29/01/2016, 12.07
INDONESIA
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Indonesia: fra condanne e ipocrisie l’islam dibatte sull’omosessualità

di Mathias Hariyadi

Le pesanti dichiarazioni del ministro dell’Istruzione contro i gruppi Lgbt hanno inasprito le posizioni dei musulmani radicali e fatto nascere qualche voce a difesa dei diritti. Governatore di Jakarta: “Non dovremmo impedire a qualcuno di avere orientamenti sessuali diversi”. Nel Paese la legislazione in materia varia per ogni governo provinciale.

Jakarta (AsiaNews) – Cresce in Indonesia il dibattito sull’omosessualità, sulla possibilità del suo riconoscimento o meno all’interno della società e sui diritti delle comunità Lgbt di fare attività anche nel mondo dell’istruzione. A riaccendere la controversia è stato il caso del Sgrc (Gruppo di supporto e ricerca sugli studi sessuali) a cui il ministro della Ricerca, Tecnologia ed Istruzione superiore, Muhammad Nasir, nei giorni scorsi ha negato il permesso di operare all’interno della University of Indonesia perché “contro la morale dello Stato” e la cultura del Paese.

Dopo le pesanti dichiarazioni del ministro, il fronte più duro nei confronti delle persone omosessuali ha rincarato la dose, col prof. Mahfud MD, ex ministro della Difesa, che ha messo in dubbio il valore “assoluto” dei diritti umani, affermando che gli Lgbt vanno contro i valori religiosi [musulmani], come espresso dalla Costituzione del 1945. Dal canto suo, il ministro Nasir aveva salvaguardato il rispetto dei diritti degli omosessuali come cittadini. Rispondendo alle critiche ricevute su Twitter, il prof. Mahfud ha affermato che “gli Lgbt sono pericolosi e disgustosi, ma per ora non è necessario chiamare la polizia per metterli in sicurezza”. Poi ha chiesto: “C’è mai stata una dottrina religiosa che li ha accettati?”.

Anche l’Unione degli studenti musulmani indonesiani (Kammi) si è espressa contro la presenza di gruppi Lgbt nelle università.

In generale, le persone Lgbt sono viste con sospetto e considerate “una malattia sociale” in Indonesia, il Paese musulmano più popoloso al mondo, con 206 milioni di fedeli al Corano (l’87% della popolazione). Fonti locali raccontano che se una persona dichiara la sua omosessualità in pubblico corre il rischio di gesti di intimidazione da parte della società e anche dalla famiglia.

Nel dibattito di questi giorni si è alzata qualche voce anche a sostegno dei diritti civili degli Lgbt. A Denpasar, capitale della provincia di Bali, il gruppo di volontari Kisara (acronimo di “Ci prendiamo cura dei giovani”) si è espresso a favore della discussione aperta sull’omosessualità. Gli Lgbt, dicono “sono parte di una società plurale che dovrebbe garantire loro rispetto”.

Anche il governatore di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama, cristiano, ha cercato di abbassare i toni della polemica: “Chi non ha mai fatto nulla di sbagliato nella sua vita? Non dovremmo vietare a qualcuno di avere un orientamento sessuale diverso”. L’amministrazione delle capitale, ha aggiunto, è più preoccupata della trasmissione di malattie da parte di persone omosessuali: “Stiamo discutendo di misure preventive piuttosto che mettere gli omosessuali all’indice come ‘cattive persone’”.

Pur essendo condannata in modo assoluto dal Corano, l’omosessualità non è trattata allo stesso modo nei Paesi musulmani. In alcuni (come Arabia Saudita e Iran) i rapporti omosessuali portano ufficialmente alla pena di morte; in altri (come Bahrain e Qatar) sono puniti con il carcere, o pene corporali; in altri ancora (come l’Egitto) la pratica non è proibita come tale, ma i gay possono essere condannati per offesa alla moralità pubblica. Nonostante ciò, l’omosessualità è stata spesso praticata, in tutta la storia araba e islamica, tra un adulto e un giovane ragazzo. Inoltre, l’islam ha in alcuni casi autorizzato l’amore casto con i giovani, purché non ci sia rapporto fisico.

Dietro le condanne, si cela molto spesso l’ipocrisia. Nel dicembre del 2014 i miliziani dello Stato islamico hanno gettato dal tetto un uomo accusato di sodomia. In seguito si è scoperto che la vittima era l’amante di un’alta carica del califfato. In Paesi come Egitto e Libano, inoltre, i rapporti omosessuali sono frequenti e tollerati dai musulmani, a patto che non pretendano legittimità.

L’Indonesia permette ai propri governi provinciali di legiferare in modo autonomo su questioni come l’omosessualità. Nella provincia di Aceh – unica del Paese dove vige una forma di sharia – la legge prevede una punizione di 100 bastonate per gli omosessuali che hanno rapporti sessuali. Questi non sono invece illegali nelle altre provincie dell’Indonesia, in cui si segue un codice civile ereditato dai coloni olandesi.

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