31/01/2022, 08.46
RUSSIA
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Luoghi di ritrovo nelle chiese di Mosca

di Vladimir Rozanskij

Sono i “bar dell’oratorio”, un’esperienza nuova per gli ortodossi russi. Sostituiscono il refettorio dei poveri. Molto frequentati dai giovani che si sentono più liberi di comunicare.

Mosca (AsiaNews) – Da qualche tempo le chiese ortodosse della capitale aprono al loro interno spazi di ritrovo e socializzazione, un’esperienza innovativa nella tradizione dei cristiani orientali. Quello che nelle parrocchie cattoliche è il classico “bar dell’oratorio” sta diventando una nuova moda per i fedeli, che si siedono a bere un caffè conversando con il parroco e gli altri sacerdoti.

Nei locali parrocchiali si possono ascoltare le musiche di Bach, registrate o eseguite da piccole orchestre. In chiesa sono proibite: la liturgia ortodossa ammette solo il canto senza accompagnamento strumentale. C’è anche la possibilità di scegliere una custodia per lo smartphone, o delle magliette con immagini e scritte tematiche, o solo rilassarsi e sedersi a lavorare in tutta calma.

I parrocchiani più tradizionalisti sono perplessi per l’apertura a usi piuttosto “mondani”, in quanto le chiese ortodosse sono da sempre solo il luogo della solenne liturgia. A dire il vero nel lontano passato le mense per rifocillare i fedeli non erano una rarità, soprattutto i più indigenti, che si recavano in chiesa anche durante le lunghe gelate invernali. Ai tempi sovietici era molto frequentata la tavola della chiesa di Novaja Derevnja, dove si trovava Aleksandr Men, il “padre spirituale” del dissenso da cui si recava ogni giorno una grande folla di pellegrini.

I raduni di fedeli intorno alle chiese erano tipici di molti monasteri, ma non delle parrocchie cittadine. A Mitino, periferia di Mosca, la chiesa dell’Esaltazione della Croce è stata una delle prime ad aprire una “čainaja” (sala da tè) al posto del refettorio per i poveri. Come racconta il parroco p. Stakhij Kolotvin, molto popolare a Mosca (ha 24mila follower su Instagram), “abbiamo costruito una semplice casetta di legno accanto alla chiesa, per permettere ai parrocchiani di comunicare dopo le funzioni, ed è subito diventata un luogo molto amato”. La casetta è stata presto sostituita da un ampio fabbricato, dove con stupore del parroco ha cominciato a radunarsi una folla di persone che per lo più non entravano nemmeno in chiesa, soprattutto studenti e abitanti del quartiere.

Nel nuovo bar della chiesa non ci sono oggetti e simbolismi religiosi, si prepara il caffè in tutte le varianti e il tè del “samovar”, il bollitore perenne delle campagne russe. Si vende il gelato bielorusso, il vino della Crimea e il burro dalla Grecia. Qui si svolgono le feste di famiglia, quando il locale viene dedicato e servito solo per un gruppo, ma non mancano mai le conversazioni con il sacerdote: “Le persone che si vergognano a venire in chiesa per fare domande, qui lo possono fare in un’atmosfera meno ufficiale, e anche a me piace stare qui senza formalità in mezzo alla gente”, racconta p. Stakhij.

Daria, una ragazza che frequenta la čainaja, racconta a Vedomosti che “a noi piace venire qui con le amiche, si sta bene, c’è un’atmosfera particolarmente pacifica e anche i prezzi sono molto democratici”. La giovane spiega che una volta ha potuto parlare con p. Stakhij e rivolgergli le domande che la preoccupano: “Noi non frequentiamo la chiesa, ma siamo ortodosse, perché questa è la nostra cultura, e ci piace parlarne liberamente, in chiesa non ci sentiamo a nostro agio, lì bisogna confessarsi”.

Anche in altre chiese di Mosca si fa la fila per il cappuccino più che per la comunione. I preti russi scoprono nuove vie della pastorale, meno aggressive e impositive, e soprattutto nel tempo della pandemia si fa strada un nuovo modo di comunicare. In chiesa le prescrizioni sono meno rigide che negli altri locali pubblici, e l’approccio è più familiare, attirando tanta gente un po’ intimorita dalle lunghe liturgie, e oggi dalle continue prescrizioni.

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