12/12/2012, 00.00
INDIA
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Addio a Ravi Shankar, il “padrino” della musica mondiale

Così George Harrison chiamava il musicista indiano, spentosi questa notte a 92 anni. Virtuoso del sitar, nella sua lunga carriera è stato ambasciatore dell’India in tutto il mondo, dall’ex Urss agli Stati Uniti. Celebre la sua partecipazione a Woodstock, nel 1969. Autore di numerose colonne sonore, tra cui quella di “Gandhi”.

Mumbai (AsiaNews) - Tutto il mondo saluta Ravi Shankar, musicista e compositore indiano morto questa notte in California, per un'operazione al cuore. Aveva 92 anni. Grande virtuoso del sitar (strumento a corde simile a una chitarra, ndr), Shankar era considerato una vera e propria icona della cultura del suo Paese, per aver fatto conoscere la musica classica indiana a un pubblico internazionale. Fondamentale l'incontro con George Harrison, chitarrista dei Beatles, che lo definiva il "padrino" della musica mondiale. Nel confermare l'avvenuto decesso, il primo ministro indiano Manmohan Singh lo ha chiamato un "tesoro nazionale".

Nato a Varanasi (West Bengal) nel 1920 da una famiglia di brahmini, Ravi Shankar è l'ultimo di quattro fratelli. Egli passa i primi 10 anni della sua vita in condizioni di estrema povertà, e solo a otto anni conosce suo padre, un filosofo, scrittore e giramondo che era stato funzionario del maharajah di Jhalawar. La sua carriera artistica inizia come ballerino nel gruppo di suo fratello, Uday Shankar, che abbandona nel 1938 per imparare a suonare il sitar con Allaudin Khan. Ma è proprio negli anni '30, quando è in tour in Europa e in America con suo fratello, che Ravi scopre la musica classica occidentale, il jazz e il cinema. Elementi che, più avanti, influenzeranno i suoi raga (particolari strutture della musica classica indiana, ndr) e lo renderanno un maestro nel suo genere.

Grazie ai concerti tenuti come solista nell'ex Urss (1954), in Europa e Stati Uniti (1956) e Giappone (1958), diventa ambasciatore della musica indiana nel mondo. Dall'incontro con George Harrison e con il movimento hippie, scaturirà la sua partecipazione al concerto di Woodstock, nel 1969. Nella sua lunga carriera artistica ha firmato colonne sonore, come quella di Gandhi, e prodotto più di 50 album, molti dei quali in collaborazione con grandi musicisti della scena indiana e internazionale. Tra questi, il noto violinista Yehudi Menuhin, di origini russe. 

 

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