06/07/2025, 13.35
VATICANO
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Leone XIV, no ai 'cristiani delle occasioni'. 'Tutti siamo chiamati alla missione'

Oggi ultimo Angelus in San Pietro prima di due settimane di riposo a Castel Gandolfo. Nel commento al Vangelo: "Dio ha messo nel cuore dell'uomo il desiderio di infinito, ma pochi se ne accorgono". La Chiesa e il mondo hanno bisogno di "discepoli innamorati". Dopo la preghiera mariana: "Pace desiderio di tutti i popoli. Governanti alle armi sostituiscano il dialogo". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Nonostante il caldo di questa prima domenica di luglio, migliaia di fedeli hanno assistito all’Angelus di papa Leone XIV in piazza San Pietro. Alle 12 Prevost si è affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano. Prima della preghiera mariana, ha letto il commento al Vangelo del giorno (Lc 10,1-12.17-20). Esso, “ci ricorda l’importanza della missione, a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo la propria vocazione e nelle situazioni concrete in cui il Signore lo ha posto”, ha affermato. Nel pomeriggio si recherà a Castel Gandolfo, nella periferia romana, per un “breve periodo di riposo”. 

Storico luogo di residenza estiva dei papi, Castel Gandolfo ospiterà il pontefice fino a domenica 20 luglio. Leone XIV alloggerà a Villa Barberini, e non al Palazzo Pontificio, aperto al pubblico da papa Bergoglio, e di fatto mai frequentato dal predecessore per la villeggiatura estiva. “Auguro a tutti di poter trascorrere un tempo di vacanza per ritemprare il corpo e lo spirito”, ha detto stamane. Per il mese di luglio sono sospese tutte le udienze generali del mercoledì. Domenica prossima, 13 luglio, il papa celebrerà la messa e reciterà l’Angelus nella Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova in Castel Gandolfo. E domenica 20 celebrerà nella Cattedrale di Albano, con l’Angelus che sarà recitato in Piazza della Libertà, sempre nel celebre borgo.

Oggi, continuando il commento al Vangelo, che narra di Gesù che invia “davanti a sé in ogni città” (v. 1) settantadue discepoli, Prevost ha spiegato che il numero presente è “simbolico”: “Indica come la speranza del Vangelo sia destinata a tutti i popoli”. Essa è “l’opera che Egli compie nel mondo perché tutti i suoi figli siano raggiunti dal suo amore e siano salvati”. Allo stesso tempo, Gesù ammette che “sono pochi gli operai” (v. 2). “Da una parte Dio […] ha messo nel cuore dell’uomo e della storia il desiderio dell’infinito, di una vita piena, di una salvezza che lo liberi”, ha aggiunto il pontefice. Dall’altra parte, nonostante ci sia “qualcosa di grande che il Signore vuole fare nella nostra vita e nella storia dell’umanità”, “pochi sono quelli che se ne accorgono, che si fermano per accogliere il dono, che lo annunciano e lo portano agli altri”. 

Papa Leone XIV ha sottolineato che quella descritta è la realtà anche di oggi. In quanto non mancano negli attuali contesti ecclesiali e nel “mondo”, i “cristiani delle occasioni”, cioè coloro “che ogni tanto danno spazio a qualche buon sentimento religioso o partecipano a qualche evento”. E sono ancora adesso poche le persone pronte “a lavorare ogni giorno nel campo di Dio, coltivando nel proprio cuore il seme del Vangelo per poi portarlo nella vita quotidiana, in famiglia, nei luoghi di lavoro e di studio”, ha sottolineato. La Chiesa e il mondo non hanno bisogno di chi espone la fede “come un’etichetta esteriore”. Ma di “operai desiderosi di lavorare il campo della missione, di discepoli innamorati”. Per fare ciò, ha detto il papa, “non servono troppe idee teoriche su concetti pastorali”. È necessario, invece, “pregare il padrone della messe”. Mettendo al primo posto “la relazione col Signore, coltivare il dialogo con Lui. Egli ci renderà suoi operai”. 

Dopo la recita dell’Angelus, Leone XIV ha rivolto un saluto ai numerosi pellegrini che dall’Italia e dal mondo si stanno recando a Roma per vivere il Giubileo, in questa stagione particolarmente provante per le crescenti temperature. “Nel gran caldo di questo periodo il vostro cammino per attraversare le Porte Sante è ancora più coraggioso e ammirevole!”, ha detto loro. Poi, in inglese, Prevost ha espresso “sincere condoglianze” alle famiglie delle oltre 50 persone che hanno perso la vita nel disastro causato dall’esondazione del fiume Guadalupe in Texas, Stati Uniti. Infine, ha ricordato che “la pace è un desiderio di tutti i popoli, ed è il grido doloroso di quelli straziati dalla guerra”. “Chiediamo al Signore di toccare i cuori e ispirare le menti dei governanti - è l’appello di oggi - affinché alla violenza delle armi sostituiscano la ricerca del dialogo”.

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