04/06/2025, 12.16
VATICANO
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Leone XIV sulla parabola dei lavoratori nella vigna: 'Gesù non fa graduatorie'

All'udienza di oggi, davanti a 35mila fedeli in piazza San Pietro, Prevost ha continuato le catechesi giubilari su "Gesù Cristo nostra speranza". La parabola nel Vangelo di Matteo è "un raccconto che nutre la nostra speranza". AI giovani: "Non rimandare, rimboccati le maniche, perché il Signore è generoso e non sarai deluso”.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Papa Leone XIV è stato acclamato da circa 35mila persone da ogni continente, radunate in piazza San Pietro questa mattina per l’udienza generale del mercoledì. Prevost, prima di iniziare, ha compiuto un ampio giro in papamobile, offrendo benedizioni e accogliendo doni. Dal sagrato ha continuato il ciclo di riflessioni per il Giubileo, sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”. La parabola dei lavoratori della vigna (Mt 20, 1-16) - “un racconto che nutre la nostra speranza” - è stata al centro della catechesi odierna. “Il Signore ci ricorda […] che la nostra vita vale, e il suo desiderio è di aiutarci a scoprirlo”.

Come gli operai che attendono nella piazza del mercato di essere chiamati per un lavoro, così anche noi a volte “abbiamo l’impressione di non riuscire a trovare un senso per la nostra vita: ci sentiamo inutili, inadeguati”, ha sottolineato Leone. Così come passa per loro, il tempo scorre anche per noi, e può capitare di continuare a  non sentirsi “riconosciuti e apprezzati”. “La metafora della piazza del mercato è molto adatta anche per i nostri tempi”, ha continuato. “Dove purtroppo si compra e si vende anche l’affetto e la dignità”, con il rischio di “svendersi al primo offerente”. 

Nella parabola raccontata dall’evangelista Matteo, vi è un personaggio che ha un “comportamento insolito”: il padrone della vigna. Egli va personalmente a cercare gli operai. “Evidentemente vuole stabilire con loro un rapporto personale”, ha detto il pontefice. Lo fa “per andare a cercare chi aspetta di dare un senso alla sua vita”, senza stancarsi, continuando fino a sera, ormai al termine della giornata lavorativa. Così, alle cinque, incontra anche quegli operati che avevano “perso ogni speranza”. “Anche quando ci sembra di poter fare poco nella vita, ne vale sempre la pena - ha detto Prevost -. C’è sempre la possibilità di trovare un senso, perché Dio ama la nostra vita”.

L’“originalità” del padrone emerge anche nel momento della paga, a fine giornata. Si era, infatti, accordato coi lavoratori della mattina per un denaro. Agli altri avrebbe dato “quello che è giusto”. “È proprio qui che la parabola torna a provocarci: che cosa è giusto? Per il padrone della vigna, cioè per Dio, è giusto che ognuno abbia ciò che è necessario per vivere - ha spiegato il papa -. Lui ha chiamato i lavoratori personalmente, conosce la loro dignità e in base ad essa vuole pagarli. E dà a tutti un denaro”. Gli operai “della prima ora” rimangono prevedibilmente delusi, perché incapaci di riconoscere la “bellezza” nel gesto del padrone. 

Egli “non è stato ingiusto, ma semplicemente generoso, non ha guardato solo al merito, ma anche al bisogno. Dio vuole dare a tutti il suo Regno, cioè la vita piena, eterna e felice”, ha detto Leone XIV. “E così fa Gesù con noi: non fa graduatorie, a chi gli apre il cuore dona tutto Sé stesso”. Sulla tentazione di “lavorare” tardi, visto che la ricompensa sarebbe la stessa, Prevost ha citato Sant’Agostino: “Bada di non togliere a te stesso, a causa del tuo differire, ciò ch’egli ti darà in base alla sua promessa”. Il pontefice si è quindi rivolto ai giovani: “Non rimandare, rimboccati le maniche, perché il Signore è generoso e non sarai deluso!”.

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