28/04/2004, 00.00
corea del nord
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Dopo l'incidente di Ryongcheon, ora il rischio è la strage degli innocenti

di Pino Cazzaniga, PIME

Seoul (AsiaNews) - Un boato assordante, un polverone simile a un fungo atomico e poi un silenzio di morte, rotto solo dai gemiti dei feriti. Ingoiata in un baratro enorme la stazione ferroviaria, rasi al suolo gli edifici contigui e disastrati il 40% degli altri. L'aspetto esteriore del tragico incidente avvenuto il 22 aprile alla stazione ferroviaria di Ryongcheon nella Corea del nord è ormai ben noto. Le sue dimensioni umane molto meno, perché il silenzio seguito al fragore dell'esplosione non è stato rotto dall'urlo delle sirene delle autoambulanze che, fuori della capitale, o non ci sono o non riescono a circolare per mancanza di carburante. Distrutti anche gli ospedali, ora i feriti necessitano di tutto e non hanno niente: mancano non solo antibiotici e disinfettanti, ma anche bende e, in qualche caso, il sapone. E senza interventi rapidi, molti di loro moriranno.

La città di Ryongcheon, centro di una zona industriale, ha 123.000 abitanti. Di essi 27.000 vivono concentrati nella zona della stazione. Ora i senza tetto sono 8000. Il governo centrale ha immediatamente tagliato i collegamenti telefonici con la zona disastrata. Le prime notizie si sono avute da giornalisti cinesi di stanza nella città di Dantong, confinante con la Corea del nord.

Con tempestività eccezionale per un paese che tiene nascosto a lungo i suoi guai, l'agenzia stampa governativa ha informato il mondo 24 ore dopo l'incidente, chiedendo aiuti alla comunità internazionale. Secondo il comunicato ufficiale i morti sarebbero 161 e i feriti 1.300. Cifre decisamente provvisorie. Metà dei cadaveri sono corpicini di bambini che studiavano in un edificio scolastico adiacente alla stazione.

 

Errore umano o attentato terroristico?

La collisione di vagoni che trasportavano fertilizzante al nitrato di ammonio e gas liquido e un corto circuito avrebbero provocato l'immane esplosione. Cosi' ha comunicato l'agenzia governativa. L'incidente viene attribuito a trascuratezza e errore umano

Ma c'è una coincidenza che suscita sospetti All'alba dello stesso giorno dalla medesima stazione era passato il treno governativo che riportava in patria il "caro leader" Kim Jong-il da una visita "segreta" in Cina. Lo accompagnavano 40 membri del Partito dei Lavoratori (Comunista) e 60 tecnici. In tale contesto l'ipotesi di un attentato terroristico da parte di gruppi dissidenti è venuta in mente a molti. Il portavoce del governo di Seoul ha dichiarato infondata la diceria Si sapeva, infatti, che il leader nord-coreano era rientrato a Pyongyang nelle prime ore del mattino di quel giorno. Dello stesso parere è  il segretario di Stato americano Colin Powell. Parlando con un giornalista sud-coreano, ha detto : "Non ho alcuna prova che faccia pensare che si tratti di un atto terroristico o di qualcosa del genere. Sembra essere stato un incidente".

L'agenzia sud-coreana Yonhap dapprima ha fatto sua la tesi dell'incidente non programmato ma poi ha ridato vita al sospetto sulla base di un articolo del quotidiano di Hong Kong Sing Tao Dai. Secondo la testimonianza di alcuni abitanti della città cinese di Dantong, il treno su cui viaggiava Kim Jong-il avrebbe transitato il confine verso l'una del pomeriggio . Potrebbe trattarsi di un convoglio simile fatto viaggiare appositamente sulla medesima linea per depistare eventuali sabottatori.

Errore umano, disattenzione colpevole, va ripetendo il governo di Pyongyang e, quasi per dar corpo alla tesi, ha già fatto arrestare alcuni dipendenti delle fabbriche da dove è provenuto il carico esploso. Ma ci si puo' domandare se l'elemento umano si identifica solo con i poveri operai disattenti. C'è un errore umano remoto ben più grave, commesso dalla burocrazia di partito che ha pianificato l'economia del paese agli ordini del "grande leader" Kim Il-song, padre del "caro leader".

È risaputo che la rete ferroviaria della Corea del nord è antiquata e dissestata. Costruita dai giapponesi durante il periodo coloniale (1910-1945), non è mai stata modernizzata

  Senza interventi rapidi molti feriti moriranno

"Se non arriveranno subito aiuti massicci molti feriti moriranno", ha detto il dottor Stephen Linton della Fondazione Eugene Bell, che periodicamente visita il nord per fornire medicine e attrezzature ai sanatori per tubercolosi. "Nella Corea del Nord – ha aggiunto – ci sono molti medici, ma mancano le medicine e le attrezzature". Certo, a Pyongyang ci sono cliniche che non hanno nulla da invidiare ai migliori ospedali delle nazioni ricche dell'occidente, ma vi possono accedere solo gli militari e governativi di alto rango. .

