Card. Zenari: nessuna conferma sul ritrovamento di p. Dall’Oglio
Ad AsiaNews il nunzio a Damasco sottolinea che, al momento, non si hanno notizie certe. Da ore si rincorrono voci del rinvenimento di un corpo in una fossa comune vicino Raqqa, vestito in abiti religiosi e riconducibile al gesuita romano. Anche la famiglia manifesta dubbi. Mons. Mourad: “La sola certezza è che la figura di p. Paolo è ancora molto importante fra i cristiani siriani”.
Milano (AsiaNews) - “Non sono in grado di confermare la veridicità o meno della notizia”. È quanto sottolinea ad AsiaNews il nunzio apostolico a Damasco, il card. Mario Zenari, commentando la notizia di queste ore del (presunto) rinvenimento del cadavere di p. Paolo Dall’Oglio. Ieri, infatti, sarebbe emerso in una fossa comune nel villaggio di Frousia, nei pressi di Raqqa (Siria), un tempo roccaforte dello Stato islamico (SI, ex Isis), il corpo di un uomo in abiti religiosi. E l’ipotesi è che possa trattarsi del gesuita romano scomparso il 29 luglio 2013, mentre stava trattando la liberazione di alcuni ostaggi, sebbene diverse fonti in Siria e in Italia invochino prudenza. “Da 13 anni mi occupo della sorte di P. Paolo Dall’Oglio - aggiunge il porporato - e non sono così facile a credere subito a qualsiasi notizia!”.
A dare conto del possibile ritrovamento di cui si rincorrono voci e smentite, è stata una fonte cattolica di Qamishli, nel nord della Siria, poi rilanciata da diversi organi di stampa. Tuttavia, le indicazioni - come le notizie - sono ancora sommarie e si dovrà attendere la procedura di identificazione del cadavere. La stessa procura di Roma, competente in Italia per territorio, mostra cautela affermando che “non risulta” al momento sia stato ritrovato; al tempo stesso la sorella Francesca Dall’Oglio avanza dubbi spigando che p. Paolo era abituato a viaggiare in abiti “civili”, non religiosi come annunciato.
AsiaNews ha raggiunto anche mons. Jacques Mourad, arcivescovo siro-cattolico di Homs, Hama e Dabek, membro della comunità di Mar Musa fondata da p. Paolo Dall’Oglio ed egli stesso ostaggio dello Stato Islamico nel 2015, poi liberato dopo più di quattro mesi. “Al momento non vi sono certezze sul ritrovamento - racconta - ma solo voci sui social, per questo non ci è possibile garantirne l’attendibilità”. Certo, prosegue, sarebbe “importante” dare “risposte certe” ai cristiani siriani sulla sorte del religioso, uno degli oltre 100mila desaparecidos del conflitto siriano spariti nel nulla. “Bisogna mantenere un atteggiamento di prudenza, perché non possiamo costruire una notizia - avverte il prelato - su un post sui social, non ci sono elementi chiari, non ci sono nomi, non ci sono organizzazioni internazionali che garantiscano sull’attendibilità. Non vi è nulla di certo - conclude - se non che la figura di p. Paolo è ancora molto importante e viva fra i cristiani siriani, che vorrebbero sapere cosa gli è capitato”.
P. Paolo Dall’Oglio, gesuita romano e fondatore della comunità di Deir Mar Musa al-Habashio, nel nord, a circa 80 chilometri da Damasco, avrebbe compiuto 70 anni lo scorso 17 novembre. Nato a Roma nel 1954, alle spalle anni di missione nel Paese arabo, egli è scomparso il 29 luglio 2013 e di lui non si sono più avute notizie certe, sebbene in passato si siano moltiplicate voci sulla sua condizione anche se nessuna di queste si è mai rivelata attendibile. Ricordando la sua missione, il nunzio apostolico a Damasco card. Mario Zenari ha parlato di “voce coraggiosa” che “manca” e che “probabilmente dava fastidio a qualcuno” e per questo hanno fatto tacere.
Le ultime tracce del religioso di origine italiana conducevano a Raqqa, all’epoca roccaforte del “Califfato” in Siria. Figura carismatica del dialogo islamo-cristiano, il religioso è scomparso nella notte tra il 28 e il 29 luglio del 2013 dopo essere penetrato nel quartier generale dell’Isis per un confronto e per perorare la liberazione di diversi ostaggi - anche cristiani - in mano jihadista. Al gesuita romano si aggiungono i due vescovi di Aleppo: il siro-ortodosso mons. Yohanna Ibrahim e il greco-ortodosso mons. Boulos Yaziji, di cui non si hanno notizie dal 22 aprile 2013, rapiti nella località di Kafr Dael. Secondo alcuni testimoni trattavano la liberazione di p. Michel Kayyal e p. Maher Mahfouz, sequestrati nel febbraio dello stesso anno. Giunti a un posto di blocco, l’auto è stata affiancata da uomini armati che hanno sparato uccidendo l’autista. Di come continua in Siria il cammino tracciato da p. Dall'Oglio aveva parlato nei mesi scorsi in un incontro organizzato al Centro Pime di Milano p. Jihad Youssef, che ne ha raccolto l’eredità alla guida della comunità monastica siriana (clicca qui per vedere il filmato integrale) rilanciando un messaggio di incontro e testimonianza attuale ancora oggi.