India, dilaga il feticidio femminile: scoperto nuovo giro criminale ad Ahmedabad
La pratica dell'aborto dopo la definizione del sesso è ancora diffusa, nonostante la legge sulle tecniche diagnostiche prenatali del 1994. Dott. Carvalho ad AsiaNews: "Trascende le caste; diffuso tra persone benestanti e istruite". A Bavla arrestata ex infermiera: praticava feticidi in una pensione. Le autorità: contatti con ospedali e centri ecografici.
Dheli (AsiaNews) - Nonostante gli sforzi legislativi, il feticidio femminile è una pratica ancora tragicamente diffusa in India. Lo testimonia un'operazione condotta dal Gruppo per le Operazioni Speciali (SOG) della polizia rurale di Ahmedabad che ha scoperto questa settimana un’organizzazione criminale che gestiva aborti in una pensione a Bavla, nel distretto di Ahmedabad. Sulla base di specifiche informazioni di intelligence, la squadra di forze dell’ordine, accompagnata da funzionari del dipartimento sanitario locale, ha fatto irruzione nell’affittacamere e ha arrestato Hemlata Darji, 40 anni, ex infermiera accusata di gestire l'operazione illecita. La polizia ha dichiarato che Darji, la quale ha lavorato per oltre un decennio in ospedali privati a Bavla e Dholka, non aveva qualifiche mediche valide. Essa praticava aborti sfruttando la sua precedente esperienza professionale.
Secondo fonti della polizia, Darji, insieme a un assistente, è stata colta in flagrante durante il blitz. Si stava preparando per praticare un aborto su una donna arrivata alla pensione per eseguire la procedura. Anche l’uomo che accompagnava la “cliente” è stato preso in custodia. Gli investigatori hanno recuperato prove schiaccianti che indicano che Darji manteneva contatti con ospedali e centri ecografici locali per ottenere informazioni sul sesso dei nascituri. I risultati preliminari suggeriscono che l’organizzazione era specializzata nell'interruzione della gravidanza di feti di sesso femminile; praticava, quindi, aborti mirati.
“La donna aveva identificato la pensione come un luogo adeguato per queste operazioni, credendo che l’avrebbe fatta franca”, ha dichiarato un ufficiale coinvolto nell’indagine. Ulteriori indagini hanno rivelato che Darji teneva un registro dettagliato delle persone che volevano abortire i feti femminili. Secondo quanto riferito, la donna faceva pagare ai clienti tra le 10mila e le 50mila rupie (100-500 euro circa), a seconda delle loro disponibilità finanziarie. Le pazienti rimanevano nella pensione per uno o due giorni; le procedure prevedevano l'assunzione di farmaci, somministrati per via orale o parenterale.
È stata, quindi, avviata un’inchiesta ai sensi della Bharatiya Nyaya Sanhita (codice penale indiano in vigore dal 2024) e della legge sull’interruzione medica della gravidanza. Le autorità hanno aperto un'indagine approfondita per scoprire l'estensione della rete di Darji, esaminare i suoi registri finanziari e identificare eventuali centri ecografici impegnati nella determinazione illegale del sesso. La polizia di Bavla ha dichiarato, inoltre, che sono in corso sforzi per rintracciare altre persone collegate all'operazione e determinare se sono stati eseguiti aborti oltre il periodo di gestazione legalmente consentito. La polizia ha definito l’arresto dell’ex infermiera Darji come parte di un giro di vite a livello distrettuale sulle attività mediche illegali e sui crimini contro le bambine.
Pascoal Carvalho, medico già membro della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), commenta ad AsiaNews: “L'aborto selettivo delle bambine è un grave male sociale e morale. Trascende tutte le caste, le classi e le comunità, e non è raro pure tra le persone benestanti e istruite in India”. Nel tentativo di arginare questo crimine, il governo indiano aveva emanato nel 1994 la legge sulle tecniche diagnostiche prenatali (PNDT), che proibisce la selezione del sesso biologico, regolamentando i metodi per impedirne l’uso improprio. Ma reti criminali organizzate ancora oggi lo praticano, come dimostrato da recenti indagini.
I più recenti progressi delle moderne scienze mediche, originariamente concepiti per individuare le anomalie congenite del feto, vengono, infatti, utilizzati impropriamente per conoscere il sesso del feto con l’intenzione di abortire. Il dott. Pascoal Carvalho ha affermato: “La Chiesa cattolica condanna fermamente la crescente minaccia del feticidio femminile nella società indiana”. È una violenza strutturale contro le donne, motivata dal dilagante patriarcato: i pregiudizi di genere profondamente radicati sono alla base dell’aborto delle bambine. L’India, che sta vivendo una forte crescita, diventerà la terza economia al mondo nel 2028. Tuttavia, la vera misura del progresso della società dovrebbere essere collegata anzitutto al modo in cui vengono trattate le persone più vulnerabili. “La vita della bambina viene stroncata prima del suo primo vagito. La voce viene messa a tacere nel grembo materno”, ha aggiunto.
09/04/2019 12:22