10/11/2009, 00.00
PAKISTAN – ITALIA
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Europa e Occidente aiutino il Pakistan ad abrogare la legge sulla blasfemia

di Dario Salvi
In una conferenza stampa promossa da AsiaNews, attivisti cattolici pakistani lanciano una campagna di sensibilizzazione internazionale. L’obiettivo è cancellare la norma che ha fomentato violenze e discriminazioni verso le minoranze religiose. Il desiderio di cambiamento della società civile pakistana, che contrasta con le vuote promesse del governo e l’ideologia degli estremisti.
Roma (AsiaNews) – Testimoniare in prima persona “le distruzioni causate dai fondamentalisti islamici” e la “disperazione della popolazione cristiana”, vittima di una legge che colpisce le minoranze religiose e legalizza le discriminazioni nel Paese. Così padre Emmanuel Mani, direttore della Commissione nazionale di giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana, spiega i motivi che hanno spinto un gruppo di attivisti pakistani a lanciare una campagna contro la legge sulla blasfemia. Questa mattina, nella Sala Marconi della Radio Vaticana, a Roma, si è tenuta una conferenza stampa organizzata da AsiaNews, che ha deciso di sostenere in prima persona l’iniziativa. “Perché la nostra agenzia – sottolinea p. Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews – ha nel sostegno alla libertà religiosa uno dei pilastri della sua informazione”.
 
Elencando la lunga striscia di sangue che ha macchiato il Pakistan negli ultimi mesi, con attacchi mirati alle comunità cristiane e omicidi, padre Mani parla di “tratti comuni” tra gli attacchi dei fondamentalisti e le violenze che insanguinano il Paese. L’ultima della serie è avvenuta oggi a Charsadda, nel Pakistan nord occidentale, dove un’esplosione ha causato almeno 25 morti e una quarantina di feriti. “Gruppi organizzati orchestrano una campagna di odio – riferisce il direttore di Ncjp – e il governo non riesce a reprimere l’esplosione delle violenze”, fomentate dagli estremisti e legalizzate da norme che “alimentano l’odio”.
 
Padre Mani aggiunge che manca “un impegno concreto del governo e del presidente Asif Ali Zardari” volto alla cancellazione della norma e “non sono nemmeno state fissate le linee guida per arrivare al risultato”. Ai primi di ottobre il Capo di Stato ha incontrato papa Benedetto XVI, al quale ha promesso un impegno concreto per superare le discriminazioni basate sulla religione. “Il presidente fa promesse quando è all’estero – commenta il sacerdote – ma in patria fa poco o nulla”. Infatti al Parlamento non è emersa alcuna proposta concreta per abrogare la norma, ma isolate iniziative di singoli deputati, anche musulmani. Solo nel Punjab il governatore aveva parlato di “cancellazione”, ma il progetto è stato subito affossato.
 
“Ncjp si è unita a gruppi della società civile – continua il direttore di Giustizia e pace – con una campagna di raccolta firme alla quale hanno aderito anche musulmani, da consegnare al governo. È necessario un lavoro comune con i rappresentanti in Parlamento e le Ong per abolire la norma”. Peter Jacob, segretario esecutivo di Ncjp, fra i relatori dell’incontro, commenta positivamente il “sostegno” ricevuto da una parte dell’opinione pubblica musulmana. “In seguito alle violenze di Gojra – case bruciate e sette cristiani arsi vivi – un gruppo di musulmani ha scritto una serie di articoli che abbiamo raccolto in un volume, in cui raccontano e denunciano gli attacchi ai cristiani”. “La società civile – sottolinea – vuole cambiare” e comincia a emergere un “fronte comune nella battaglia”.
 
Nelle prossime settimane gli attivisti di Ncjp andranno in Olanda, Francia, Belgio e Germania per sensibilizzare le Chiese e la società europea sulla blasfemia e l’oppressione delle minoranze in Pakistan, soprattutto quella cristiana. AsiaNews ha deciso di aderire in prima persona alla campagna, lanciando dossier, speciali, oltre a testimoniare i casi di violenze e sopraffazioni.
 
P. Bernardo Cervellera spiega che la campagna può fornire suggerimenti anche all’Europa e all’Occidente, impegnato in una “sfibrante guerra” in Afghanistan “che non può vincere solo militarmente, ma accostando anche il problema culturale del rapporto fra islam e modernità, islam e convivenza con altre religioni e minoranze”. “Un Pakistan riconciliato – aggiunge – potrebbe avere un benefico influsso anche sul vicino”. Egli non risparmia nemmeno l’Europa, che registra un “relativismo culturale” che ha tratti comuni con il fondamentalismo islamico: “Eliminare i segni e le personalità cristiane”, conclude p. Cervellera, è possibile in molti modi: “in Pakistan con la blasfemia, in Europa con una ‘blasfemia’ contro le offese al credo relativista. In entrambi i casi proponiamo una convivenza fra identità… lavorando con la propria fede per il progresso dei popoli”.
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