"I gravi ustionati, osserva Linton, necessitano di immediato ricovero, di massicci trattamenti antibiottici, di fasciature, e anche di trapianti." A Ryongcheon gli ospedali sono andati distrutti e anche nelle altre città le condizioni ospedaliere sono misere, asseriscono volontari degli NGO: mancano disinfettanti e perfino il sapone. 

Negli anni '70 il sistema sanitario della Corea del nord era tra i piu' avanzati. Ma allora le attrezzature e i medicinali venivano fornite dai paesi europei del blocco comunista. Creare un potente sistema militare per la riconquista della parte meridionale della penisola è stato lo scopo principale dello sviluppo economico a nord del 38mo parallelo.

 

Catena di solidarietà internazionale.

Il governo nord coreano, come abbiamo accennato sopra, ha dato la notizia del grande disastro per chiedere aiuti alle organizzazioni internazionali. Parecchi governi hanno subito risposto all'appello, Stati Uniti compresi. Il portavoce del dipartimento di Stato Richard Bucher ha detto che gli Stati Uniti esprimono simpatia per le vittime e sono disposti ad aiutare il popolo nord-coreano per motivi umanitari.Particolarmente degni di attenzione sono gli atteggiamenti della Cina e della Corea del sud, per il loro significato politico oltre che per la dimensione umanitara.

Il governo cinese ha deciso di destinare 10 milioni di yuan (un milione di dollari US) per aiuti alle vittime del disastro e, dato che i confini tra Cina e Corea del nord non sono stati chiusi, ha subito inviato autocarri carichi di cibo, medicinali e attrezzature. Senza sottovalutare la dimensione umanitaria dell'offerta cinese non va sottaciuto il suo significato politico. Solo due giorni prima il prammatico ed educato presidente cinese Hu Jintao, con linguaggio diplomatico tipicamente orientale, ha fatto capire al "caro leader" nord coreano che l'aiuto cinese doveva essere ripagato con atteggiamento di flessibilità nei "colloqui a sei" per la soluzione del problema nucleare nella penisola.

Commovente la risposta della Corea del sud. Una coalizione di 90 gruppi civici e sindacati con base a Seoul sta raccogliendo denaro per i fratelli sofferenti del nord. L'associazione dei medici ha deciso di inviare nella zona sinistrata un'equipe di 110 medici con un offerta di un milione di dollari US. A livello politico lo scisma tra "falchi" e "colombe" nei confronti del Nord è stato messo da parte. Park Geun-hye, neo-presidente del Grande partito nazionale, notoriamente rigido nei confronti del nord, ha detto :"Esprimiamo le nostre profonde condoglianze alle vittime e uniremo le forze per aiutare i sofferenti". Suo padre, il presidente-dittatore Park Chung-hee (1960-79), ha costantemente seguito una politica dura verso la Corea del nord, che aveva paragonato a "un cane bastardo meritevole solo di bastonate" quando Kim Il-song aveva spedito dei "commandos" per assassinarlo. La figlia, invece, due anni fa ha visitato Pyongyang e ha avuto un colloquio con Kim Jong-il.

  Incredibile grettezza del governo di Pyongyang

Il primo ministro sudcoreano Goh Kun ha ordinato a tutti i ministeri competenti di accelerare l'azione di soccorso. "La cosa piu' importante, ha detto, è fare in modo che il materiale arrivi sul posto del disastro il piu' presto possibile". Non è cosa semplice. L'atteggiamento paranoico dei governanti del nord tenta di paralizzare lo zelo dei fratelli del sud.

Attraverso rappresentanti della Croce rossa, Seoul ha proposto al Nord di inviare i succorsi via-terra. Agli autocarri occorerebbero solo 4 ore per raggiungere il luogo del disastro. Pyongyang ha respinto la richiesta suggerendo la via del mare tra Inchon (Corea del sud) e Nampo (Corea del nord): 48 ore di tragitto piu' il tempo di attesa della nave di linea nord-coreana che attracca alla banchina di Inchon solo una volta alla settimana. Anche la proposta di inviare una nave-ospedale con attrezzature e personale medico è stata rifiiutata.

"Dato che ogni crisi puo' trasformarsi in un opportunità positiva, il leader nord-coreano dovrebbe aprire bene gli occhi per leggere il messaggio che viene dalla comunità internazionale. Se la calamità può contribuire a rompere l'ostinato isolamento del paese per farlo uscire dalla miseria, il tragico sacrificio degli abitanti di Ryongchon non sarà stato vano", si legge in un giornale di Seoul. Non possiamo che acconsentire

 

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