24/05/2014, 00.00
CINA - VATICANO
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Fondare sulla roccia e non sulla sabbia le nostre aspettative per la Chiesa in China

di Sergio Ticozzi
I rapporti diplomatici fra Cina e Vaticano non si evolvono. Ma essi non sono nemmeno il problema più importante. Arresti, distruzioni e pressioni mostrano che la Cina ha ancora intenzione di controllare la Chiesa e le religioni. E' necessario creare un rapporto di fiducia, far comprendere a Pechino che la Santa Sede non è solo uno Stato, ma il centro della Chiesa cattolica. Ma vi sono anche problemi interni: la difficile riconciliazione fra le comunità, la formazione, le distanze fra vescovi e clero. Lo Spirito santo è il protagonista della missione: da ricordare oggi, nella Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina.

Hong Kong ( AsiaNews) - Quest'oggi si celebra la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, proposta da Benedetto XVI con la sua Lettera ai cattolici della Cina (2007). La Giornata coincide con la festa di Maria aiuto dei cristiani, che si venera nel santuario nazionale di Sheshan, vicino a Shanghai. Nonostante difficoltà e restrizioni, anche quest'anno i fedeli della diocesi di Shanghai hanno potuto organizzare un pellegrinaggio, nella vistosa assenza del loro vescovo Taddeo Ma Daqin, agli arresti domiciliari. Per aiutare la preghiera di questa Giornata, presentiamo un'analisi della situazione della Chiesa in Cina da parte di p. Sergio Ticozzi, missionario Pime, esperto sinologo e residente ad Hong Kong.

 

L'anno scorso in marzo, lo Spirito Santo ha donato alla Chiesa cattolica papa Francesco come sommo pontefice; nello stesso tempo, la Repubblica popolare cinese ha eletto Xi Jinping come suo presidente. La coincidenza ha creato grandi aspettative in molti cattolici sia in Cina che fuori, per i simili atteggiamenti e modi di amministrare dei due nuovi leader. Di fatto però, entrambi hanno dovuto affrontare problemi interni molto urgenti, per cui la problematica concreta della Chiesa cattolica in Cina finora non è stata presa da loro in speciale considerazione.

 Per quanto riguarda la sua vita interna, la situazione della Chiesa in Cina è caratterizzata, dal notevole impegno di molti del clero e dei fedeli nell'evangelizzazione e nella catechesi, ma anche dalle difficoltà per l'evangelizzazione stessa, per il processo di riconciliazione [fra comunità ufficiali e non ufficiali-ndr] e, soprattutto, per la mancanza di fiducia e di cooperazione ad ogni livello, soprattutto tra vescovi e sacerdoti e tra sacerdoti stessi.

Per quanto riguarda i rapporti esterni, invece, si registra una notevole tensione tra la Santa Sede e Pechino, causata dall'interruzione di ogni contatto dopo l'ordinazione episcopale illegale di Guo Jincai e dallo svolgimento dell'8° Assemblea nazionale dei Rappresentanti cattolici (fine 2010) e dalla situazione di stasi delle ordinazioni episcopali, dopo tre ordinazioni illegittime con scomunica nel 2011-12 e  la dichiarazione di Mons. Taddeo Ma Daqin di  ritirarsi da ogni incarico nell'Associazione patriottica il  7 luglio 2012, accolta con entusiasmo dai cattolici di Shanghai, ma che ha prodotto una forte reazione negativa delle autorità cinesi.  Questo ha fatto balenare all'orizzonte il pericolo di uno scisma.

Il 19 marzo 2014, Papa Francesco in un'intervista al "Corriere della Sera" ha dichiarato che vi è stato uno scambio di corrispondenza tra lui e Xi Jinping e che la Santa Sede ha allacciato dei contatti con il governo cinese. Questo ha suscitato grandi speranze ma anche forti apprensioni. Tali aspettative, positive o negative che siano, sono basate sui fatti o solo su emozioni?  Un fatto positivo da parte della Santa Sede sembra la nomina del Card. Pietro Parolin a segretario di Stato, che ha già una buona esperienza diplomatica con la Cina.

Ma da parte delle autorità cinesi, a prescindere da pochi commenti verbali positivi, i fatti rimangono sulla loro linea rigida di sempre e sulla posizione che "tocca al Vaticano correggere la sua posizione sbagliata".  Di fatto, continuano le restrizioni di azione per molti vescovi e sacerdoti; la costrizione a registrarsi per il clero non ufficiale; la demolizione in atto nel Zhejiang di croci e di chiese; la recente sottolineatura da parte della Pubblica Sicurezza dello stretto legame tra terrorismo e religione, ecc. L'intenzione e gli sforzi delle autorità cinesi di tenere le religioni sotto il pieno controllo del governo sono evidenti e persistenti. E anche a riguardo dei rapporti tra Roma e Pechino, la posizione più aperta che circola tra i funzionari cinesi è di permettere lo stabilirsi dei rapporti diplomatici con il Vaticano, ma non permettere ad esso di interferire in qualsiasi affare interno della Chiesa (avallare cioè solo i rapporti tra due Stati, non riconoscendo il Vaticano come la sede centrale della Chiesa cattolica).

Stando così la situazione, le speranze per una veloce soluzione dei conflitti tra la Chiesa e il governo in Cina tramite negoziati tra Roma e Pechino, specie a riguardo dell'elezione e ordinazione dei vescovi, sono basate sulla roccia o sulla sabbia? Tutti auspicano che si stabilisca un canale ufficiale tra la Santa Sede e il governo cinese  mediante il quale si possa trattare i problemi pratici che sorgono. Questo è indubbiamente positivo. Ma deve essere fatto con prudenza e senza fretta di trattare i rapporti diplomatici ad alto livello. Ci sono istanze fondamentali che devono essere risolte prima, quali: creare la fiducia vicendevole; spiegare la vera natura del Vaticano, che non è semplicemente un piccolo Stato ma la sede centrale di una Chiesa universale; chiarire la natura sacra dell'autorità del ministero dei vescovi, che non può essere data dal popolo e dallo Stato, ecc.

Va pure detto che anche se si raggiungesse il riconoscimento diplomatico, alla base esistono tanti problemi gravi nella Chiesa in Cina, come la riconciliazione, la formazione dei cattolici, la cooperazione, l'organizzazione appropriata delle diocesi, ecc., che [i rapporti diplomatici] non possono risolvere, perché la loro soluzione dipende solo dalla buona volontà dei singoli individui e dallo loro cooperazione. Occorre che siano loro a convincersi e impegnarsi per la soluzione.  Le nostre speranze per un futuro migliore della Chiesa in Cina, quindi, se vogliono essere realistiche, devono basarsi sul lavoro di conversione che lo Spirito Santo compie nel cuore delle persone. Questa è la roccia: ogni iniziativa umana deve scaturire dalla preghiera, dall'ascolto e dall'accettazione della Sua guida. 

 

 

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