27/07/2021, 11.39
CINA
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Alluvioni in Henan: fino a 10mila vittime

di Li Qiang

Fonti locali: 50 villaggi sradicati dall’acqua; numerosi i dispersi. Gli aiuti si concentrano nelle grandi città. Periferie e campagne trascurate. L’esercito presidia le zone più colpite; impedito l’accesso ai giornalisti, soprattutto stranieri. Ritardi fatali come per il Covid-19 a Wuhan.

Zhengzhou (AsiaNews) – Il numero delle vittime delle alluvioni, che nei giorni scorsi hanno colpito l’Henan, potrebbe salire fino a 10mila morti. Lo affermano diverse fonti locali. “Il calcolo è presto fatto”, dice una di esse che vuole rimanere anonima: “Nella zona di Xinxiang almeno 50 villaggi sono stati sradicati in modo completo dall’acqua e le persone sono disperse. Le forze di soccorso lavorano molto nelle grandi città come nella capitale provinciale, ma nessuno viene nelle periferie e nei villaggi in campagna”.

In effetti a Zhengzhou, a sette giorni dalle piogge torrenziali – in poche ore sono caduti oltre 600 mm di acqua, quasi la quantità di pioggia in un anno – la città sta riemergendo e tornando a vivere. L’elettricità, il gas, i trasporti su strada sono stati ripristinati. Non così nei villaggi, dove vi sono ancora case sott’acqua fino al secondo piano, con cadaveri che galleggiano e marciscono. Non c’è luce, gas, acqua potabile, linee telefoniche: è perfino impossibile cuocere degli spaghetti istantanei per la mancanza di acqua calda e la gente è senza cibo da giorni.

Ma anche a Zhengzhou vi è una la lotta sulle cifre dei morti. Secondo i calcoli delle autorità - riportate oggi dal Global Times, magazine del Partito comunista cinese – fino a ieri a mezzogiorno, i morti dell’alluvione erano 69, con cinque dispersi. Almeno 12 di essi sono morti nella metropolitana (v. foto), dove l’acqua ha allagato le gallerie ed è penetrata fino nei vagoni ad altezza d’uomo. Le autorità sottolineano che sono state salvate più di 500 persone. La metropolitana è sbarrata e solo l’esercito ha il compito di ripulire i tunnel. Davanti alle porte della metro, la gente ha depositato centinaia di mazzi di fiori per i defunti, che le autorità hanno provveduto a nascondere con pareti di plastica gialla.

Altri dubbi sul numero dei morti vengono dal disastro del tunnel di Jingguang, che è stato invaso dalle acque proprio in un’ora di punta. In pochi minuti l’acqua ha coperto tutto, permettendo la salvezza forse solo agli autisti delle prime e delle ultime auto. Il tunnel è lungo almeno due chilometri. Non si conoscono quanti sono periti all’interno. Anche qui, gli unici ad avere il diritto di entrare e ripulire il tunnel sono i soldati. Finora essi hanno estratto 249 veicoli. Testimoni affermano che sono stati trascinati alla luce interi pullman, con le finestre schermate per non far vedere l’orribile spettacolo all’interno.

Sui social, molti commenti critici vengono censurati; i netizen sono invitati a non criticare troppo per evitare di essere “manipolati da forze straniere ostili”. I giornalisti stranieri, come quelli della BBC e di Deutsche Welle sono stati criticati e minacciati; altri vengono tenuti lontano da luoghi sensibili grazie allo spiegamento della polizia.

Rimane il fatto che l’evento ha avuto certo il carattere di eccezionalità, ma anche che le autorità hanno tardato a dare il segnale di allarme, aspettando fino alle 17 del 20 luglio, quando ormai l’acqua aveva sommerso e invaso molte zone della provincia.

Secondo alcuni, la lotta sul numero dei morti nel disastro avrà la stessa sorte di quelli di Wuhan, uccisi dal coronavirus. Anche allora le autorità hanno ritardato (per quasi due mesi) l’allarme epidemia; anche allora il numero di morti ufficiali è stato minimo (3.900), mentre il calcolo delle urne cinerarie nella città epicentro del virus portava le morti a oltre 40mila.

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