Le terre rare dell'Asia Centrale
Nela regione si trovano grandi riserve di questi minerali oggi ricercatissimi per l'industria high-tech. Il Kazakistan parla di "giacimenti senza eguali". L'Unione europea sta cercando di promuovere partnership adeguate come possibile alternativa alla Cina nei rifornimenti. Ma su queste politiche pesa il ritardo nelle infrastrutture tecnologiche, che rallenta le possibilità concrete di sviluppo.
Astana (AsiaNews) - Nel contesto della guerra commerciale tra gli Usa e la Cina, e degli accordi sui minerali preziosi tra Washington e Kiev, l’Asia centrale cerca di aprirsi degli itinerari di scambio nell’arena globale, mentre Pechino rafforza i controlli sulle esportazioni di questi materiali cruciali. I centrasiatici scontano però un grave ritardo nelle dotazioni tecnologiche, e non sembrano per ora in grado di reggere alla grande concorrenza geopolitica e di proporsi come una possibile alternativa alla Cina, leader mondiale assoluto in questo settore.
In Asia centrale si trovano grandi riserve di terre rare, e gli europei stanno cercando di avanzare proposte adeguate, come si è visto al primo grande summit a pieno formato “Asia centrale – Unione europea” dello scorso aprile a Samarcanda, con la presenza della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. I minerali preziosi sono stati al centro delle discussioni, comprendendo i 17 elementi più importanti e ricercati: scandio, ittrio, lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio, lutezio.
La maggior parte di questi minerali si trova in natura non meno frequentemente del piombo, ma sono difficili da estrarre, poiché le terre rare sono per lo più impurità presenti nei minerali, e non minerali veri e propri. Il metallo più raro e l'unico radioattivo è il promezio, che in natura non è quasi mai presente, e viene prodotto artificialmente nei reattori nucleari. A questo gruppo si riferiscono altri 60 elementi, tra cui litio, berillio, vanadio, titanio e molibdeno, e per tutto questo settore gli europei hanno presentato l’ambizioso pacchetto di investimenti Global Gateway, in cui 2,5 miliardi di euro sono destinati a progetti legati proprio ai minerali rari, di importanza decisiva per le attività industriali della Ue.
A dare seguito a queste prospettive si propone soprattutto il Kazakistan, che ha annunciato l’apertura di lavori in giacimenti “che non hanno analoghi da nessuna parte”. L’ambasciatrice della Ue ad Astana, la slovena Aleška Simkić, ha dichiarato che questa notizia “aumenta di molto l’importanza del Kazakistan nel contesto delle più importanti materie prime critiche”, anche se diversi esperti e geologi, che hanno compiuto delle verifiche nel luogo indicato, ritengono che l’annuncio sia stato troppo prematuro, e per confermare la dimensione delle riserve serve ancora molto tempo di lavoro, e grandi investimenti da raccogliere.
Questi minerali sono praticamente insostituibili nei settori ad alta tecnologia, per la produzione elettronica degli smartphone, dei dischi rigidi e dei display, ma anche per le attrezzature mediche come gli scanner per le risonanze elettro-magnetiche e i sistemi di difesa più avanzati con uso dei radar e dei meccanismi di riconoscimento. Molto coinvolte sono le principali “tecnologie verdi”, a cui la maggior parte dei Paesi del mondo è tenuto ad orientarsi in modo sempre più pressante. Anche il presidente del Kazakistan, Kasym-Žomart Tokaev, ha confermato il suo Paese è pronto a condividere il suo “grande potenziale”.
Secondo il presidente Sadyr Žaparov, anche il Kirghizistan possiede notevoli riserve di metalli rari e preziosi, e ha più volte sollecitato ad attivare una grande collaborazione internazionale in questo settore, sia come partenariato a livello bilaterale con le nazioni interessate, sia con programmi ad ampio raggio tra le regioni, come intende fare l’Unione europea. Alcuni di questi accordi sono già attivi anche con l’Uzbekistan, e a marzo il Kazakistan ha firmato un accordo separato con la Ue per 3 milioni di euro. Anche gli Stati Uniti finanziano Astana per le estrazioni del litio e di altri metalli nel mare d’Aral, creando anche una joint-venture denominata Cove Kaz Capital Group che si occupa della ricerca di neodimio, praseodimio, disprosio e terbio nella regione di Kostanau. Per ora nella Top-10 dei Paesi produttori di terre rare, dopo la Cina, si trovano gli Usa, il Myanmar, l’Australia, la Nigeria, la Thailandia, l’India, la Russia, il Madagascar e il Brasile, mentre i Paesi dell’Asia centrale sono molto più sotto nella lista, e sperano di risalire a breve molte posizioni.
18/03/2024 13:10