07/02/2023, 08.55
RUSSIA
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La conversione all’ortodossia dei tatari filo-Cremlino

di Vladimir Rozanskij

Le autorità religiose russe puntano ad accordare l’identità tatara con l’ortodossia nazionale. Un modo per attenuare le latenti spinte separatiste. Il fattore “Ucraina”. La conferenza tatara sembra una “operazione spirituale speciale” in Crimea e Tatarstan.

Mosca (AsiaNews) – Si è tenuta a Mosca l’VIII Conferenza ortodossa sulla “Missione tra i popoli turcofoni”, definita da vari commentatori “assemblea dei tatari ortodossi leali con il Cremlino”, come ha scritto l’osservatore di Idel.Realii, Kharun Sidorov, un attivista e giurista tataro emigrato nella Repubblica Ceca. Alla conferenza non c’era quasi nessun relatore tataro, sottolineando la natura propagandistica dell’iniziativa.

L’aspetto religioso era in effetti secondario, anche se la possibilità di convertirsi all’ortodossia per i cittadini di etnia tatara, pur garantita dalla Costituzione russa, appare un’iniziativa di proselitismo poco attuale. Il tema era piuttosto la possibilità di accordare l’identità tatara con l’ortodossia russa, per una verifica delle radici del patriottismo etnico sullo sfondo di latenti spinte separatiste.

La conferenza era organizzata dal Dipartimento missionario del patriarcato di Mosca, sotto la presidenza dell’arcivescovo Kallistrat (Romanenko), a capo dell’eparchia siberiana di Gornoaltaj, e animata dal diacono Konstantin Gavlo e dalla laica Dinara Bukharova (v. foto), unica di etnia tatara. Il gruppo dei “tatari ortodossi” si riunisce ufficialmente da sette anni, ma rimane in mano a ecclesiastici di etnia russa.

Lo stesso Kallistrat è un vescovo moscovita a guida di un territorio etnicamente mongolo, e rappresenta il tradizionale modello di “colonizzazione ortodossa” dei popoli asiatici sul territorio della Federazione russa. La conferenza è stata aperta dal saluto del metropolita di Kazan, capitale del Tatarstan, Kirill (Nakonečnyj), letta dal suo segretario, lo ieromonaco Kirill (Korytko). Nel testo è risuonato un concetto paradossale, secondo cui il gruppo parallelo dei “musulmani russi”, organizzati nell’associazione “Norm”, deve essere sempre riportato tra virgolette, sia perché “un russo non può essere musulmano”, sia per il fatto che a capo di tale formazione vi sono quasi soltanto persone con cognomi ucraini.

Del resto anche i relatori della conferenza ortodossa erano quasi tutti di origine ucraina, come spesso accade nelle assise della Chiesa russa, che ha nell’Ucraina le sue radici più ampie e profonde. Questo fa pensare, afferma Sidorov, che “anche se nell’ideologia del “Mondo Russo” gli ucraini e i russi sono un unico popolo, in questa circostanza sembrava che gli ucraini fossero parenti dei turchi”.

Tra i partecipanti vi erano il vice presidente del Congresso nazionale dei tatari Aleksandr Sokurov, e il dirigente di una fantomatica “Comunità dei tatari, baškiri, kazaki e altri popoli turcofoni” dell’eparchia ortodossa di Buzuluk, Oleg Bykov, anch’essi di provenienza russo-ucraina.

Proprio questi e altri simili relatori hanno sottolineato l’importanza di conservare i nomi tatari originari al battesimo ortodosso, come ha sostenuto il protoierej Maksim Obukhov: “Ildar va battezzato come Ildar, e Mukhamed come Mukhamed, non si può negare ai neobattezzati il diritto di conservare il nome dato a loro dai genitori”. Eppure i pochi partecipanti alla conferenza di etnia tatara avevano tutti il nome russificato.

La stessa Bukharova si è rivolta ai suoi connazionali tatari, esortando a “conservare le tradizioni dei nostri padri anche nella variante ortodossa, chiamando Gesù Cristo con il nome turco Gaysja Mjasikha, senza togliersi la “tjubetejka”, il copricapo musulmano, anche se porti la croce”. Tra i presenti alla conferenza non si notava del resto alcuna tjubetejka. La Bukharova ha anche appoggiato l’idea di celebrare le liturgie ortodosse in lingua tatara, per “pregare il Signore nella propria lingua”, un elemento escluso dalla stessa dottrina della Chiesa, che mantiene rigidamente lo slavo-ecclesiastico nelle celebrazioni, senza dare spazio al russo.

Come osserva Sidorov, accanto all’assenza di personaggi di etnia tatara, alla conferenza si notava l’abbondanza dei “falchi imperiali” dell’ortodossia russa, come il noto sacerdote Andrej Tkačev e il capo dell’Unione dei cittadini ortodossi, Kirill Frolov, uno dei propagandisti fin dagli anni ’90 della “decostruzione dell’Ucraina nel Mondo Russo”, dividendola nelle due regioni della “Novorossija” e della “Malorossija”, tanto da far pensare che la conferenza tatara sia in realtà una “operazione spirituale speciale” in Crimea e Tatarstan.

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