18/05/2023, 12.12
LANTERNE ROSSE
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Ironizza sull'esercito, comico cinese messo a tacere dalle autorità

di John Ai

Una battuta sul motto militare di Xi Jinping ha portato sotto inchiesta Li Haoshi. Potrebbe finire in carcere, anche se non è stato ancora formalizzato il capo di accusa. Sospesi gli spettacoli della società di produzione, che ha ricevuto una multa da oltre un milione di euro. Si rafforzano le maglie della censura, nei giorni in cui cade l’anniversario della Rivoluzione Culturale.

Pechino (AsiaNews) - I media ufficiali cinesi e l’esercito hanno preso di mira un comico specializzato in stand-up comedy, per uno spettacolo dai tratti ironici e derisori nei confronti dei militari, mentre la polizia ha già avviato un’inchiesta sulla vicenda. La società produttrice dello show si trova a dover fronteggiare una multa da un milione di euro e ha cancellato tutti gli appuntamenti previsti in calendario. Una controversia che mostra in tutta la sua portata come le autorità di Pechino stiano intensificando la censura nell’industria dell’intrattenimento e di come gli stessi comici debbano stare più attenti nei loro monologhi e nelle loro espressioni artistiche. 

La controversia è divampata in tutta la sua portata nello scorso fine settimana quando il comico Li Haoshi ja parlato di due cani randagi che aveva adottato inseguendo scoiattoli, una scena che gli aveva ricordato il motto “avere un buon stile di lavoro, essere in grado di vincere battaglie” (作风优良,能打胜仗). In Cina questa frase fa riferimento, in genere, all’Esercito popolare di liberazione, ed è stata coniata dal leader cinese Xi Jinping nel 2013 per costruire un esercito forte che “ascolta i comandi del partito, è in grado di vincere battaglie e possiede un buon stile di lavoro”.

Alcuni utenti web sui social network sostengono che il discorso di Li abbia insultato l’esercito. Alla vivace discussione partita in rete è seguito il bombardamento dei media ufficiali, che annovera anche l’intervento del portavoce del partito comunista, il People’s Daily. A questo si aggiunge l’agenzia ufficiale di Stato Xinhua News Agency e altri media collegati ai militari. Li si è scusato su Weibo, l’equivalente cinese di Twitter, dicendo di essere pronto ad assumersi piena responsabilità della vicenda e di voler interrompere tutte le esibizioni ancora in programma. Egli ha quindi pubblicato una nota in cui si rammarica per una similitudine ritenuta inappropriata, di essere pronto a “sospendere tutte le esibizioni, fare auto-critica e imparare fin dal principio della vicenda”. 

Ciononostante, le scuse non sono bastate per mettere la parola fine alla vicenda e l’esercito ha detto di non voler accogliere la richiesta di perdono. La Beijing Cultural Law Enforcement Agency ha annunciato l’apertura di una inchiesta a carico della Shanghai Xiaoguo Culture and Communication Company (上海笑果文化传媒有限公司), che ha organizzato lo spettacolo. La società è stata multata per 13,35 milioni di yuan (pari a 1,76 milioni di euro) e tutti gli spettacoli sono annullati. A seguire, i responsabili hanno poi annunciato di aver “sospeso l’attività a tempo indeterminato” e che ha intenzione di rafforzare l’educazione dei propri attori. 

Intanto la costosa battuta ha rovinato la carriera di Li, che con tutta probabilità finirà in prigione. La polizia di Pechino ha aperto un fascicolo, come emerge dalle cronache dei media ufficiali, sebbene al momento non si sa quale sia il capo di accusa cui il comico dovrà rispondere.

Di solito, le aziende di intrattenimento censurano il contenuto degli spettacoli prima ancora della performance in pubblico e presentano le sceneggiature alle autorità. Secondo quanto riferiscono i media cinesi, i contenuti fonte di controversia non sarebbero stati presenti nei testi depositati al governo per passare al vaglio della censura stessa. 

Nel 2021 l’Assemblea nazionale del popolo ha approvato una legge che vieta gli insulti contro il personale militare. Nello stesso anno il giornalista Luo Changping è finito in prigione per sette mesi per “insulto ai martiri”, per un suo commento sui soldati che hanno perso la vita nella guerra di Corea dei primi anni ‘50 del secolo scorso.

Alcuni commentatori in rete erano convinti che le affermazioni, le battute di Li non intendessero insultare l’esercito. Inoltre, la tempistica della controversia e il momento in cui è divampata coincidono sin troppo con l’anniversario della “Circolare del 16 maggio 1966”, che ha segnato l’inizio della Rivoluzione culturale. Per il futuro è assai probabile che le autorità imporrano una censura ancora più rigida sulle esibizioni dal vivo e in particolare gli spettacoli di improvvisazione teatrale, per eliminare discorsi incontrollabili e soffocare la satira e le critiche.

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