21/06/2017, 12.24
VATICANO – SUD SUDAN
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Al via il progetto “Il Papa per il Sud Sudan”

Non potendosi recare personalmente nel Paese Francesco lancia iniziative di sostegno per sanità, agricoltura ed educazione. Nuovo appello alla comunità internazionale perché fermi la strage terribile che vi si sta consumando.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Anche se non può recarsi personalmente nel Sud Sudan, papa Francesco non dimentica il Paese nel quale a una crudele e sanguinosa guerra, con le violenze e gli stupri che essa porta con sé, si è unita una terribile epidemia di colera. Il Papa, quindi, da un lato rinnova l’appello alla comunità internazionale per maggiori e rinnovati sforzi per giungere ad una soluzione pacifica del conflitto e dall’altro lancia progetti per dare sostegno per sanità, agricoltura ed educazione.

Si chiama “Il Papa per il Sud Sudan” l’iniziativa che è stata illustrata oggi dal cardonal Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, da suora comboniana Laura Gemignani, dell’Ospedale Nzara Sud Sudan, da Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis e da suor Yudith Pereira-Rico, rjm, Associate Executive Director di Solidarity with South Sudan.

 “Lontano dai riflettori – ha detto il card. Turkson - c’è una guerra che continua a mietere vittime. Morte e disperazione affliggono la popolazione. Il conflitto è in atto dal 2013 ed ha provocato una gravissima crisi umanitaria che vede più della metà della popolazione, circa 7,3 milioni di persone, soffrire quotidianamente la fame. La vita di migliaia di persone è messa a rischio da un’epidemia di colera senza precedenti; un milione e mezzo di abitanti è stato costretto a fuggire dai loro villaggi e città a causa della guerra; in questo Paese avvengono massacri e atrocità, sistematici e generalizzati, perpetrati contro civili per motivi etnici; donne e bambini sono quotidianamente vittime di violenze e abusi    “.

“Papa Francesco è un pastore universale che supera i confini. Egli sente la necessità impellente di sensibilizzare la comunità internazionale su questo dramma silenzioso, chiedendo maggiori e rinnovati sforzi per giungere ad una soluzione pacifica del conflitto”. Pur essendogli impossibile realizzare il desiderio di recarsi di persona in Sud Sudan “per dare impulso, con la sua presenza, ad una chiave di volta nel processo di pace, e per dare voce al grido disperato di una Chiesa che vuole dire ‘basta armi, basta stupri, basta morti!’”, il Papa “ha voluto rendere tangibile la presenza e la vicinanza della Chiesa con la popolazione afflitta”.

E’ nata così l’iniziativa “Il Papa per il Sud Sudan”. “Si tratta di un’iniziativa che va ad affiancare, sostenere ed incoraggiare l’opera delle diverse congregazioni religiose e organismi di aiuto internazionale che sono presenti sul territorio e che si prodigano instancabilmente a soccorrere la popolazione e a promuovere il processo di sviluppo e di pace”.

Due progetti sono nel campo della salute. Si tratta di due ospedali gestiti dalle Suore missionarie comboniane che operano in Sud Sudan: l’ospedale di Wau, e l’Ospedale di Nzara. Un progetto riguarda l’ambito dell’educazione: attraverso l’associazione Solidarity with South Sudan, si intende provvedere alle borse di studio della durata di due anni per degli studenti, al fine di ottenere il diploma di insegnamento per la scuola primaria presso il Solidarity Teacher Training Center a Yambio. Nel campo dell’agricoltura, un progetto gestito da Caritas Internationalis che vede coinvolte circa 2.500 famiglie nelle diocesi di Yei, Tombura-Yambio e Torit, attraverso strumenti che favoriscano le coltivazioni e l’allevamento del bestiame, verso la capacità delle comunità locali di auto-sostenersi.

“Il Santo Padre non dimentica le vittime inascoltate e silenziose di questo conflitto sanguinario e disumano, non dimentica tutte quelle persone che sono costrette a fuggire dal loro paese natale a causa della prevaricazione, dell’ingiustizia e della guerra – le porta tutte nelle Sue preghiere e nel Suo cuore. Egli spera vivamente di potersi recare al più presto in visita ufficiale nel Paese: la Chiesa non chiude alla speranza in un territorio tanto travagliato: invita invece a scelte audaci e a credere che la Divina Provvidenza è capace di realizzare ciò che agli occhi del mondo sembra irreale, impossibile”.

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