15/05/2025, 11.00
TURCHIA
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L’arresto di Imamoglu ‘congela’ l’economia turca: frenata nel risanamento delle finanze

Dal fermo del sindaco di Istanbul si è invertita la rotta virtuosa intrapresa dal Paese. La conferma in uno studio Bers, secondo cui boicottaggi e proteste hanno inciso sul percorso volto a rallentare l’inflazione e hanno innescato “turbolenze”. Ad aprile la Banca centrale ha aumentato dopo mesi i tassi di interesse. Nuovi arresti fra gli universitari dopo scontri con la polizia.

Istanbul (AsiaNews) - L’attivismo internazionale turco e del presidente Recep Tayyip Erdogan, mediatori in scenari di crisi fra cui la guerra in Ucraina - oggi l’incontro fra Kiev e Mosca per negoziare la tregua, anche se senza la presenza del presidente russo Putin - non bastano a nascondere una deriva dispotica del potere, che si ripercuote sull’economia, oltre a minare i diritti. Prova ne è l’arresto del sindaco di Istanbul, e leader dell’opposizione, Ekrem Imamoglu dettato da accuse (arbitrarie) di corruzione e che mostrano una concezione autoritaria del potere da parte di Ankara. Una decisione che ha sollevato feroci proteste da parte della popolazione, oggi schierata in maggioranza con il primo cittadino della capitale economica e commerciale del Paese. Uno scontro interno con ripercussioni sulla crescita: scioperi e boicottaggi a sostegno del primo cittadino hanno ostacolato il percorso volto a rallentare l’inflazione, con ricadute anche su finanze, commerci e riserve valutarie come emerge da uno studio della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).

La detenzione di Imamoglu, che proprio nei giorni successivi al fermo ha ricevuto l’investitura popolare a leader dell’opposizione e sfidante alle prossime presidenziali con un voto plebiscitario alle primarie, ha fatto crollare la lira e innescato turbolenze sui mercati. In risposta, la Banca centrale turca ha annunciato ad aprile un aumento a sorpresa dei tassi di interesse, interrompendo bruscamente un circolo virtuoso di allentamento avviato a inizio anno. La Turchia era avviata a un percorso “lento ma costante” per ridurre l’inflazione prima dell’arresto del sindaco ha affermato alla Reuters il capo economista Bers Beata Javorcik

“Questo percorso - ha proseguito - gli ha permesso di tagliare i tassi di interesse, ma quel processo è stato fermato dai recenti eventi politici, che hanno portato turbolenze e costretto la banca centrale a invertire la direzione”. L’economista polacca ha quindi confermato che l’aumento dei tassi di interesse ha impattato sull’economia, frenandone la crescita. “Questo è costoso - avverte - in termini di performance economica, in termini di riserve ... e in termini di implicazioni reputazionali, minando la fiducia degli investitori”. 

Negli ultimi anni il governo di Ankara ha dovuto lottare con un’inflazione molto elevata, che ha toccato un picco del 75% nel maggio dello scorso anno. Da qui la decisione dell’istituto centrale di ridurre le sue previsioni in termi di crescita economica per la Turchia nel 2025 di 0,2 punti percentuali al 2,8%, a causa della minore domanda interna ed esterna e per la politica monetaria più stringente di quanto preventivato in un primo momento. Le obbligazioni turche e il mercato azionario erano diventati una grande attrazione per i gestori di denaro globali nei mesi precedenti alla detenzione di Imamoglu. La nomina del ministro delle Finanze Mehmet Simsek nel 2023, considerato l’architetto del ritorno del governo a politiche economiche più ortodosse, avevano contribuito ad un ritorno degli investitori. 

Secondo il rapporto della Bers, la Banca centrale turca ha venduto oltre 40 miliardi di dollari in valuta estera nelle settimane successive all’arresto del sindaco di Istanbul, facendo calare le riserve nette (esclusi gli swap) da oltre 60 miliardi di dollari a meno di 20 miliardi di dollari. Gli ultimi dati in termini di riserva, pubblicati il 12 maggio, mostrano come le riserve lorde della Turchia erano aumentate di sei miliardi di dollari, primo guadagno di questo tipo in quasi due mesi.

Intanto il governo turco ha inasprito ulteriormente la detenzione di Imamoglu nel carcere di Silivri imponendo il blocco dell’account X, dal quale nell’ultimo post aveva invitato i sostenitori ad unirsi alla manifestazione del Partito popolare repubblicano Chp all’Università di Istanbul. All’appello avevano risposto decine di migliaia di persone, col sindaco che aveva poi condiviso le immagini sul social. La procura di Istanbul ha giustificato il provvedimento sottolineando che i contenuti condivisi potrebbero costituire “il reato di istigazione a delinquere”, per questo il profilo è stato bloccato per motivi di sicurezza nazionale e di ordine pubblico. Per aggirare l’oscuramento del profilo su X (seguito da 9,7 milioni di persone), il sindaco e i suoi avvocati hanno iniziato a utilizzare la piattaforma di Tik Tok. In aggiunta il Chp ha aperto un nuovo profilo ufficiale denominato “Ufficio del candidato presidenziale”.

Nei giorni scorsi, infine, si sono registrati nuovi arresti fra gli universitari, uno dei settori della popolazione più attivo nelle proteste delle ultime settimane: fonti locali riferiscono che il 13 maggio la polizia ha fermato 97 studenti all’Università Bogazici di Istanbul, per aver manifestato contro una conferenza di predicatori islamici nel campus, guidata da Nureddin Yildiz già noto per le sue opinioni controverse sui matrimoni precoci e le “spose bambine”, che egli sostiene. Gli studenti avrebbero tentato di forzare il cordone di protezione formato dalla polizia e, negli scontri, almeno 13 agenti sarebbero rimasti feriti secondo quanto afferma il governatore di Istanbul Davut Gul.

 

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