23/05/2025, 10.00
INDIAN MANDALA
Invia ad un amico

In India ondata di arresti e censure dopo l’Operazione Sindoor

Già durante le operazioni militari contro il Kashmir pakistano, si erano diffuse notizie false in India. Ma anche una volta terminata la violenza sono continuate le misure repressive. Il governo ha oscurato migliaia di account e bandito i media pakistani. Un professore universitario è stato incarcerato per un post critico e almeno 11 cittadini sono stati arrestati con l’accusa di spionaggio.

New Delhi (AsiaNews) – La chiusura arbitraria di numerosi account social, l’arresto di attivisti e giornalisti e, soprattutto, i 14 giorni di custodia giudiziaria inflitti al professore universitario Ali Khan Mahmudabad hanno riacceso il dibattito sulla libertà di espressione in India. Docente presso l’Università Ashoka, nello Stato di Haryana, Mahmudabad è stato denunciato per un post in cui criticava la gestione della comunicazione da parte dell’esercito indiano durante l’Operazione Sindoor. “Sono molto felice di vedere tanti commentatori di destra applaudire il colonnello Sofiya Qureshi”, ha scritto il docente, ma “dovrebbero anche chiedere che le vittime di linciaggio e di demolizioni arbitrarie di case e che le altre vittime dell’odio del BJP siano protette in quanto cittadini cittadini indiani’.

La denuncia è arrivata da un esponente del Bharatiya Janata Yuva Morcha, l’ala giovanile del partito di governo BJP. Mahmudabad è stato rilasciato su cauzione e la prossima udienza del caso è fissata per il 27 maggio. L’Università Ashoka e il partito d’opposizione Congress hanno espresso pieno sostegno al professore, definendo il post “riflessivo” e sollevando preoccupazioni sulla crescente repressione del dissenso.

La vicenda di Mahmudabad si inserisce in un quadro più ampio di censura e disinformazione che ha caratterizzato le settimane successive all’Operazione Sindoor. Dopo l’attacco missilistico dell’8 maggio lanciato dall’India contro il Kashmir pakistano, un’ondata di notizie false ha invaso i media indiani e pakistani. Alcuni video trasmessi da canali televisivi indiani mostravano, ad esempio, la distruzione del porto di Karachi, la conquista di Islamabad, l’arresto del Capo di Stato Maggiore pakistano Asim Munir e la presa della città di Quetta da parte dei separatisti del Baloch Liberation Army (BLA): nessuno di questi eventi è mai realmente accaduto. Allo stesso modo, da parte pakistana sono circolate notizie di attacchi con droni su basi militari a Jalandhar e Ambala e sulla distruzione di checkpoint indiani, anche queste tutte smentite.

Organizzazioni civili e giornalisti di entrambi i Paesi hanno cercato di contrastare la disinformazione. In India, piattaforme come Alt News, BOOM Live e The Wire hanno condotto verifiche su contenuti virali, mentre in Pakistan la Digital Rights Foundation ha diffuso una guida per riconoscere le fake news. Anche diverse organizzazioni internazionali di fact-checking hanno monitorato e analizzato le fonti e la veridicità delle informazioni circolate.

L’organizzazione indiana Citizens for Justice and Peace (CJP) ha denunciato sei emittenti – Aaj Tak, ABP News, Times Now Navbharat, NDTV, India TV e News18 – per aver trasmesso come attuale un video di quattro anni fa dell’Iron Dome israeliano, presentandolo come un sistema antimissilistico in uso durante l’Operazione Sindoor.

Due giorni dopo l’attacco, il governo indiano ha chiesto alla piattaforma X (ex Twitter) di oscurare oltre 8.000 account, tra cui quelli di organizzazioni internazionali e figure pubbliche. X ha rispettato la richiesta, pur dichiarando che si tratta di un atto di censura e che il governo non ha fornito spiegazioni su quali post violassero la legge. Sono stati inoltre banditi oltre sedici canali YouTube pakistani di informazione, tra cui Dawn News, Samaa TV, ARY News e GeoNews, accusati di diffondere contenuti “provocatori” e “fuorvianti”.

Intanto, le autorità indiane hanno annunciato l’arresto di 11 cittadini indiani sospettati di far parte di una rete di spionaggio a favore del Pakistan. Secondo quanto riportato dai media locali, nove persone sono state arrestate negli Stati di Haryana, Punjab e Uttar Pradesh, mentre il direttore generale della polizia del Punjab ha confermato il fermo di due individui accusati di avere condiviso informazioni sensibili legate all’Operazione Sindoor. Tra gli arrestati figura anche una influencer di viaggi, accusata di essere entrata più volte in Pakistan e di aver mantenuto contatti sospetti. Secondo l’emittente India Today, gli arresti sarebbero legati a un reclutamento online incentivato da promesse di ricompense economiche. 

Le forze armate indiane stanno attualmente indagando su un possibile coinvolgimento di questi individui nella strage di turisti avvenuta il 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, un attacco che ha dato inizio alla violenza.

“INDIAN MANDALA" È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALL'INDIA. VUOI RICEVERLA OGNI VENERDI’ SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Colombo: operazione anti-droga lascia centinaia di bambini senza genitori
11/01/2024 11:32
Terminata l’amnistia, Kuala Lumpur dà la caccia ai clandestini
31/08/2018 11:12
La Cina lancia una campagna di “simpatia”, per migliorare la sua immagine
04/04/2011
La prima volta dell’Isis sul suolo indiano: ucciso in Uttar Pradesh il capo della cellula
08/03/2017 09:00
Operazione di cardiochirurgia per mons. Barwa: “Gesù dammi un cuore nuovo per amarti e servire il mio popolo” in Orissa
29/01/2016 11:31


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”