18/05/2025, 17.50
VATICANO
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200mila in piazza per l'inizio del pontificato. Papa: pace per Gaza, Myanmar e Ucraina

di Daniele Frison

Davanti a 156 delegazioni internazionali, Prevost ha celebrato la Messa d'inizio del suo ministero petrino. Al Regina Caeli ricordato con commozione papa Francesco: “Dal Cielo ci accompagna”. Il pensiero ai "sopravvissuti ridotti alla fame" a Gaza, alle "nuove vite innocenti" strappate dai bombardamenti in Myanmar e alla "martoriata Ucraina". Oggi pomeriggio l'udienza privata con Volodymyr Zelensky. 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Poche ore prima della messa di inizio pontificato di papa Leone XIV, una strana serenità invade le strade adiacenti al Vaticano. Piazza Cavour - uno dei luoghi con i maxischermi come via della Conciliazione e piazza Risorgimento - è quasi deserta. Percorrendo a piedi il perimetro di Castel Sant’Angelo, fino alla sponda “oltretevere”, ecco un accenno di folla, in attesa ai varchi di controllo, nei pressi di piazza Pia. Qualcuno confabula in francese; molte le divise: Protezione Civile, Croce Rossa, Polizia. Si avanza a singhiozzo. Alle 8 un volontario dice: “Si è formato un tappo. Sono arrivati tutti insieme. Facciamo del nostro meglio…”. Si procede comunque con più velocità del giorno dell’addio a Francesco, il 26 aprile.

Tre settimane fa oltre 250mila persone erano venute a salutare il pontefice argentino, dormendo addirittura per strada per garantirsi un posto il più vicino possibile al feretro. Era l’atto conclusivo del ministero di Francesco, il cui corpo ora riposa a Santa Maria Maggiore. Oggi l’atmosfera sembra più distesa: preludio di un nuovo pontificato, nato nel segno della pace. Il tempo è clemente. Una giornata serena, con qualche innocua nuvola a fare da contorno, accompagna 200mila fedeli verso quella piazza “con le braccia aperte”, “sempre pronta a ricevere”, come l’aveva chiamata Prevost dopo l’habemus papam, paragonandola alla Chiesa missionaria, “che costruisce ponti”. Un chiaro riferimento al predecessore. Oggi è lo stesso papa Leone XIV a ricordarlo. “Durante la Messa ho sentito forte la presenza spirituale di papa Francesco, che dal Cielo ci accompagna”, dice al termine della celebrazione, in occasione del Regina Caeli, preghiera del tempo pasquale.

Durante la messa lunghi applausi si levano dalla piazza quando il nome di Francesco viene pronunciato. L’affetto per Bergoglio non si esaurisce e sostiene la solenne celebrazione di oggi, nella quale non si contano i riferimenti all’apostolo Pietro, sul cui sepolcro Leone XIV ha pregato stamane con i Patriarchi delle Chiese Orientali. Ma l’entusiasmo e l'emozione è anche per il nuovo pontefice, il cui nome viene pronunciato a gran voce dai fedeli. “Viva il papa!” viene spesso scandito, in un impeto di gioia che pare non essersi placato dalla fumata bianca di giovedì 8 maggio. Prima della messa, Prevost dà il benvenuto alle persone giunte per assistere a quello che è l’inizio ufficiale del suo pontificato - già passi significativi sono stati mossi nei giorni scorsi - raggiungendole con la papamobile. Alle 9 in punto esce dal palazzo del Sant’Uffizio, attuale residenza, per salire per la prima volta sul mezzo, scortato. Va fin oltre l’obelisco e percorre via della Conciliazione, scomparendo dai radar delle postazioni stampa prossime al sagrato. Tra le migliaia di fedeli raggiunti ci sono anche i partecipanti al Giubileo delle Confraternite (16-18 maggio). “Vi ringrazio perché mantenete vivo il grande patrimonio della pietà popolare”, dice loro Prevost al Regina Caeli.

E - come era avvenuto la scorsa domenica - la preghiera mariana è occasione per rammentare i conflitti nel mondo, e invocare la pace. Davanti a 156 delegazioni arrivate da ogni parte del mondo. “Nella gioia della fede e della comunione non possiamo dimenticare i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre”, afferma papa Leone XIV. Il primo pensiero è per Gaza, dove sono decine di migliaia le vittime palestinesi delle violenze israeliane - oltre cento solamente nelle ultime ore, dall’avvio dell’operazione “Gideon’s Chariots”. Nell’enclave “i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame”, continua. Israele dal 2 marzo blocca l’ingresso degli aiuti umanitari. Il secondo pensiero è per il Myanmar, dove nelle ultime settimane il cessate il fuoco per fini umanitari annunciato dai militari golpisti è stato ripetutamente violato dagli stessi. “Nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti”, dice. Pochi giorni fa raid su Tabayin hanno ucciso almeno 20 bambini.

Il terzo Paese in guerra ricordato da papa Leone XIV è l’Ucraina. Il suo presidente Volodymyr Zelensky, presente alla celebrazione, era alla vigilia tra i leader più attesi. “La martoriata Ucraina - dice il pontefice, ricorrendo all'espressione usata spesso da Bergoglio - attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura”. Parole condivise dopo che i recenti colloqui tra le delegazioni di Mosca e Kiev a Istanbul non hanno formalizzato alcuna tregua, ma solo uno scambio di prigionieri. Proprio il presidente ucraino Prevost aveva chiamato a pochi giorni dalla sua elezione. A quell'iniziale contatto segue l’incontro privato di oggi pomeriggio tra i due. “Apprezziamo il sostegno all’Ucraina e la voce chiara che si è levata in difesa di una pace giusta e duratura”, afferma Zelensky via social. Ieri Marco Rubio, segretario di Stato Usa, aveva incontrato il card. Zuppi all’ambasciata degli Stati Uniti a Roma. Aprendo alla possibilità che la Santa Sede ospiti colloqui di pace tra Ucraina e Russia.

Al termine della celebrazione le persone defluiscono velocemente. Mentre papa Leone XIV accoglie le delegazioni dentro la basilica di San Pietro, tra chi rimane a godersi una piazza San Pietro assolata circola una gioia incontenibile. Sventolano molte bandiere a strisce verticali bianche e rosse, con al centro uno stemma contenente una cornucopia gialla. Sono del Perù, dove il pontefice agostiniano ha vissuto a lungo, tessendo un forte legame in particolare con la “querida” diocesi di Chiclayo. “Sono di Lima, non lo conoscevo”, dice una peruviana ad AsiaNews. “Ma sono molto contenta, gli voglio bene”. C’è ancora tempo per cori e canti. Gruppi da Timor Est, Olanda, Nigeria, Brasile, si radunano per un’altra foto, un ultimo ricordo. C’è ancora serenità, mentre si svuota la piazza. Non c’è nulla da temere. Il popolo di Dio ha abbracciato il nuovo pastore, e ora si incammina sui suoi passi.

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