30/01/2017, 08.47
MYANMAR
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Yangon: ucciso Ko Ni, avvocato musulmano birmano pro diritti umani e consulente della Nld

E' stato freddato all’aeroporto cittadino, con colpi di pistola alla testa.A sparare sarebbe stato il 53enne Kyi Lin, originario di Mandalay. Ignote, al momento, le ragioni dell’omicidio. Esperto di diritto costituzionale, era finito in carcere durante le proteste del 1988. Di recente si era schierato contro le violenze sui Rohingya. 

 

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Un avvocato birmano di primo piano, di religione musulmana, è stato freddato a colpi di pistola alla testa mentre si trovava all’aeroporto internazionale di Yangon, in Myanmar. L’omicidio è avvenuto ieri e ha provocato grande scalpore: oltre a rappresentare una personalità di primo piano della comunità islamica in una nazione a maggioranza buddista, Ko Ni era anche un consulente della Lega nazionale per la democrazia (Nld), il partito di Aung San Suu Kyi oggi al potere. 

Secondo quanto riferiscono alcuni testimoni, l’omicida ha aperto il fuoco a bruciapelo contro l’avvocato e attivista, pochi minuti dopo il suo arrivo all’aeroporto. Quando è stato colpito, Ko Ni aveva un braccio un bambino, forse un suo nipote. 

Nell’assalto è morto anche un autista di taxi, raggiunto anch’egli da alcuni proiettili vaganti. 

La polizia birmana ha arrestato un sospetto: si tratterebbe del 53enne Kyi Lin, un uomo originario di Mandalay, nel centro del Paese. Tuttavia, non vi sono finora ulteriori dettagli sulle ragioni che hanno indotto l’uomo - interrogato in queste ore - a sparare e uccidere.

Al momento non si hanno maggiori informazioni sulla matrice del delitto. Gli omicidi di carattere politico sono un evento molto raro in Myanmar. In questi mesi è in atto una serie di violenze contro la minoranza musulmana Rohingya nello Stato occidentale di Rakhine, ma anche sulla natura confessionale dell’assassinio vi sono dubbi e incertezze. 

La figlia Yin Nwe Khine riferisce che egli era “spesso minacciato” per aver condannato la grande influenza che, ancora oggi, esercitano i militari sulla scena politica del Paese. Difatti, nonostante oggi il Myanmar sia guidato da un partito laico e civile, il 25% dei seggi in Parlamento resta appannaggio dell’esercito e per ogni modifica costituzionale è necessario il benestare dei generali. 

Tuttavia, la figlia non esclude nemmeno motivazioni di carattere confessionale. “Molte persone - racconta - ci odiano perché abbiamo una fede religiosa diversa, quindi questa potrebbe essere una delle ragioni del perché è successo, ma non vi sono certezze”. 

Nel 1988 egli aveva partecipato alle rivolte studentesche ed era finito in carcere, come prigioniero politico. Esperto di diritto costituzionale, egli aveva collaborato con i vertici della Nld al piano di modifica della Carta emanata dai militari. Nel recente passato aveva promosso campagne a favore dei musulmani perseguitati, chiedendo diritti e giustizia per tutti.

Attività, queste, che gli avevano procurato diverse inimicizie sia dal punto di vista politico che confessionale. Kyee Myint, ex presidente di Myanmar Lawyer Network, definisce Ko Ni “un caro amico” il cui volto “era la vera espressione della democrazia nel Paese”. La sua morte, ha aggiunto, è “una grave perdita per tutti”. 

Attivisti e ong internazionali hanno condannato in queste ore l’omicidio e lanciato appelli al governo e alla polizia del Myanmar, perché assicurino il colpevole alla giustizia e chiariscano le reali motivazioni alla base dell’assassinio. 

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