07/07/2023, 10.26
FILIPPINE
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La diocesi di Imus contro le cave nei fondali

di Santosh Digal

Distruggono gli ecosistemi marini e danneggiano la pesca: le due attività di escavazione dei fondali nella Baia di Manila procedono indisturbate da due anni. L’opposizione a questi progetti delle comunità locali si è mobilitata intorno alla petizione del vescovo mons. Reynaldo G. Evangelista

Manila (AsiaNews) - L’estrazione di minerali dall’alto valore commerciale come manganese, rame, cobalto, zinco e metalli delle terre rare dai fondali delle coste Filippine, è una minaccia per l’ambiente e le attività umane nella Baia di Manila. Il vescovo della diocesi di Imus, Reynaldo G. Evangelista è uno dei pochi ad opporsi a alle cave sottomarine. Il presule, insieme alla pastorale dell'ambiente della diocesi, ha lanciato una campagna che punta a far cessare le operazioni di estrazione dei fondali marini al largo della secca di San Nicolas. Una zona di estrazione che si estende dalla città di Noveleta, fino a Ternate, passando per Rosario, Tanza, Naic.

Sono due i progetti attivi nella baia, entrambi nelle acque costiere di Cavite: il Seabed Quarry Project della Philippine Reclamation Authority, iniziato nel 2021 e copre 5.000 miglia nautiche quadrate, e il San Nicolas Shoal Seabed Quarry Project della VIL Mines Inc., avviato nel 2022 e che si estende circa 8.530 miglia.

Nel frattempo, un gruppo di scienziati chiamato Advocates of Science and Technology for the People (Agham) ("Difensori della scienza e della tecnologia per la gente") si è detto estremamente preoccupato per le operazioni di dragaggio ed estrazione di minerali dai fondali e la bonifica degli ecosistemi marini di profondità al largo delle coste filippine.

Lo scorso febbraio, l'Agham ha divulgato un rapporto che fa emergere come la continuazione del dragaggio e dell'estrazione dei fondali nella baia di Manila metterà in pericolo gli habitat naturali marini e costieri, arrivando anche a minacciare la produzione ittica del Paese. Gli scienziati affermano infatti che le operazioni di estrazione stanno spingendo i pesci fuori dall’area della Baia della capitale filippina a causa dell'inquinamento e del rumore che li accompagnano. E a testimoniarlo sono proprio i pescatori di Cavite.

Le sezioni settentrionali e orientali della Baia di Manila, che includono Bulacan, Metro Manila e Cavite - secondo una recente ricerca del National Fisheries Research and Development Institute - sono note per ospitare le larve appena nate di milioni di pesci, che vengono a riprodursi nella zona. Lì infatti trovano un habitat accogliente nelle foreste di mangrovie che coprono questi luoghi.

Il vescovo Evangelista ha rivolto un appello a tutti i cattolici della diocesi e della regione per sensibilizzare gli abitanti sulla distruzione che portano queste cave, tanto all’ambiente e ai suoi delicati ecosistemi, quando alle attività umane, come la pesca. Inoltre la campagna di comunicazione della diocesi di Imus punta alla difesa dei fondali marini che per via dell’escavazione sono più deboli rendendo più potente l’effetto delle onde e delle maree sulle coste, durante i periodi dei monsoni e dei temporali.

Questo sfruttamento delle cave è contro l'insegnamento dell'enciclica Laudato Sì di papa Francesco e l’invito che rivolge a tutti i cristiani, ma in generale a tutte le donne e gli uomini, di vivere in comunione con l’ambiente. La campagna del vescovo Reynaldo G. Evangelista sta trovando sostengo anche nei barangays (villaggi) fuori dalla diocesi, con persone che si recano a sottoscrivere la petizione al santuario diocesano e alla cattedrale di Imus nella parrocchia di Nostra Signora del Pilar.

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