12/01/2023, 11.00
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Da un farmaco giapponese speranze per la cura dell'Alzheimer

di Guido Alberto Casanova

Sviluppato dalla casa farmaceutica Eisai è stato approvato dalla FDA negli Stati Uniti e sarà disponibile sul mercato americano già da questo mese. Secondo i test non agirebbe sui sintomi della malattia, ma sulle sue cause rimuovendo i depositi di betamiloide. Non tutto il mondo scientifico è però persuaso che concentrarsi su questa proteina produrrà effetti. Il nodo dei costi e delle coperture da parte delle assicurazioni sanitarie.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - La strada per sconfiggere l’Alzheimer è ancora lunga, ma proprio per questo ogni piccolo progresso va considerato un grande traguardo. Qualche giorno fa la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha approvato il lecanemab, un farmaco che agisce contro la malattia neurodegenerativa rallentandone la progressione. Lecanemab, sviluppato dalla casa farmaceutica giapponese Eisai congiuntamente col suo partner statunitense Biogen, sarà disponibile già da questo mese nel mercato statunitense col nome di Leqembi.

Haruo Naito, l’amministratore delegato di Eisai, ha detto che la società punta a presentare quanto prima la domanda per ottenere l’approvazione anche in Giappone, Europa e Cina. Idealmente, la speranza è che il prodotto venga approvato entro il 2023.

Secondo i risultati dei test clinici presentati lo scorso settembre dai produttori, il trattamento rallenta del 27% l’avanzamento della malattia. Questo dato è stato ottenuto basandosi sul Clinical Dementia Rating, una scala numerica usata per quantificare la gravità del danno indotto dalla malattia in aree come la memoria, l’orientamento, il giudizio, la capacità di risolvere problemi e la cura personale. Lo studio condotto durante la fase 3 sui 1800 pazienti che hanno acconsentito alla cura sperimentale ha infatti messo in luce che - se somministrata durante i primi stadi della malattia - il lecanemab può rallentare il declino delle funzioni cognitive.

L’FDA approvando il farmaco ha detto che si tratta di un “importante passo in avanti nella lotta per curare la malattia di Alzheimer”. Contrariamente ad altre opzioni disponibili, lecanemab non interviene sui sintomi della malattia ma agisce sulle cause stesse. Il principio su cui si basa la cura elaborata da Eisai e Biogen infatti è quello andare a rimuovere i depositi della proteina nota come betamiloide, il cui accumulo sui tessuti cerebrali sarebbe da collegare all’avanzamento della malattia.

Non tutti però si dicono persuasi della soluzione. Secondo quanto riportato a Reuters dal dottor Kristian Steen Frederiksen, direttore dell’unità di sperimentazione clinica dell’Università di Copenhagen, l’Alzheimer è una malattia estremamente complessa ed “è improbabile che il betamiloide sia l’unico fattore in gioco”. Per questo motivo, “focalizzarsi solo su questo obiettivo è improbabile che produca effetti su larga scala”.

Lecanemab non è la prima terapia sviluppata da Eisai e Biogen. Nel dicembre 2021 le due case farmaceutiche avevano presentato un prodotto simile che era stato commercializzato negli Stati Uniti col nome di Aduhelm. Tuttavia, i dissensi scientifici sulla sua efficacia e la decisione da parte dell’assicurazioni sanitaria federale di non coprire il costo del farmaco (il cui prezzo annuale era di 56.000 dollari) hanno decretato il fallimento di Aduhelm negli Stati Uniti, mentre in Giappone non è nemmeno stato approvato.

Naito spera che ora le cose possano andare diversamente e che le autorità statunitensi questa volta decidano di includere il trattamento nell’assicurazione sanitaria. Per rendere il nuovo farmaco più accessibile, il prezzo di Leqembi è stato fissato intorno ai 26.500 dollari l’anno. In Giappone, invece, l’iter per l’approvazione dovrebbe cominciare il prossimo marzo ed Eisai si è detta disponibile a discutere il costo con le autorità giapponesi per permetterne l’introduzione nel sistema sanitario del Paese.

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