Zedong negli anni ’50 del secolo scorso (CGTN.com, 20 ottobre 2020), trainata in parte dai crescenti livelli di indebitamento accumulati sia dalle aziende di Stato sia dalle amministrazioni regionali.

Nell'ultimo anno, Pechino ha incrementato il numero – e il potere – delle cellule di partito nelle imprese non statali (China Brief, 28 settembre 2020). Le autorità centrali hanno anche costretto un certo numero di aziende private redditizie a invitare le aziende di Stato ad acquistare quote considerevoli delle loro azioni a prezzi inferiori a quelli di mercato o senza alcun costo. Il caso più noto si è avuto alla fine dell'anno scorso, quando la famosa Kweichow Moutai Co. Ltd. ha ceduto il 4% delle sue azioni, pari a circa 90 miliardi di yuan (13,8 miliardi di dollari), a una compagnia statale del Guizhou (The Paper [Shanghai], 24 dicembre 2020; Finance.sina.com, 23 dicembre). Oltre ad assicurare allo Stato una quota maggiore dei profitti dei giganti tecnologici privati, tali attività aumentano anche il controllo diretto della leadership di Xi sui settori chiave dell'economia.

Conclusione

Gli sforzi di Xi nell’affrontare i pericoli legati all'instabilità comprendono anche modi e mezzi per rispondere alle minacce degli Stati Uniti, che si suppone stiano sponsorizzando una “politica di contenimento anti-Cina”. Pechino ha approfittato del parziale vuoto di potere nella politica americana creatosi durante la transizione del potere dalla presidenza Trump a quella Biden per proiettare sia hard sia soft-power. La strategia di Biden prevede la costruzione di un fronte comune tra Paesi e regioni democratiche come l’Unione europea, Australia e diverse nazioni asiatiche per frenare l’espansionismo cinese. La Cina ha giocato d’anticipo, usando trattati multilaterali come la Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep) per consolidare la sua collaborazione economica con una serie di Stati (China Brief: 10 dicembre 2020; 23 dicembre 2020).

Lo scorso 31 dicembre, Pechino e la Ue hanno concluso i negoziati finali per un accordo globale sugli investimenti (Cai). Il trattato deve ancora essere ratificato dal Parlamento europeo, ma è ampiamente considerato come uno sforzo per creare una spaccatura tra Usa ed Europa, soprattutto per quanto riguarda la formazione di una politica comune contro la Cina (New York Times Chinese Edition, 7 gennaio; BBC Chinese Edition, 31 dicembre 2020).

La Rcep e il Cai sono anche visti come un passo avanti verso la potenziale adesione della Cina al Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (Ming Pao, 3 gennaio; Deutsche Wells Chinese Edition, 30 dicembre 2020). L'apparente successo di Pechino nel proiettare il potere sulla scena globale è anche orientato a promuovere il nazionalismo e l'orgoglio per il successo del Paese, che dovrebbe essere messo in evidenza durante le celebrazioni del centenario del Pcc quest'anno e il congresso del Partito nel 2022.

In ultima analisi, però, molto dipende dalla traiettoria dell'economia nazionale, che è stata duramente colpita dalla pandemia. Anche se la proiezione di crescita del Pil nel 2020 da parte delle organizzazioni internazionali (incluse le agenzie di rating) è compresa tra l'1,8% e il 2,5%, i persistenti problemi di disoccupazione, uniti all'elevato indebitamento delle aziende di Stato e delle amministrazioni locali, rimangono una minaccia per la ripresa (Guangming Daily, 15 dicembre 2020; Xinhua, 18 settembre 2020).

Quasi due anni fa, in un discorso Xi ha messo in guardia contro eventi catastrofici improvvisi (“cigni neri”) nel Paese (China Brief, 20 febbraio 2019). Dopo la pandemia da coronavirus, la propensione a disordini sociali su larga scala rimane relativamente alta. Inoltre, la capacità di Pechino di investire in progetti globali come la Belt and Road Initiative, un importante mezzo per rafforzare il suo profilo internazionale, è stata duramente colpita dall'esaurimento delle risorse finanziarie (Radio French International, 9 dicembre 2020; Ming Pao, 9 dicembre 2020). Rimane da vedere se il regime cinese riuscirà a utilizzare grandi eventi come il centenario del Partito o il suo 20° congresso per aumentare il proprio prestigio e la propria autorità.  

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