Anno dell'Evangelizzazione: impariamo dai missionari santi
Lettera pastorale del vescovo Joseph Zen Ze-kiun in occasione dell'inaugurazione dell'Anno di Evangelizzazione (traduzione italiana a cura di Asianews)
Che grande gioia essere un evangelizzatore!
La celebrazione dell'Anno dell' Evangelizzazione è una delle dieci priorità discusse nel corso del Sinodo Diocesano del 2002. Oggi, dopo un anno di preparativi, siamo pronti ad inaugurare questo grande evento.
Nelle sue decisioni il Sinodo ha individuato alcuni punti deboli nel settore dell'evangelizzazione, sia a livello personale che comunitario. Occupandoci di questioni di pastorali, abbiamo quasi smarrito la nostra capacità di portare avanti l'opera di evangelizzazione.
Detto questo, le delibere hanno anche segnalato una nuova consapevolezza del nostro compito; tale consapevolezza si è già evidenziata nell'aumento delle nostre attività di evangelizzazione durante gli anni recenti.
In effetti, pastorale ed evangelizzazione sono aspetti complementari della stessa realtà, entrambi sospinti dallo stesso amore e dallo stesso proposito di portare Gesù a vivere nel cuore di ognuno.
La Chiesa nutre i suoi fedeli educandoli alla fede; e questa è la pastorale. Una fede consapevole porta frutti di gratitudine, gioia e un impulso irresistibile a condividere il Vangelo con gli altri; questa è l'evangelizzazione. Come recita il Vangelo: "Ciò che avete imparato, gridatelo dai tetti", "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date"; o come dice san Paolo: "Guai a me se non evangelizzassi!"
Le delibere del Sinodo hanno indicato per l'Anno di Evangelizzazione l'obiettivo di "diecimila nuovi battesimi". Tale obiettivo è da considerarsi un desiderio e un'esortazione, perché il vero risultato non può essere calcolato in cifre.
L'iniziativa nel suo complesso necessita di fondi ricavati mediante raccolte; ma ciò di cui abbiamo maggior bisogno è quell'entusiasmo attraverso cui comunicare a tutti: "Ho trovato Gesù e sono felice!".
In occasione della Giornata Missionaria Mondiale di quest'anno, il Santo Padre Giovanni Paolo II, ci ha donato alcuni preziosi regali: esempi recenti e forti di zelo missionario. Due settimane or sono ha canonizzato i fondatori di due società missionarie, san Daniele Comboni della Società Missionaria Comboniana e sant' Arnold Janssen della Società Missionaria del Verbo Divino. Ha anche canonizzato san Joseph Freinademetz, verbita, attivo in Cina, ed oggi, ha beatificato Madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Missionarie della Carità.
Missionari, uomini e donne, lasciano le loro famiglie e i loro paesi per terre lontane. Come stranieri, essi devono imparare culture diverse e adattarsi a nuove situazioni di vita. Affrontano difficoltà, e perfino ostilità, con nessun altro scopo che portare il Vangelo a coloro a cui sono inviati: le loro nuove sorelle, i loro nuovi fratelli. Fanno proprio il desiderio di Gesù; vogliono soddisfare la sete di Cristo.
I sacrifici dei missionari hanno posto le basi della Chiesa in Cina e ad Hong Kong. Hanno irrigato la vigna di Dio con il loro sudore e il loro sangue. Ed ancora oggi la nostra diocesi si affida al loro sostegno. Che Dio li benedica e li ricompensi.
La diocesi ha dimostrato la sua crescente maturità partecipando alla missione ad gentes (in paesi stranieri). La nostra Associazione dei Laici Missionari Cattolici (Catholic Lay Missionary Association) è stata fondata nel 1988 e conta 21 membri che si sono recati in missione in Africa e in Cambogia. Quest'anno il nostro primo sacerdote diocesano, Padre Kam Po-wai , è stato destinato in missione in Tanzania come nostro rappresentante.
Quando St. Joseph Freinademetz ha chiesto al suo vescovo il permesso di seguire la propria vocazione missionaria, il vescovo ha risposto: "Come vescovo di Bressanone la mia risposta è no, ma come vescovo della Chiesa Cattolica rispondo sì; va', figlio mio, e sii un buon missionario". La nostra diocesi soffre per penuria di sacerdoti, ma dobbiamo essere comunque grati a Dio per averci reso partecipi dell'avventura missionaria della Chiesa. Ci ricompenserà con una moltitudine di vocazioni nella nostra diocesi.
L'esempio delle nostre sorelle e dei nostri fratelli che lasciano la missione per recarsi all'estero ci incoraggia ad assumere con serietà ancora maggiore il nostro ruolo di missionari. La Chiesa non è un club privato. Pertanto, quando nelle nostre chiese preghiamo e cantiamo, non dovremmo mai dimenticarci dei nostri fratelli che all'esterno vagano nell'oscurità. Nostro Signore vuole che anch'essi si uniscano a noi. E noi non dovremmo aver pace finché essi non sono con noi.
Ogni volta che osservo la nostra città dell'alto o guardo alle migliaia di finestre illuminate nella notte, dico al Signore: "La famiglia che mi hai affidato è enorme, come posso farcela?" Credo allora di sentire la Sua voce rispondere: "Joseph, mi ami tu? Pasci le mie pecorelle!" Sorelle e fratelli, non sentite anche voi la stessa voce che vi chiama per nome?
Joseph Zen
Vescovo
Giornata Missionaria Mondiale 2003
24/10/2004