08/04/2016, 13.59
VATICANO
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Amoris laetitia: non solo sentimento e morale, ma anche impegno sociale

di Bernardo Cervellera

L’esortazione apostolica di papa Francesco sul tema dell’amore in famiglia non è riducibile al problema della comunione alle coppie divorziate e risposate. Il testo è un suggerimento a riformulare la vita della società. Una visione cattolica che unisce la carne all’infinito e chiede politiche statali in difesa dei diritti della famiglia.

Città del Vaticano (AsiaNews) -  “Amoris laetitia” di papa Francesco, l’esortazione apostolica post-sinodale pubblicata oggi, è un contributo capitale alla vita delle famiglie e della società contemporanea. Forse ci vorrà un po’ di tempo per assimilarla da parte di cattolici e non – data la densità del testo e anche la sua lunghezza (265 pagine!) – ma le sottolineature, gli squarci, le analisi bibliche e dell’amore umano sono una pietra miliare oggettiva e solida nel fango e nelle sabbie di situazioni che vengono spesso trattate solo con sentimenti evanescenti, “magie” amorose, timori e frustrazioni privati. Queste nascondono una concezione di sé individualista, che ha la solitudine non solo come conclusione di un rapporto, ma come definizione di sé, come origine e qualità della persona. È la visione dolce e potente dell’umanità cattolica che si fa strada, corregge, illumina e supera una concezione razionalista e banale dell’io, dell’amore, della società.

C’è chi avrebbe voluto che l’esortazione fosse soltanto un “sì” o un “no” alla comunione per i divorziati risposati e invece Francesco ci ha dato un affresco e una pista di come non solo la famiglia, ma anche la Chiesa, e la società intera possono cambiare. È interessante, ad esempio, notare che nella descrizione dell’amore concreto fra marito e moglie, si parli anche dell’aiuto che questi possono dare a rendere più “corposa” la donazione dei vergini, talvolta tentati a vivere uno stile da “single”, più che di consacrati a donare per intero la vita (AL 158-segg).

La visione “cattolica” emerge soprattutto in tre elementi dell’esortazione:

1. Il continuo definire l’amore fra un uomo e una donna come “immagine di Dio” e il ritornare a quanto Dio e Cristo fanno come modello per i rapporti (il donarsi, la mancanza d’ira, il perdono, la generazione, la crescita dei figli,…). Questo legame fra cielo e terra apre il rapporto uomo-donna a un respiro infinito, che non soccombe nemmeno davanti alle difficoltà. Allo stesso tempo, rende percepibile tale infinito nella carne degli amanti. Il capitolo 4 su “L’amore nel matrimonio” sfata il cliché che i cristiani abbiano orrore del sesso, mostrando invece che la differenza dei sessi e la loro unione e tenerezza sono immagine e presenza del divino.

2. Un altro elemento tipicamente cattolico è l’affermazione del valore del matrimonio unico e indissolubile, che è insieme un dono e un compito, insieme alla profonda attenzione e cura delle situazioni particolari, spesso dolorose e confuse. Il capitolo 8, su “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità” è pieno di sottolineature sulla legge della Chiesa, ma anche sulla misericordia e sulla “gradualità” con cui vanno accompagnate molte coppie alla pienezza del matrimonio. Ne emerge una Chiesa che non è soltanto una distributrice di sacramenti o di divieti, ma un organismo vivente, una comunità che sta vicino a chi è fragile e ferito. L’ “e..e” che è tipico della dottrina cattolica (Scrittura e Tradizione; primato e collegialità; sacerdozio ordinato e dei fedeli) in Francesco diventa un “tuttavia” (usato 19 volte) che unisce l’ideale con le situazioni particolari.

3. Il terzo elemento emerge dalla dottrina sociale della Chiesa. In questi anni si è molto parlato e discusso di “gender” di “nuovi diritti”, di “figli” sempre come una cosa individuale e privata, scaricando la cosiddetta “famiglia tradizionale” come un relitto del passato. Nell’esortazione appare non solo lo splendore dell’amore familiare, ma sono suggeriti anche le piste per come concretizzare quello che è divenuto quasi uno slogan “la famiglia è la base della società”, senza tirarne le conseguenze. Ai nn 39-49 il pontefice parla della necessità di superare la “cultura del provvisorio” e il “narcisismo” presenti nella nostra società contemporanea, non “moltiplicando gli attacchi al mondo decadente”, ma proponendo “strade di felicità”. Per questo egli ribadisce alcuni principi essenziali che richiedono un impegno sociale troppe volte disatteso: una rivendicazione del diritto dei genitori a dare un’educazione ai figli, con lo Stato in funzione di servizio e non di padrone; un no deciso alle proposte di contraccezione e di aborto degli Stati, prendendosi cura del calo demografico presente in molti Paesi; responsabilizzare gli Stati perché ogni famiglia abbia un’abitazione decente, servizi di base, “condizioni legislative e di lavoro per garantire l’avvenire dei giovani”. E citando la Carta dei diritti della famiglia, afferma: “Le famiglie hanno, tra gli altri diritti, quello di «poter fare assegnamento su una adeguata politica familiare da parte delle pubbliche autorità nell’ambito giuridico, economico, sociale e  fiscale»”.

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