16/08/2023, 07.50
RUSSIA
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Il crollo delle nascite e la questione degli aborti in Russia

di Vladimir Rozanskij

Nel 2022 sono nati meno di 100mila bambini, come non succedeva dal 1940. Il ministero della Sanità ora vuole introdurre controlli sui farmaci abortivi. Mosca ha una delle legislazioni al mondo più favorevoli all’interruzione di gravidanza. La Chiesa ortodossa spinge per cambiarla.

Mosca (AsiaNews) - Il ministro della sanità della Russia, Mikhail Muraško, che ha iniziato la sua carriera medica come ostetrico e ginecologo, ha diffuso in questi giorni annunci in cui si rivolge alle donne russe per stimolarle a generare più figli. Egli ha definito una “pratica riprovevole” la tendenza delle donne a cercare l’autosufficienza e guadagnarsi da vivere da sole, prima di occuparsi della pianificazione della famiglia.

Muraško ha aggiunto anche che nelle misure di salvaguardia della sicurezza dei cittadini verranno introdotti dei controlli molto severi sui preparati di interruzione medicinale della gravidanza. Le preoccupazioni del ministero vengono assunte anche dalla Duma di Mosca, dove i deputati del partito “Uomini nuovi” hanno stilato un progetto da consegnare al governo, per cui si assegni alle studentesse che partoriscono durante gli studi un sussidio speciale di esenzione dalle tasse scolastiche e universitarie.

Tutte queste iniziative sono dirette ad affrontare la crisi demografica, un problema di cui in Russia si parla ormai da più di vent’anni, ma che sta diventando sempre più drammatico in conseguenza della pandemia e della guerra in corso. Negli ultimi anni le istituzioni governative e statali fanno a gara per cercare nuove proposte che incoraggino la fertilità, dall’esclusione degli aborti dalla sanità pubblica fino ai sussidi di ogni tipo per chi abbandona la decisione di interrompere la gravidanza.

Il controllo sui medicinali abortivi ha scatenato reazioni accese sulle reti social, dando adito alle più diverse interpretazioni, e sulla stampa si parla addirittura di “divieto alla contraccezione”. In realtà, come spiega l’esperta di ginecologia Olja Krumkač in un’intervista a Novaja Gazeta, nelle dichiarazioni ministeriali non si parla di contraccettivi, ma soltanto di mezzi abortivi che non si trovano in farmacia, ma vengono assegnati dal medico dopo una visita specialistica. Già adesso questi preparati sono controllati in modo molto severo nelle città più grandi, soprattutto a Mosca e a San Pietroburgo.

Lo scopo dei controlli è principalmente quello di avere più dati statistici sulle interruzioni mediche della gravidanza, operazione che risulta piuttosto complicata per l’incrocio dei dati tra cliniche pubbliche e private, considerato che in Russia la pratica abortiva è molto diffusa e radicata nella mentalità popolare, come eredità sovietica ormai secolare. Tra l’altro, i farmaci abortivi vengono utilizzati nella pratica ostetrica anche per altri scopi, e comunque le strutture private sono piuttosto restie a diffondere i dati dei propri pazienti. Le stesse indicazioni ministeriali specificano che la procedura di interruzione medica della gravidanza “non comporta influssi nocivi sulla funzione riproduttiva seguente al trattamento”.

La legislazione russa sull’aborto rimane a tutt’oggi una delle più liberali al mondo: le donne possono effettuarlo fino alla dodicesima settimana, senza alcuna giustificazione o procedura, e nelle settimane successive è permesso secondo i parametri sociali, come la conseguenza di stupro o per il rischio per la salute e la vita della donna. Ora si sta cercando di introdurre delle limitazioni, ma sempre “senza ledere i diritti e le libertà delle donne”. A spingere per il divieto di aborto sono i servitori del culto delle varie religioni, soprattutto della Chiesa ortodossa, ma anche politici e deputati, ed esponenti dei gruppi nazionalisti più radicali.

Il patriarca di Mosca Kirill insiste spesso sul divieto di praticare aborti nelle cliniche private, dove i “commercianti della medicina ingrassano sulle sofferenze delle donne”, e anche nella sanità pubblica propone che la richiesta di aborto preveda anche un “colloquio con un sacerdote o uno psicologo”. La Chiesa ortodossa propone anche che il consenso all’aborto non sia limitato alla donna, ma comprenda anche la volontà del padre, anche se non si precisa quanto questo sia legato al vincolo matrimoniale, un argomento ancora più labile e indefinito in Russia. Da più parti si condanna la “ideologia child-free”, anche se medici e sociologi obiettano che storicamente il divieto di aborto non ha mai fatto diminuire il numero degli aborti, in nessun Paese del mondo.

Tutti gli appelli di Putin, Kirill e altri personaggi pubblici ad incrementare la fertilità, promettendo aiuti e sussidi di Stato e di varie istituzioni, negli ultimi vent’anni non hanno dato alcun risultato. Nel 2022 la Russia ha segnato il record negativo delle nascite, con meno di 100 mila bambini nati, come non succedeva dal 1940, perché “le donne non vogliono più fare figli prima dei 30 anni”, si ripete da più parti, e la guerra non invoglia certo i giovani.

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