10/11/2022, 12.14
INDIA
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Bengaluru: un'altra maxi-statua per la propaganda del Bjp

Una struttura in bronzo alta 33 metri in onore del condottiero che ha fondato la città. Da anni il partito nazionalista del primo ministro Narendra Modi costruisce enormi (e costosi) monumenti. Più volte la popolazione locale si è opposta.

Bengaluru (AsiaNews) - Domani il primo ministro indiano Narendra Modi inaugurerà una statua di Nadaprabhu Kempegowda, condottiero considerato il fondatore di Bengaluru (Karnataka). Alta circa 33 metri e chiamata “Statua della Prosperità” dalle autorità locali, è “la prima e la più alta statua in bronzo di un fondatore di una città secondo il World Book of Records. Con i suoi 108 piedi, simboleggia la visione di una città globale”, ha twittato nei giorni scorsi il primo ministro del Karnataka, Basavaraj Bommai. 

Il progetto, che comprende un parco tematico, è costato al governo 840 milioni di rupie (10,3 milioni di euro) ed è stato preceduto dalla raccolta di “fango sacro” (Mruthike) in centinaia di villaggi locali da parte di 21 veicoli speciali e che oggi è stato mescolato con la terra alla base di una delle colonne della struttura architettonica.

Ma negli ultimi anni il governo guidato dal Bharatiya Janata Party (Bjp) ha più volte utilizzato simboli e personaggi legati all’induismo e alla lotta contro le forze straniere per rafforzare la propaganda nazionalista. 

A settembre il premier Modi ha inaugurato la statua di Subhas Chandra Bose, un eroe dell’indipendenza indiana che si è opposto al dominio coloniale britannico ma che è anche una figura controversa per i legami che aveva stretto con la Germania nazista e il Giappone durante la Seconda guerra mondiale. Il Bjp ha elogiato la figura di Bose minimizzando l’apporto all’indipendenza del Mahatma Gandhi e del primo ministro Jawaharlal Nehru, due figure le cui eredità sono legate al partito del Congress, il principale partito di opposizione.

La pratica di inaugurare statue sempre più alte è attiva soprattutto negli Stati governati dal Bjp. A febbraio di quest’anno a Hyderabad è stata costruita una statua del filosofo vissuto nell’XI secolo Ramanajucharya, richiamando l’armonia e la fratellanza universale, poiché l’intellettuale aveva lottato contro l’ingiustizia sociale della divisione in caste. Un’inchiesta locale aveva poi svelato che la preziosa struttura metallica, costata 1,35 miliardi di rupie (oltre 16,6 milioni di euro) era di fabbricazione cinese.

O ancora, nel 2018 era stata eretta una statua alta 182 metri di Sardar Vallabhai Patel in segno di “unità”. Ma oltre 75mila tribali avevano protestato contro il governo perché la loro terra era stata sottratta loro senza un compenso adeguato. Un episodio simile ha avuto luogo a novembre 2020 con la costruzione della "Statua della pace" in Rajasthan: la cerimonia di inaugurazione aveva coinciso con proteste anti-governative a causa degli alti livelli di disoccupazione.

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