20/06/2023, 10.40
BANGLADESH - MYANMAR
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Giornata del rifugiato: sempre più precarie le condizioni dei Rohingya a Cox's Bazar

di Sumon Corraya

L'UNHCR quest'anno come tema ha scelto "la speranza anche lontano dalla patria", ma la maggior parte dei profughi sono preoccupati per il futuro dei propri figli. In Bangladesh ricevono solo un'istruzione primaria, non hanno possibilità di lavorare e sono trattati come un peso. Negli ultimi mesi sono state ridotte le razioni alimentari, si è diffusa la dengue ed è aumentata la criminalità.

Dhaka (AsiaNews) - Da anni lontani da casa, senza possibilità di lavorare, dipendenti dagli aiuti stranieri e mal voluti dal Paese che li ospita. È la situazione di rifugiati Rohingya nel campo profughi di Cox’s Bazar, in Bangladesh, dove dal 2017 risiedono almeno 1,2 milioni di persone scappate dallo Stato birmano del Rakhine a causa delle persecuzioni dell’esercito. Dopo il colpo di Stato militare del primo febbraio 2021 il Paese è sprofondato nella guerra civile ed è sfumata qualunque possibilità di ritorno. Minoranza etnica di fede musulmana, i Rohingya sono stati nella pratica resi apolidi dai militari e dai precedenti governi birmani. Eppure il governo del Bangladesh sta facendo pressione affinché se ne vadano.

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra oggi, l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) ha scelto come tema “la speranza anche lontano dalla patria”.

Ma nel campo di Cox's Bazar molti sono preoccupati per il futuro dei loro figli: i più piccoli ricevono un’istruzione in lingua birmana negli asili gestiti dalle organizzazioni non governative, ma si tratta di un’istruzione solo di livello primario. Chi è arrivato da adolescente ora potrebbe frequentare l’università. "Viviamo come animali domestici. Dipendiamo dalla misericordia degli altri. Non possiamo uscire dal campo. È come una prigione. Se fossi in Myanmar, inizierei a lavorare in un'azienda o a fare affari. Potrei sfruttare i miei talenti per una carriera", ha detto ad AsiaNews Abu Bakkar, un giovane di 22 anni che vive nel campo 13 di Ukhila. Suo padre, Dil Mohammed, in Myanmar era un insegnante, ma ora è disoccupato. Per vivere entrambi dipendono dall’assistenza dell'UNHCR, del governo del Bangladesh e di alcune ong. 

Di recente le Nazioni unite, per mancanza di fondi, sono state costrette a ridurre ulteriormente le razioni alimentari, passando prima da 12 a 10 dollari al mese e poi da 10 a 8. A causa delle condizioni precarie alcuni Rohingya vengono coinvolti nelle reti criminali. Il Commissario per il soccorso e il rimpatrio dei rifugiati, Mohammad Mizanur Rahman, ha dichiarato ai media che il sostegno dei donatori è in continua diminuzione. Mai prima d'ora erano stati stanziati pochi fondi nell’arco di sei mesi. “I problemi nutrizionali di donne e bambini stanno aumentando. I Rohingya stanno lasciando il campo in cerca di cibo. Con la diminuzione degli aiuti, aumentano le attività criminali, come il contrabbando e il traffico di esseri umani e di conseguenza ci sono molti incidenti che minacciano la nostra sicurezza”. 

Anche le condizioni sanitarie nei campi sono disastrose: l’anno scorso è scoppiata un’epidemia di dengue, ma non sono noti i dati sulle vittime. In base ad alcune stime quest’anno circa 1.000 Rohingya hanno contratto la malattia.

Imtiaz Ahmed, ex professore della facoltà di relazioni internazionali dell'Università di Dhaka, ha commentato la mancanza di assistenza ai Rohingya rispetto alle altre esigenze della comunità internazionale: "Si parla della crisi economica a causa della guerra tra Ucraina e Russia, ma la fornitura di armi per la guerra non diminuisce, mentre c'è una certa riluttanza a stanziare fondi per queste persone afflitte. È ingiusto".

La prima ministra del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha chiesto alla comunità internazionale di aiutare i profughi a tornare in Myanmar perché la sovrappopolazione è già una sfida importante per la nazione dell’Asia meridionale, che conta 165 milioni di abitanti. 

L’operatore di una ong cattolica ha spiegato che il Bangladesh all’inizio ha accolto i Rohingya per motivi umanitari ma ora il governo vuole che se ne vadano il prima possibile: “Il Bangladesh è alle prese con vari problemi e ritiene sia impossibile trovare una soluzione per i rifugiati, che possono essere rimpatriati solo con l’aiuto del governo del Myanmar”. 

Secondo un’indagine sulla forza lavoro pubblicata a marzo dall'Ufficio di statistica del Bangladesh, il tasso di disoccupazione è del 3,6%, pari a 2,63 milioni di persone, mentre la forza lavoro totale è di oltre 73,40 milioni.

I Rohingya rappresentano una grande pressione, mentre l’economia ha subito un rallentamento. Molte fabbriche di capi di abbigliamento, la principale industria del Paese, nei mesi scorsi hanno ricevuto meno ordini da parte dei Paesi occidentali. 

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