05/06/2023, 11.22
SIRIA
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L’opposizione rilancia il dialogo con Assad, ma il destino siriano è oltre Damasco

Al termine di una due giorni di incontro a Ginevra la Syrian Negotiation Commission auspica una ripresa delle trattative con il presidente e il regime. Col rientro nella Lega araba tramontata la prospettiva di un ricambio. Il nodo centrale della povertà e l’economia al palo, la ricostruzione affidata a singoli. Da Riyadh a Teheran, dalla guerra in Ucraina a Erdogan molti i fattori in gioco. 

Damasco (AsiaNews) -  Archiviati anni di violenze, superata la fase più sanguinosa del conflitto e sancito il ritorno del presidente Bashar al-Assad nella Lega araba dopo l’isolamento regionale, i leader dell’opposizione siriana lanciano un appello a Damasco per nuovi colloqui mirati alla ricostruzione del Paese. “Siamo in una fase di attesa - sottolinea una fonte istituzionale di AsiaNews nella capitale - e non si vedono ancora grandi cambiamenti. Il nodo centrale resta l’economia, la priorità è la povertà diffusa. Bisogna infine aspettare le decisioni prese a livello internazionale, per verificare se un cambiamento sarà davvero possibile, per poter ricostruire con maggiore libertà e organizzazione, non solo affidandosi o contando sulle iniziative dei singoli come avviene oggi”. 

Ieri l’opposizione siriana, a conclusione di un incontro, ha invocato la ripresa di “moribondi” negoziati sponsorizzati dalle Nazioni Unite con il presidente Assad, e da tempo su un binario morto, incapaci di far emergere il Paese dalla situazione di stallo. Le trattative sono ferme al 2018 e al nodo centrale sul ruolo e il futuro del presidente nella fase di transizioni politica verso una nuova Costituzione ed elezioni. I successivi incontri e trattative tenuti in questi cinque anni sono sempre naufragati e non si vedono segnali di ripresa nel breve periodo. 

“Le condizioni internazionali, regionali e siriane forniscono una circostanza appropriata per la ripresa dei negoziati diretti... secondo un’agenda e un calendario specifici” ha sottolineato in una nota al termine dell’incontro la Syrian Negotiation Commission (Snc). L’organismo comprende i rappresentanti della principale alleanza politica di opposizione, la Syrian National Coalition, che è stata la principale delegazione presente agli incontri Onu del passato tenuti a Ginevra, in Svizzera. 

Nella dichiarazione conclusiva della due giorni, l’opposizione si rivolge anche “ai Paesi fratelli e amici” perché “sostengano” gli sforzi delle Nazioni Unite per “adottare tutte le risoluzioni necessarie per realizzare una soluzione politica globale”. Il fronte anti-Assad auspica una soluzione in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza Onu, che ha definito una tabella di marcia per una transizione politica. Dopo 12 anni di guerra, una nazione ridotta alla fame e oltre mezzo milione di morti, l’auspicio comune è di poter ricostruire, dialogando anche con l’attuale leadership a lungo combattuta. Anche perché la stessa opposizione ha perso gran parte del suo slancio e il sostegno del passato, soprattutto dei Paesi della regione. A partire dai sauditi, che nell’ultimo periodo hanno riallacciato i legami con Assad e approvato la riammissione di Damasco all’interno della Lega araba, al cui interno resta solo il Qatar a fare barricate. Aperture giungono anche dalla Turchia, anche se si dovranno attendere le prossime mosse del sultano Recep Tayyip Erdogan fresco vincitore delle elezioni presidenziali e parlamentari. 

Di momento “favorevole” e “da cogliere” per rilanciare il dialogo aveva parlato il mese scorso anche l’inviato speciale Onu per la Siria Geir Pedersen, il quale aveva invocato anche la necessità di un “impegno costruttivo” da parte del regime di Damasco. L’auspicio, spiega la fonte di AsiaNews, è che “il dialogo fra Arabia Saudita e Iran e il rientro nella Lega araba possano davvero portare ad un cambiamento, anche se finora non vi sono prospetti\ve chiare. Molto dipende anche dall’evoluzione della guerra russa in Ucraina, delle mosse di Erdogan e di Vladimir Putin, perché sono molti e vari gli interessi in gioco. Quello che manca è una decisione, e una visione, di prospettiva a livello internazionale”. “La fase più cruenta e sanguinosa sembra passata - conclude - ed è forte il desiderio di ricominciare, ma serve la fiducia reciproca delle due parti, che è andata perduta. La gente vuole pace e stabilità, vuole lottare contro la miseria e la bomba della povertà”. 

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