06/08/2025, 09.06
FILIPPINE
Invia ad un amico

Dare ‘speranza’ ai detenuti: la missione dei laici francescani di Manila

di Santosh Digal

Nell’anno giubilare un gruppo di 12 cattolici promuove la pastorale nelle carceri. “Mission in Prison” vuole dare ai detenuti “speranza e fede che Dio li ama anche nei momenti più bui”. Il progetto guidato da Manuben, egli stesso ex detenuto che vuole “rendere la prigione un luogo di preghiera”. 

Manila (AsiaNews) - Testimoniare la carità, e la “speranza” cristiana nell’anno giubilare indetto da papa Francesco, nelle carceri delle Filippine incontrando detenuti privati della libertà e mostrando loro una via per cominciare a ricostruire il futuro. È l’impegno di 12 laici cattolici dell’arcidiocesi di Manila, membri dell’Ordine francescano secolare (Ofs), nel novero del programma “Missione in carcere” promosso nel 2017 e ripreso con rinnovato vigore dopo l’interruzione per la pandemia di Covid-19. “Siamo tornati solo l’anno scorso, nel 2024” ha spiegato ad AsiaNews Artemio B. Manuben Jr., francescano laico. Il leader cattolico, assieme ai membri del suo team, anch’essi francescani, provengono dalla parrocchia di Nuestra Señora de la Soledad a Binondo, parte dell’arcidiocesi della capitale. P. Daniel Voltaire B. Hui, parroco della parrocchia di Nuestra Señora de la Soledad, sostiene i francescani in questo impegno pastorale.

“Mission in Prison”, prosegue, mira a dare ai detenuti “la speranza e la fede che Dio li ama anche nei momenti più bui” e che che “le loro sofferenze possano trasformarsi in benedizioni, la tristezza in gioia e l'oscurità in luce”. “Alcuni di loro li abbiamo incontrati durante la catechesi di strada. Fra questi vi era una donna, Anabelle Torres, che andavamo sempre a trovare in prigione. È stata rilasciata dopo un anno e mezzo e si è unita a noi come catechista francescana” ha raccontato Manuben, egli stesso ex detenuto. Ora la donna aiuta i francescani laici a cucinare per quanti vivono per la strada, insieme agli altri senzatetto che hanno aiutato il gruppo. Ve ne sono anche altri che il gruppo conosceva, aggiunge, che “hanno saputo cambiare la loro vita dopo essere stati in prigione”.

Torres ha stravolto la sua vita per Dio, dopo una fase di profonda criticità. Per questo motivo è stata invitata a condividere la propria testimonianza, all’insegna della speranza, durante l’apertura dell’Anno Giubilare dalla Chiesa dell’arcidiocesi di Manila. Nell’occasione la donna ha rivelato la preghiera che era solita recitare durante le lunghe giornate trascorse in cella: “Signore, dammi un’altra possibilità per cambiare la mia vita”.

Il team di francescani laici visita con regolarità una prigione cittadina della capitale. “Prima di farlo, abbiamo bisogno - confida Manuben - di una preghiera fervente affinché Dio tocchi prima noi, in modo che anche loro possano essere toccati. Siamo fortunati ad incontrarli. Visitiamo solo un distretto” identificato col nome di “polizia 11, Binondo, Manila”.

Il team incontra uomini e donne adulti, senza bambini presenti. Prima della pandemia, oltre 100 detenuti partecipavano al programma che Manuben e il suo team organizzavano durante il mandato dell’allora presidente Rodrigo Roa Duterte. Tuttavia, nell’ultimo periodo il numero è sceso e varia fra le 30 e le 50 persone. In questa missione particolare il gruppo deve affrontare numerose sfide, a partire da quella primaria della preparazione del cibo. “Prima della domenica, pregavamo sempre che Dio toccasse qualcuno affinché ci inviasse denaro per sostenere il programma alimentare” ha proseguito Manuben.

La seconda sfida è rappresentata dalla polizia responsabile del distretto. L’atteggiamento dei poliziotti varia: alcuni sono indifferenti e non offrono alcun sostegno. “Tuttavia, a volte riceviamo sostegno - sottolinea il leader cristiano - dagli agenti più disponibili. La terza sfida è la nostra salute. Mia moglie Liz e io stiamo attualmente affrontando dei problemi di salute”. E per questo, prosegue, “chiediamo sempre al Signore di concederci una salute ottimale affinché possiamo portare avanti la nostra missione per molto tempo. Queste persone hanno la possibilità di sperimentare la misericordia e l’amore di Dio”.

Ogni persona, anche e soprattutto chi è privato della libertà personale come i carcerati, dovrebbe avere “l’opportunità di pregare, contemplare (effettuare un esame di coscienza accompagnato da musica strumentale) e trovare la speranza di un ritorno a Dio”. Ecco perché, avverte Manuben, diventa fondamentale “rendere la prigione un luogo di preghiera”. “Speriamo - conclude - che un giorno possano ricevere anche i sacramenti della confessione e dell’Eucaristia”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Volontaria cattolica in missione di speranza fra i detenuti
24/03/2010
Papa: Cari detenuti, è il giorno del vostro Giubileo! Che oggi, dinanzi al Signore, la vostra speranza sia accesa
06/11/2016 11:15
Violenze, sovraffollamento, cure negate: raddoppiano le morti nelle carceri libanesi
09/06/2023 10:20
Con Erdogan al potere la popolazione carceraria turca cresciuta del 118%
17/10/2022 11:06
Nelle carceri israeliane 160 minori palestinesi
11/04/2022 09:22


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
I più letti
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”