18/08/2022, 08.42
RUSSIA
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La morte di Vrubel e il 'bacio fraterno' dei potenti

di Vladimir Rozanskij

Il pittore russo scomparso in questi giorni a Berlino aveva raccontato che l'immagine con Breznev e Honecker riprodotta sui resti del Muro era nata nel suo laboratorio artistico di Mosca negli anni ‘80, ai tempi delle mostre clandestine degli autori del samizdat. E già nel 2014 spiegava che non era soltanto il simbolo di un mondo passato, ma stava tornando di grande attualità.

Mosca (AsiaNews) - La sera del 15 agosto, per complicazioni legate al Covid, è morto a Berlino all’età di 62 anni il pittore russo Dmitrij Vrubel, autore della famosissima scena del bacio tra Breznev e Honecker riprodotta su una delle pareti rimaste dal crollo del Muro di Berlino, simbolo della fine di un’epoca, ma anche profezia di nuovi abbracci tra i potenti che intendono dividersi il mondo. Il dipinto era intitolato “Signore, aiutami a sopravvivere in mezzo a questo amore letale!”.

Il desiderio espresso da Vrubel indicava la voglia di liberarsi per sempre dall’abbraccio soffocante dell’imperialismo sovietico, trovando nella riunificazione delle due Germanie la riscoperta di un’identità di popolo nella fraternità di una nuova Europa, fatta da nazioni indipendenti e sovrane che si uniscono nella difesa dei diritti e delle libertà. Quel sogno era sembrato realizzarsi, finché i baci dei potenti non hanno ricominciato a minacciare e a distruggere quanto creato negli ultimi trent’anni.

Nel 2014, a 25 anni dal crollo del Muro, Vrubel era stato invitato dall’ambasciata tedesca a Mosca, che aveva organizzato un ricevimento in suo onore. Venne allora presentato un altro progetto del pittore russo, insieme alla sua compagna d’arte e di vita Viktoria Timofeeva. Avendo vissuto a Berlino per alcuni anni, i due pensavano di trasformare le pareti della capitale tedesca in una serie di grandiosi quadri simbolici, che testimoniassero della fragilità sempre mutevole del mondo contemporaneo. Lo stesso artista spiegò di aver compreso che il “Bacio” non era soltanto il simbolo di un mondo passato, ma stava tornando di grande attualità.

Fece scandalo in Kazakhstan quell’anno una campagna pubblicitaria in cui si raffigurava un calco del “Bacio” di Vrubel, in cui ad avvinghiarsi erano il presidente russo Putin e il compositore kazaco Kurmangazy, un musicista ottocentesco che era stato il simbolo delle rivolte asiatiche contro le occupazioni della Russia imperiale. L’immagine fu allora condannata per “cinismo e pornografia”, e i responsabili della sua diffusione dovettero pagare una multa di un milione di dollari, ma i baci dei potenti in realtà si sono moltiplicati negli ultimi anni, fino a riprendere nuovamente Putin nell’abbraccio con Trump, Xi Jinping o altri alleati e possibili concorrenti.

Il “bacio letale” è divenuto un simbolo universale, un’immagine di pop-art per descrivere la difficoltà di ricomporre i destini dei popoli, quanto mai urtante ed evocativa nell’anno del grande conflitto tra i “fratelli” di Russia e Ucraina, che coinvolge i popoli d’Europa e Asia. Ad essa si richiamano sia la cultura gay sia i suoi avversari, l’ideale veterocomunista e i suoi antipodi ultraliberali, nell’ambiguità degna di una “Gioconda” contemporanea, come riconosceva lo stesso autore, confessando in più occasioni di non aver mai immaginato di aver creato qualcosa di così universale.

In una conversazione con la scrittrice e amica Svetlana Konegen, Vrubel aveva raccontato che il “Bacio” era nato nel suo laboratorio artistico “underground” di Mosca negli anni ‘80, ai tempi delle mostre clandestine degli autori del samizdat in epoca brezneviana. Il pittore si era poi trasferito a Berlino, portandosi dietro soltanto il quadro originale con i due dittatori e, come egli racconta, “tutte le ingenue speranze dei giovani artisti moscoviti, che sognavano l’apertura delle frontiere, e cominciammo a realizzarle”. Un altro emigrato russo, il traduttore e critico d’arte Aleksandr Brodovskij, spinse poi Vrubel a riprodurre sul Muro il suo quadro del Bacio.

Le avanguardie russe degli inizi del Novecento, da Kandinskij e Malevich che a Berlino fondò la Bauhaus, fino al bielorusso Chagall, ispirarono l’astrattismo dell”arte contemporanea. I dissidenti russi emigrati in Germania come Vrubel e i suoi amici ci hanno lasciato un simbolismo di nuove fraternità da coltivare, o forse di nuovi Muri da abbattere, per non disperdere la loro eredità.

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