L'uccisione del leader maoista Rao, duro colpo al movimento naxalita
Durante una vasta operazione antiterrorismo nello Stato del Chhattisgarh, le forze di sicurezza indiane hanno eliminato 27 ribelli maoisti, tra cui Nambala Keshava Rao, guida del gruppo dal 2017. Un successo strategico per il governo Modi, che punta a debellare la minaccia entro il 2026. L’insurrezione, in declino da anni, appare sempre più isolata e priva di consenso tra le nuove generazioni tribali.
New Delhi (AsiaNews) - Nell'ambito dell'ultima operazione antiterrorismo lanciata dal governo indiano, sono stati uccisi 27 ribelli appartenenti al gruppo maoista, incluso il leader e segretario generale Nambala Keshava Rao. Questo scontro, avvenuto mercoledì scorso nello Stato del Chhattisgarh tra le forze dell'ordine e il gruppo maoista, ha portato alla morte di Rao e di altri 26 ribelli.
L'uccisione del capogruppo rappresenta una significativa vittoria per il partito del primo ministro Narendra Modi, che mira a eradicare la minaccia naxalita dal Paese entro il 2026. A capo del gruppo dal 2017, Rao – conosciuto anche come Basavaraju – era in cima alla lista dei ricercati dell'intelligence indiana (NIA) ed era ritenuto responsabile di numerosi attacchi contro le forze di sicurezza tra il 2018 e il 2025.
Questa operazione rientra nell'ambito di una vasta campagna militare denominata "Black Forest", lanciata dal governo nel 2024 contro il gruppo maoista. Durante tale campagna, 54 ribelli sono stati arrestati e altri 84 si sono consegnati alla polizia negli stati del Chhattisgarh, Telangana e Maharashtra. L'eliminazione del leader Rao costituisce una tappa fondamentale per il governo, che ha ribadito l'obiettivo di sradicare completamente la minaccia maoista dal Paese entro marzo 2026. Il Primo Ministro Narendra Modi ha espresso il proprio orgoglio per l'esito dell'operazione sui social media, definendola un "grande successo".
La morte di Rao è considerata il colpo più duro inflitto al gruppo dall'assassinio di Chreukuri Rajkumar, allora portavoce del movimento, avvenuta nel 2010. Negli ultimi anni, le continue offensive militari e le campagne antiterrorismo intraprese dal governo hanno progressivamente indebolito l'insurrezione, provocando centinaia di vittime. Secondo i dati ufficiali, solo nel 2025 sarebbero stati eliminati 287 ribelli, tutti nello stato del Chhattisgarh, un segnale che il gruppo politico potrebbe essere vicino alla sua fine.
L'insurrezione maoista, nota anche come movimento naxalita e ispirata al pensiero del leader cinese Mao Zedong, ha avuto origine negli anni Sessanta nel Bengala Occidentale, diffondendosi rapidamente in oltre 600 distretti. Il gruppo controlla tuttora un'ampia area – conosciuta come "corridoio rosso" – che attraversa diversi stati dell'India nord-est e centrale. Il movimento e il suo partito politico, il Communist Party of India (Maoist) – distinto dal Partito Comunista Marxista – mirano al rovesciamento della Repubblica indiana tramite una "guerra popolare". Sono stati ufficialmente banditi e classificati come organizzazione terroristica dal 2009.
Resta ora da valutare quali saranno le conseguenze dell'operazione "Black Forest" e della morte di Rao sul gruppo. Questo movimento, infatti, già negli ultimi anni soffriva di un calo significativo nel reclutamento e nella base di sostegno, in particolare tra la popolazione tribale. I giovani, colpiti duramente da decenni di violenze, sembrano oggi sempre meno inclini ad abbracciare l'agenda radicale maoista, desiderosi invece di una fine degli scontri e di un futuro di pace per i territori del Chhattisgarh.
“INDIAN MANDALA" È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALL'INDIA. VUOI RICEVERLA OGNI VENERDI’ SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK
04/10/2021 13:10
22/03/2021 11:12