15/09/2017, 12.18
PAKISTAN-MYANMAR
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Lahore, una Ong cattolica parte per soccorrere i Rohingya in difficoltà

di Kamran Chaudhry

La missione di 10 giorni prevede la distribuzione di beni per 100 famiglie. La necessità di aiutare i “fratelli musulmani”. I profughi sono “persone come tutte le altre, amanti della pace, che sono finite schiacciate fra gruppi rivali”.

Lahore (AsiaNews) – Partirà la prossima settimana un laico cattolico di Lahore deciso ad aiutare i Rohingya musulmani in fuga dal Myanmar. Samuel Pyara, presidente dell’associazione Bright Future Society (Bfs), condurrà una missione di 10 giorni per fornire medicine, alimenti e abiti a 100 famiglie. Pyara visiterà i campi profughi situati al confine fra Mae Sot, nella provincia thailandese di Tak, e Myawaddy, nello Stato del Kavin in Myanmar.

Nel 2015, egli aveva già distribuito nella stessa area beni di prima necessità a 50 famiglie sfollate.

Intervistato da AsiaNews, Pyara commenta: “Ci sono molte sfide. Queste persone vivono di solito nella giungla, dove soffrono la fame con i loro bambini. Molti vengono morsi da serpenti. Soprattutto i bambini appaiono pallidi e terrorizzati. Il territorio è molto aspro. È un’esperienza dolorosa”.

“Siamo molto preoccupati per il dramma dei nostri fratelli musulmani, che hanno bisogno di aiuto”, continua il presidente di Bfs. “Diversi cristiani hanno spinto organizzazioni e ali minoritarie dei partiti politici a organizzare proteste e conferenze stampa contro la corrente tirannia [in Myanmar]. Lo faccio per l’umanità”.

Come la maggior parte dei pakistani, Pyara non è a conoscenza dei gruppi militanti armati della comunità Rohingya, come l’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa). Il 25 agosto scorso, centinaia di militanti dell’Arsa hanno lanciato una serie attacchi coordinati a circa 30 postazioni di polizia e dell’esercito nel Rakhine del nord. La controffensiva dalle forze di sicurezza birmane ha provocato l'esodo dei Rohingya verso il Bangladesh. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, i profughi sarebbero 370mila. Circa 30mila sono invece gli sfollati tra i gruppi etnici, i quali accusano i musulmani di atrocità contro il loro popolo.

Pyara accenna anche alla situazione in cui versano altre minoranze in Myanmar, da tempo in conflitto con l’esercito.

“Sulla base delle mie conversazioni con le famiglie di sfollati, io credo che si tratti di persone come tutte le altre, amanti della pace, che sono finite schiacciate fra gruppi rivali. I cristiani dello Stato del Kachin, ad esempio, necessitano a loro volta di aiuti internazionali, ma non c’è nulla che si possa fare, visto che giornalisti e operatori umanitari non hanno il permesso ad entrare in Myanmar”, commenta Pyara.

A suo parere, il Bangladesh ha la chiave per risolvere la crisi dei Rohingya: “[Essi] sono musulmani di etnia bengalese e il Bangladesh dovrebbe accettarli. Questa è l’unica soluzione al loro dramma”.

Bfs, fondata nel 1996, interviene per le vittime di disastri, per i diritti umani, gli anziani, i bambini con disabilità, gli studenti poveri e edifica impianti per l’acqua potabile. Lo scorso anno ha assegnato il premio “Buon Samaritano” ad Abdul Sattar Edhi, conosciuto come “la Madre Teresa del Pakistan”, pochi mesi prima della sua morte. Il 20 settembre, prima della partenza, Pyara offrirà lo stesso premio alle consorelle di suor Ruth Pfau dell’Immacolato Cuore di Maria, figura dedita alla cura dei malati di lebbra venuta a mancare il mese scorso.

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