28/12/2005, 00.00
CINA
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In difficoltà l'industria cinese dei giocattoli

Pechino produce il 75% dei giocattoli del mondo, ma da 2 anni le vendite sono inferiori alle attese e aumentano i costi. Esperti: occorre produrre giochi di "fascia" alta.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina produce circa il 75% dei giocattoli del mondo, che esporta anzitutto nei Paesi industrializzati. Ma si tratta soprattutto di prodotti economici e negli ultimi 2 anni la richiesta è diminuita.

Dal 2003 al 2004 la diminuzione degli ordini è stata effetto della paura per la Sars. Nel 2005 gli uragani Katrina ad agosto e Rita a settembre hanno pure danneggiato l'economia Usa e l'entusiasmo dei consumatori, proprio nel periodo in cui avvengono i maggiori ordini in vista del Natale. Inoltre sono aumentati i costi delle materie prime (specie la plastica, legata al costo del petrolio) e della mano d'opera. Per essere competitivi, i prodotti cinesi danno un basso guadagno su ogni pezzo, puntando sulla quantità delle vendite, specie all'estero.

"Non è un segreto – spiega C.K. Yeung, vice presidente del Consiglio di Hong Kong per i giocattoli e presidente della compagnia Blue Box Toys – che il margine di profitto nel settore è sottile e che la competizione continua a crescere". "In 2 anni, i costi per i salari sono saliti di circa il 20%",  prosegue, e quelli per i materiali tra il 20 e il 30%.

C'era molta attesa di maggiori vendite nel periodo di Natale. "Alcuni produttori di giocattoli di Hong Kong (che hanno le fabbriche nel Guangdong) – continua Yeung – dicono che ci sono maggiori vendite nel Natale 2005 rispetto al 2004, con un incremento, ritengo, del 10% o maggiore".

In Cina ci sono oltre 8 mila ditte produttrici di giocattoli, che impiegano più di 3 milioni di lavoratori e portano oltre 50 miliardi di yuan annui (6 miliardi di dollari Usa) di valuta estera. Circa 6 mila imprese si trovano nella sola provincia del Guangdong, che nel 2004 ha esportato in Usa, Ue ed Hong Kong l'85% della propria produzione per un fatturato lordo di 91 miliardi di yuan (10,96 miliardi di dollari). Circa la metà di tutte le industrie cinesi del settore sono nella città di Dongguan. La città di Shenzhen impiega oltre 600 mila persone. Nei primi 11 mesi del 2005 le ditte del Guangdong hanno avuto un incremento di vendite sul mercato Usa del 2,5% rispetto al 2004: troppo poco per una produzione che necessita di grandi numeri per essere davvero proficua.

Nonostante le difficoltà, il settore continua ad attirare nuove imprese, anche se "fabbricare giocattoli è un settore – dice ancora Yeung – in cui è facile cominciare, ma arduo rimanere".

Per il futuro, gli esperti ritengono che la produzione debba puntare su prodotti di maggior costo, invece che su quelli più economici finora privilegiati e non trascurare nuovi mercati, come quello di Polonia e Ungheria che dopo l'entrata nell'Unione europea si prevede incrementino simili consumi.

Qualità, tecnologia e innovazione sono cruciali – dice Ye Yao, presidente del Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale per il Guangdong – per la futura industria dei giocattoli: occorre puntare su prodotti di alta qualità e conformi alle norme di sicurezza estere. (PB)

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