14/03/2023, 08.50
UCRAINA-RUSSIA
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Chiesa ortodossa: ucraini e russi si scontrano sulle Grotte di Kiev

di Vladimir Rozanskij

Le autorità ucraine avevano ordinato l’espulsione dei monaci fedeli al patriarcato di Mosca. Kiev vuole che la giurisdizione moscovita si faccia da parte. La “Lavra” è la più antica istituzione monastica dell’Ortodossia russa. Il suo destino legato agli esiti della sanguinosa invasione russa.

Mosca (AsiaNews) – I fedeli della Chiesa ortodossa russa storicamente legata a Mosca (Upz) sono scesi in piazza a Kiev per chiedere di annullare l’espulsione dei monaci dalla locale “Lavra delle Grotte”. L’amministrazione dell’istituzione, di proprietà dello Stato ucraino, aveva imposto a tutti i membri della Upz di lasciare il territorio monastico entro il 29 marzo, a causa della cessazione del contratto, come risulta dall’avviso del direttore generale Aleksandr Rudnik, pubblicato anche sul sito ufficiale della Lavra, anche se poi rimosso.

Nella lettera si ricorda che l’accordo era in vigore dal 2013, per l’usufrutto gratuito degli edifici di culto e delle altre strutture a essi legate. Rudnik cita poi le conclusioni del gruppo di lavoro interministeriale, e la lettera del ministero della Cultura del 9 marzo, in cui si afferma che la comunità dei monaci avrebbe violato le condizioni di utilizzo delle proprietà dello Stato. Viene ricordato anche il decreto del presidente ucraino Zelenskyj, che impone sanzioni personali ai rappresentanti di tutte le associazioni religiose legate alla Russia.

Dal patriarcato di Mosca giungono una serie di accuse, che paragonano i politici ucraini ai “funzionari sovietici degli anni Sessanta” e protestano che non vi sono veri motivi giuridici per lo sfratto, legato solo alle “manie distorte” della dirigenza ucraina, come afferma il presidente del Dipartimento sinodale per la cultura della Chiesa russa, il metropolita Kliment.

Il patriarca Kirill si è addirittura appellato al papa Francesco e al segretario generale dell’Onu Guterres, per “impedire la cacciata dei monaci” dalla Lavra. Ha ricordato ancora la grande “unità dei popoli russo, ucraino e bielorusso”, che proprio a Kiev hanno la loro comune origine, che “si può ritrovare scolpita sulle pareti del monastero delle Grotte”.

Il ministro della Cultura di Kiev, Aleksandr Tkacenko, ha risposto alle accuse e alle proteste di piazza intervenendo in una trasmissione televisiva, dove ha fatto marcia indietro sull’ultimatum e ha assicurato che “i monaci potranno rimanere nella Lavra, a determinate condizioni, e comunque non vi sarà alcuna azione di forza nei confronti dei monaci”. La decisione sull’eventuale rinnovo dell’accordo, secondo il ministro, “permetterà ai monaci di decidersi sulle modalità con cui intendono rimanere nella Lavra”.

Tkacenko ha detto di aver parlato direttamente con tutti, anche con diversi sacerdoti che sono passati dalla Chiesa Upz a quella autocefala ucraina Pzu, che si adoperano per ottenere tale condizione anche dai monaci. “In ogni caso non costringeremo nessuno, noi siamo un Paese democratico”, ha concluso il ministro. Secondo Kiev, se la giurisdizione moscovita si farà da parte, tutti i religiosi presenti potranno continuare a vivere e celebrare secondo le proprie tradizioni, sotto il controllo e la protezione dello Stato ucraino.

Il monastero delle Grotte di Kiev è la più antica istituzione monastica dell’Ortodossia russa, risalente alla metà dell’XI secolo sotto il principato di Jaroslav il Saggio, figlio del principe-battezzatore Vladimir il Grande. Secondo le tradizioni, il primo eremita Antonij aveva scelto una grotta vicina al fiume Dnipro, tornando in patria dopo anni di esperienza monastica al monte Athos, e attorno a lui altri asceti hanno occupato le grotte adiacenti. Alla fine è stato scelto tra loro il monaco Feodosij, che ha riunito tutti nella grande comunità che dalla collina di Kiev si dispone sul sentiero delle Grotte fino al fiume.

Anche dopo la distruzione della città da parte dei tartari nel 1240, i monaci sono rimasti sempre nelle Grotte, fino al periodo sovietico, quando Mosca ha trasformato la Lavra in un museo. Dopo la fine dell’Urss, l’amministrazione è rimasta nelle mani dello Stato ucraino, e nelle celle monastiche hanno trovato posto religiosi di tutte le giurisdizioni ortodosse, sotto la guida ufficiale dei chierici del patriarcato di Mosca. Dopo tante divisioni e conflitti, nel pieno della sanguinosa invasione russa, il destino della grande Lavra si staglia come profezia del futuro della Russia e dell’Ucraina.

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