01/07/2025, 14.17
THAILANDIA
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Bangkok: la premier Shinawatra accetta le dimissioni, l’opposizione chiede elezioni

La leader del Pheu Thai si è fatta da parte dopo la sospensione imposta dalla Corte costituzionale, che ha considerato la telefonata con l'ex premier cambogiano Hun Sen come possibile violazione etica. Nel frattempo si è aperta anche l'udienza che vede coinvolto il padre Thaksin. Il Partito popolare guidato da Natthaphong Ruengpanyawut chiede lo scioglimento del Parlamento per restituire la parola agli elettori, ma questa mattina è stato approvato anche un rimpasto di governo. Vacante il ruolo di ministro della Difesa.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – “Accetto con rispetto la decisione della Corte e da questo momento cesso di esercitare le mie funzioni”. Con queste parole la premier della Thailandia Paetongtarn Shinawatra ha confermato la rinuncia a guidare il governo, aggravando la crisi politica che si è aperta nelle scorse settimane a seguito della diffusione di una telefonata tra la premier e l’ex primo ministro della Cambogia, Hun Sen. “Mi scuso per quanto accaduto – ha aggiunto Paetongtarn in riferimento alla registrazione– ma il mio intento era lavorare per il Paese e proteggere la sovranità nazionale”.

La telefonata, intercorsa il 15 giugno nel tentativo di ridurre le tensioni alla frontiera con la Cambogia, si è trasformata in un boomerang, perché la premier, oltre a rivolgersi a Hun Sen con l'appellativo di “zio” (segnale dei legami stretti tra le due famiglie, ha anche criticato un alto comandante dell’esercito thailandese, accusato di fomentare il malcontento sul confine per favorire l’opposizione. 

A presentare il ricorso alla Corte sono stati 36 senatori, che accusano la premier di comportamento disonesto e violazione degli standard etici previsti dalla Costituzione. Oggi la Corte (che più volte è intervenuta per sciogliere i governi guidati dai membri della famiglia Shinawatra) ha accolto all’unanimità la petizione, e con sette voti contro due ha deciso la sospensione immediata della premier. 

Nel frattempo, a guidare il governo come premier ad interim sarà Suriya Juangroongruangkit, 70 anni, attuale ministro dei Trasporti, con una lunga esperienza politica alle spalle. Inoltre, in un rimpasto deciso prima della sospensione, Paetongtarn è stata confermata ministra della Cultura, e quindi potrebbe partecipare alle riunioni di governo una volta prestato giuramento il 3 luglio, ma la stessa premier non ha commentato questa eventualità.  Lo stesso giorno si riunirà anche il Parlamento, ma non potrà votare una mozione di sfiducia finché la premier risulta sospesa dal suo ruolo in attesa di giudizio. Nel rimpasto di governo, approvato dal re, era rimasto vacante il ruolo di ministro della Difesa, nonostante le continue tensioni al confine con la Cambogia

Il futuro politico della leader del partito Pheu Thai da cui proviene Shinawatra si fa sempre più incerto, mentre gli osservatori concordano che le possibilità di sopravvivenza del governo siano vicine allo zero. Il ritiro del sostegno da parte del partito Bhumjaithai – seconda forza della coalizione – nei giorni scorsi aveva lasciato il governo con una maggioranza parlamentare estremamente fragile. 

L’opposizione, guidata dal Partito popolare, ha iniziato a chiedere che si tengano elezioni per risolvere la crisi politica. Il leader Natthaphong Ruengpanyawut oggi ha dichiarato che l’attuale crisi politica dimostra la necessità urgente di un governo legittimo, stabile e capace. L’unico modo per ristabilire la fiducia pubblica, ha aggiunto, è indire nuove elezioni che restituiscano il potere al popolo. Ha inoltre respinto l’uso della “guerra legale” per rimuovere gli esponenti politici, in particolare attraverso accuse vaghe affidate alla discrezione della Corte costituzionale, vicina agli ambienti filo-monarchici e filo-militari.

Intanto, la Commissione nazionale anticorruzione ha aperto una seconda inchiesta contro Paetongtarn, sulla base della stessa telefonata, che potrebbe portare a un procedimento davanti alla Corte suprema con l’ipotesi di una sua definitiva esclusione dalla politica.

Nel frattempo, il padre della premier, Thaksin Shinawatra – considerato il vero stratega del governo – deve affrontare due procedimenti giudiziari: uno per lesa maestà, legato a un’intervista rilasciata nel 2015, e un altro sulla legittimità del suo lungo ricovero ospedaliero dopo il rientro in patria nel 2023, che gli ha evitato l’ingresso in carcere.

La crisi riporta ancora una volta alla luce la frattura storica tra la dinastia Shinawatra e l’establishment monarchico-militare che controlla gli snodi decisionali del Paese. Da oltre vent’anni, questa contrapposizione ha generato colpi di Stato, sentenze politiche e rimozioni forzate, e ora potrebbe aprirsi una nuova fase di instabilità politica in Thailandia, anche se i colpi di Stato sono diventati giudiziari e non più militari.

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