Ecologia, comunicazione e risorse umane saldano l’asse fra Tokyo e Asia centrale
Il Giappone guarda alla regione con progetti da 20 miliardi di dollari in cinque anni. Si rafforza la politica si soft power del Sol Levante nell’area. Per i centrasiatici i giapponesi sono “partner molto affidabili e orientati a risultati pratici”. Elementi fondamentali sono lo sviluppo del capitale umano, programmi formativi e amministrativi, standard tecnologici e alta qualità dei progetti.
Mosca (AsiaNews) - Lo scorso 20 dicembre si è concluso a Tokyo il primo summit “Asia centrale - Giappone”, con la partecipazione dei cinque presidenti della regione centrasiatica, che ha approvato una dichiarazione comune per indicare le tre priorità della collaborazione futura: l’ecologia sostenibile, la comunicazione e lo sviluppo delle risorse umane. Il Giappone ha espresso l’intenzione di realizzare dei progetti commerciali in Asia centrale per una somma di 3 mila miliardi di yen, circa 20 miliardi di dollari, entro i prossimi cinque anni.
Come commentano diversi esperti, il Giappone esercita una linea di soft power in Asia centrale da oltre 30 anni, dopo la fine dell’Unione Sovietica, con strumenti umanitari, culturali ed economici.
L’incontro recente ai massimi livelli segna comunque una svolta, che dimostra come Tokyo stia cercando di rafforzare la sua presenza in una regione che sta diventando sempre più importante negli equilibri geopolitici mondiali, offrendo un modello di collaborazione più articolato e approfondito. Resta da vedere quanto i giapponesi riusciranno a inserirsi nei giochi di ruolo in Asia centrale, considerando la grande concorrenza già in corso tra Russia e Cina, e alle spalle con l’America e l’Europa, come sottolinea anche un servizio di Deutsche Welle.
Il significato strategico dell’ultimo summit è evidente nel suo carattere istituzionale, come ritiene il professor Timur Dadabaev, titolare della cattedra di relazioni internazionali presso l’università giapponese di Tsukuba. Egli ricorda che il Giappone è stato un pioniere in questa direzione, uno dei primi Paesi a usare la formula della “diplomazia della Via della seta”, e in realtà il formato “Asia centrale-Giappone” era stato inaugurato nel 2004, anticipando i tanti summit del formato “5+1” che i centrasiatici hanno poi sviluppato con tanti altri partner mondiali. Ora, da semplice meccanismo diplomatico, l’incontro ha assunto una dimensione strategica a tutto campo.
Per l’Asia centrale questo significa una grande allargamento dello spazio di manovra e un rafforzamento della “multivettorialità”, il principio fondante della politica di questi Paesi. Per il Giappone questo apre alla possibilità di rafforzare una presenza a lungo termine nella regione, focalizzandosi sulle catene sostenibili dei trasporti, della transizione energetica, delle risorse critiche e del capitale umano. I centrasiatici hanno un’opinione molto positiva dei giapponesi, che considerano “partner molto affidabili e orientati a risultati pratici”, come osserva Mark Sariev, esperto del Kirghizistan per la sicurezza regionale.
A suo parere “i volontari giapponesi che operano nei nostri Paesi dimostrano un alto livello di adattabilità culturale, in poco tempo imparano la lingua kirghisa, le nostre tradizioni e si mettono perfino a suonare con i nostri strumenti nazionali”. Questo suscita sensazioni profonde nella società kirghisa, e si può dire che “nel nostro Paese non si registrano impressioni anti-giapponesi, al contrario l’opinione pubblica è orientata ad una intensificazione ulteriore della collaborazione”, spiega Sariev.
Anche Timur Dadabaev conferma che il soft power giapponese non si basa su pressioni ideologiche, ma sugli investimenti a lungo termine nei riguardi delle persone, delle conoscenze e delle pratiche istituzionali. Gli elementi fondamentali sono lo sviluppo del capitale umano, i programmi formativi e amministrativi, gli standard tecnologici e l’alta qualità dei progetti. Un altroesperto del Tagikistan, Sobir Kurbanov, ritiene che l’interesse principale dei giapponesi riguarda le terre rare, come del resto si può dire anche degli europei e degli americani, creando una importante concorrenza nella regione tra tutti i grandi protagonisti a livello internazionale. Secondo i commentatori, peraltro, il Giappone cerca di agire senza provocare tensioni e conflitti, ma in armonia e stretti rapporti, in particolare con l’Unione europea, per realizzare i piani più importanti per tutti i partner, come le infrastrutture sostenibili dei trasporti, l’energetica green e altre prospettive di sviluppo.
04/10/2023 13:18
13/05/2025 08:49





