Ambientalisti contro Widodo per la rimozione del bando all’export di sabbia oceanica
Il presidente uscente ha annullato un divieto in atto da oltre 20 anni e introdotto per tutelare l’ecosistema e il territorio. Nel giustificare la scelta parla di “correzione” della precedente norma: non riguarderebbe la sabbia, ma i “sedimenti oceanici”. L’ex ministra della Pesca Susi Pudjiastuti esprime “profonda preoccupazione”.
Jakarta (AsiaNews) - Ambientalisti e ampi settori della società civile in Indonesia ha accolto con stupore, e contrarietà, la decisione del presidente uscente Joko “Jokowi” Widodo il cui mandato scade il 20 ottobre, di cancellare il bando alle esportazioni di sabbia oceanica, usata perlopiù nell’industria edile. Un divieto introdotto da oltre 20 anni e reso necessario per questioni ambientali e di sicurezza, a tutela del patrimonio nazionale. Ciononostante, il capo dello Stato ne ha decretato la cancellazione il 9 settembre scorso, privando l’arcipelago di una delle risorse normative fondamentali per proteggere le risorse marittime e tutelarne l’ecosistema.
Il divieto di esportare sabbia oceanica è stato introdotto nel 2003, sotto la presidenza di Megawati Sukarnoputri. Una decisione basata prima di tutto su questioni di carattere ambientale ed ecologico, sebbene all’epoca Jakarta fosse uno degli attori principali nel mercato del materiale diretto a Singapore. Fra le preoccupazioni il fatto che, senza questa protezione naturale, le coste sarebbero state più soggette a inondazioni e alluvioni, soprattutto le isole più piccole dell’arcipelago.
Nel 2010, durante un colloquio riservato con AsiaNews, un importante esportatore di sabbia identificato con l’iniziale J. si dichiarava “profondamente dispiaciuto” per i danni provocati all’ambiente e all’Oceano “a causa dei depositi di sabbia usati per l’esportazione”. Un commercio che, a fronte dei ricavi, provocava un consistente impatto all’ecologia e allo sviluppo sostenibile.
La decisione di revocare il divieto è stata presa dal presidente Widodo in seguito a un progetto di revisione preparato dal ministro del Commercio Zulkifli Hasan, che ha apportato una “correzione” legata alla terminologia. Non si trattava di sabbia oceanica, infatti, ma di “sedimenti oceanici”. La mossa è stata fatta dal presidente uscente dopo che, nel maggio 2023, egli aveva emanato un nuovo regolamento che autorizzava le compagnie minerarie a esplorare la sabbia oceanica e a esportarla, a con l’unica condizione e requisito che fosse “già soddisfatto” il fabbisogno interno. La nuova norma approvata dal capo dello Stato entrerà in vigore entro 30 giorni dalla pubblicazione.
In risposta, una fetta consistente della società e movimenti ambientalisti hanno promosso una protesta rilanciata sui social media. L’ex ministra della Pesca Susi Pudjiastuti è una delle figure più note in Indonesia di questa campagna contro la rimozione del bando e, negli ultimi giorni, ha manifestato a più riprese “profonda preoccupazione” per la questione. Pudjiastuti sostiene che questo nuovo regolamento non farà altro che mettere in pericolo l’ambiente marittimo: “Se volete esportare sabbie o sedimenti oceanici, è meglio - avverte in una nota pubblicata su X, ex Twitter, il 19 settembre scorso - che facciate leva sui fondali della regione costiera settentrionale di Java, in modo da non essere colpiti dalle maree a causa dell'eccessiva abrasione)”.
Il messaggio forte e deciso dell’ex ministra della Pesca ha ottenuto il sostegno della maggior parte degli ambientalisti, secondo i quali l’esportazione di sabbia o sedimenti verso Singapore creerà presto problemi ambientali e di sicurezza come i seguenti, in particolare per tre motivi: i pescatori indonesiani dovranno affrontare sfide e difficoltà tecniche per la pesca, poiché l’habitat dei pesci è già stato spazzato via; emergeranno problemi ambientali, in quanto la barriera corallina potrebbe essere seriamente danneggiata; e vi saranno problemi legati alla sicurezza, perché il territorio interno di Singapore sarà più “allargato” verso sud, con riduzione della controparte indonesiana.
In un rapporto Greenpeace Indonesia afferma che il nuovo regolamento porterà il Paese a commettere “peccati ecologici” imputabili all’amministrazione uscente e le prime vittime saranno proprio i pescatori locali. La maggior parte dei politici ambientalisti e anti-Jokowi affermano che la recente decisione non farà altro che favorire lo sfruttamento incontrollato del patrimonio marittimo nazionale e provocare impatti sociali negativi, a dispetto delle recenti affermazioni di Jokowi, secondo cui ciò che viene esportato non è sabbia marina, ma la sua sedimentazione.
23/05/2022 11:46