29/06/2019, 08.05
SINGAPORE
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Cattolico e gay: la testimonianza di un fedele di Singapore

“Molte volte mi sono trovato respinto e a disagio, ma sono accudito, cercato e amato da questa Chiesa imperfetta”. Per la Chiesa, quanti hanno tendenze omosessuali devono essere accolti “con rispetto, compassione, delicatezza”. Come gli eterosessuali, i gay sono chiamati a vivere vite caste e sante.

Singapore (AsiaNews/Catholicfamily.org.sg) – Cosa significa essere cattolici e allo stesso tempo omosessuali? È il tema di una testimonianza, che la Commissione per la Famiglia dell’arcidiocesi di Singapore ha pubblicato ieri sul proprio sito web. Presentato in forma anonima, il racconto illustra il percorso di fede di un cattolico singaporiano che prova attrazione verso persone del suo stesso sesso. Ciò nonostante, egli continua a vivere in “una Chiesa che si prende cura e ama le sue pecore, che siano nere o rosa”.

In una breve introduzione, la Commissione arcidiocesana ricorda ai fedeli alcuni insegnamenti della Chiesa cattolica in materia di omosessualità. In particolare, sottolinea che uomini e donne con “tendenze omosessuali profondamente radicate” devono essere accolti dalla comunità “con rispetto, compassione, delicatezza” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2358). “Come ogni altra persona – si legge nella premessa – anche quanti presentano tendenze omosessuali sono chiamati a vivere vite caste e sante, perché possono farlo”. La Chiesa distingue tra avere un'inclinazione omosessuale o attrazione verso lo stesso sesso (che non è di per sé un peccato) ed impegnarsi in atti omosessuali (cosa contraria alla virtù della castità). La Chiesa insegna che ogni persona è figlia di Dio. Questa verità definisce l'identità e la dignità di tutte le persone, a prescindere dal genere e dall'orientamento sessuale.

Pregiudizi ed incomprensioni reciproche spesso creano divisioni tra cattolici ed omosessuali. “Eppure, io incarno entrambe le identità”, afferma D. all’inizio della sua testimonianza. “Identità. È qualcosa con cui faccio fatica? Sì – prosegue –. Principalmente, lotto con identità e solitudine. Ma sono sicuro che questo non è un problema solo della comunità LGBTQ. È vero che posso trovare ascolto tra i miei amici gay e anche all'interno della comunità/ministero della Chiesa, di cui faccio parte da molti anni. La difficoltà è riuscire a dire come stanno le cose, senza filtri. Filtro quello che dico tra amici gay che non sono esattamente in grado di comprendere le posizioni della Chiesa; filtro quando sono tra amici cristiani che cercano di capirmi ed essere presenti per me, ma non sanno della paura che provo al solo parlare della mia sessualità”. “Temo di spegnermi, se dovessi perdere il mio posto nella comunità e l'opportunità di lavorare nel ministero”, aggiunge.

L’incontro con una associazione cattolica internazionale ha però rappresentato una svolta per la vita di D. Courage è un ministero di sostegno confidenziale, spirituale e pastorale che aiuta uomini e donne con tendenze omosessuali a vivere vite caste in comunione, verità e amore. I membri di Courage partecipano a regolari incontri di preghiera, riflessione e condivisione personale. In questo modo, essi crescono insieme in fede e discepolato e si sostengono a vicenda nel cammino spirituale. “Courage è stato una manna dal cielo – dichiara D. –. Ora provo a vivere pienamente i principi fondamentali della castità cristiana. So di essere un'opera di Dio che è in corso con la Sua grazia. È passato più di un anno. Dire che sono a casa è un eufemismo. Sono accolto, accettato e sostenuto da Dio e da altri, affinché io viva meglio la fede cristiana”.

Courage – racconta D. – ha cambiato la mia prospettiva sulla vita; mi ha mostrato che devo solo essere me stesso nella pienezza della realtà in cui vivo la mia vita, e dove può realizzarsi il mio santo desiderio di aspirare, sforzarmi e cercare di essere quel figlio di Dio che sono veramente e giustamente. Tuttavia, Courage non ha cambiato la mia prospettiva sulla Chiesa. Ho sempre creduto e vissuto in una Chiesa che si prende cura e ama le sue pecore, per quanto nere o rosa. Molte volte mi sono trovato respinto, a disagio per parole del prete, del vescovo o del papa, così come per le azioni di quanti sono nel mio ovile. Ma ho trovato in misura uguale, e forse maggiore, che sono interamente accudito, cercato e amato da questa Chiesa imperfetta”.

(Photo credit: Roman Catholic Archdiocese of Singapore, Facebook page).

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